Le lettere di Raniero La Valle
sono destinate al tempo che verrà, ai nuovi nati, alla generazione next, ai Millennial. Perché la salvezza sia sempre possibile. Nonostante la violenza, il razzismo, l’esclusione, la precarietà, il dissesto ambientale. Nonostante la deriva etnonazionalista e il rigurgito della guerra.
Raniero La Valle raccoglie in questo libro le più recenti lettere che raccontano il suo percorso politico e spirituale. Lettere infilate nei colli di bottiglia e lanciate nel mare della modernità. Sono rivolte a chi ancora cerca di ingentilire la storia con le sue passioni e accarezzare la terra. Sono scritte per capire che cosa ci sta succedendo, ma anche destinate al tempo che verrà, ai nuovi nati che ne porteranno il peso…
Questa memoria è il regalo di un uomo che ha vissuto il male radicale (il fascismo, la guerra, l’idolatria del potere) e l’ha rigettato muovendo le leve dell’informazione, della politica e dell’impegno civile per dire al mondo: «Mai più! Ora cominciamo di nuovo».
È l’eredità di un testimone che si è fatto protagonista dell’edificazione di una società “altra” da quella genocida che voleva farsi misura del mondo. Ma è anche la lezione di un cristiano che – sulle orme di Giovanni XXXIII prima e ora di papa Francesco – si pone il problema di quale Dio professare. Non un Dio che domina dall’alto e fonda il trono dei potenti, ma un Dio che è puro amore, che siede accanto al povero, al naufrago, al migrante, scambiandosi con lui nel patire. Dal sacrificio di Moro (il delitto fondatore) alla novità della Costituente, dalla svolta di papa Francesco al Katékon (argine all’iniquità), dalla nuova comprensione di Dio a una diversa Europa di domani, «queste lettere in bottiglia hanno già viaggiato in mano a corrieri e bande di frequenza e altri vettori postali, e magari sono anche giunte a destinazione, ma poi invece di perdersi hanno preso la via del mare in fragili vetri per raggiungere, chissà, altri destinatari che un giorno potrebbero trovarle e perfino trarne giovamento, illuminazione o una notizia, una storia, un ricordo».
«E se ha un senso leggerle, è perché io sono uno dei pochi ormai che avendo vissuto “quel nostro Novecento” può ancora ammonire e gettare uno sguardo di trepidazione e d’amore su “questo vostro Duemila”».
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