“Noi Siamo Chiesa” partecipa con emozione alla canonizzazione di Mons. Romero
La nostra gioia per San Romero
Siamo esultanti per la canonizzazione di Mons. Romero. “Monsenor” ha avuto fin dall’inizio un riconoscimento universale. Egli è diventato ben presto “San Romero d’America” anzi “San Romero del mondo”, come lo ha chiamato il vescovo Pedro Casaldaliga. Romero è considerato da tempo già santo in tutto il mondo cattolico. Ci voleva, però, un papa venuto dalla fine del mondo per la proclamazione ufficiale dopo che per trentacinque anni una scelta politica della curia vaticana aveva cercato di negare l’evidenza, anche quando tale riconoscimento era giunto perfino da altre Chiese cristiane e da altre religioni.
Mons. Romero è il simbolo planetario di una fede impegnata a difesa degli oppressi ma, in particolare, rappresenta nella sua persona tutto il martirologio latinoamericano dell’ultimo mezzo secolo composto di migliaia di suore, leader contadini, animatori di comunità, preti e vescovi uccisi da regimi che si pretendevano “cattolici” in nazioni “cattoliche”.
Mons. Romero ci ha mostrato un modo diverso di essere Chiesa, quello che intreccia religiosità tradizionale e popolare con la difesa degli oppressi, con la resistenza alla violenza e all’oppressione. Davanti a una terribile realtà, sotto la guida dell’Evangelo, è possibile convertirsi – come si convertì Romero –da una pastorale tradizionalista a una pratica di fede e di liberazione umana contro la disumanità del potere.
Martire non in odium fidei, ma per la giustizia
“Noi Siamo Chiesa” partecipa con gioia e spirito di fede a questo momento importante per la nostra Chiesa e per tutte le Chiese. Ma perché esso sia di verità, e perché serva all’evangelizzazione, contro unanimismi e applausi di comodo, ci sembra di dover dire che Romero non è stato assassinato da atei o da seguaci di un’altra religione per “avere proclamato il nome di Cristo” ( è il caso del martirio “in odium fidei”). E’ stato assassinato da altri “cattolici”, che andavano a Messa, che si ritenevano i veri fedeli del Vangelo e che pretendevano di difendere Dio e tutti i “valori” cattolici. Romero è stato martire per avere preteso la giustizia; le motivazioni del suo agire nascevano dall’adesione all’Evangelo degli ultimi.
La cosidetta “Chiesa di cristianità”, che è stata alle spalle delle dittature sudamericane diventandone complice negli anni settanta e ottanta del secolo scorso, ha perseguitato tante realtà cattoliche soprattutto di base. Questa Chiesa, in forme diverse, esiste ancora, è quella che ha usato l’anticomunismo come arma di deterrenza contro la teologia della liberazione, che ha bloccato per troppo tempo la canonizzazione di Romero e che, all’interno della nostra Chiesa, è ostile alle riforme necessarie nella linea e nello spirito del Concilio e secondo il nuovo corso di papa Francesco.
Romero fu segno di contraddizione e deve restare tale
Romero è stato contrastato non solo nella curia romana, fu ostacolato in patria da suoi confratelli vescovi e da altri. Papa Francesco ha detto: “Il martirio di monsignor Romero non avvenne solo al momento della sua morte; fu un martirio-testimonianza, sofferenza anteriore, persecuzione anteriore, fino alla sua morte. Ma anche posteriore, perché una volta morto — io ero un giovane sacerdote e ne sono stato testimone — fu diffamato, calunniato, infangato, ossia il suo martirio continuò persino da parte dei suoi fratelli nel sacerdozio e nell’episcopato”.
Romero, ora che è stato ufficialmente riconosciuto Santo, non deve diventare nella Chiesa un “santino” nei cui confronti si pratichino le tradizionali devozioni, con le relative agiografie, con le reliquie da venerare, con le statue da erigere, con vie e piazze a cui dare il suo nome e via di questo passo. Romero deve rimanere nella Chiesa e nella società momento di contraddizione, e deve essere conosciuto e capito considerando il momento storico in cui visse, per bene valutare le azioni di rottura a cui fu costretto. Di qui il suo messaggio. Gli amici di Romero in tutto il mondo continueranno ad avere il compito di evitare la sua imbalsamazione.
Roma, 13 ottobre 2018 NOI SIAMO CHIESA
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