Grazie caro “dom” Giovanni … (a cura Redazione “Il sismografo”)
(Luis Badilla – ©copyright) La scomparsa ieri, all’età di 88 anni di Giovanni Franzoni, ex abate benedettino della Basilica di San Paolo Fuori le Mura, uomo coraggioso, coerente con le sue scelte fino a pagare tutti i prezzi, anche quello di accettare la decisione vaticana che lo ridusse allo stato laicale, è una notizia molto triste. Dom Franzoni amava profondamente il suo sacerdozio e tutti coloro che lo hanno conosciuto e incontrato potrebbero riconoscere, senza temere d’esagerare, che sia morto come un sacerdote esemplare, anche se non era più in possesso dei requisiti canonici. Noi lo abbiamo conosciuto e sappiamo che anche dopo la sua vicenda con le autorità vaticane ha continuato a vivere e a comportarsi come un buon sacerdote.
Ciò che ci preme però non è tanto entrare nella complessità di questa sua vicenda, che in buona parte è stata la vicenda di molti cattolici che vissero accanto a lui tutte le dolorose tappe di questa storia. Tanti cileni, argentini, brasiliani e uruguaiani, molte centinaia, sono debitori nei confronti di “dom” Giovanni, per essere stati da lui accolti a Roma presso la Comunità San Paolo, nelle vicinanze della Basilica. Qui ricevettero ogni tipo di sostegno, religioso, spirituale e materiale; erano esuli politici che fuggivano dalle dittature sudamericane e a Roma non sempre poterono trovare accoglienza e ascolto. Erano ammessi e accettati legalmente ma lasciati al proprio destino senza nessuno aiuto o sostegno. Presso la Comunità di San Paolo guidata da “dom” Giovanni trovarono per diversi anni quell’aiuto minimo necessario che ridava, allora, senso e significato a parole quali solidarietà e fratellanza. Oggi, in Europa e soprattutto in America Latina, sono moltissimi i latinoamericani che pregano per Giovanni Franzoni e certamente nessuno mancherà di ricordarlo con immenso affetto e tutti lo saluteranno con un sincero e sentito: “grazie dom Giovanni”.
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