Gotti Tedeschi: Come sono stato tradito dal Vaticano
La sera di giovedì 8 gennaio il settimanale inglese “Catholic Herald” ha anticipato sul suo sito web la cover story del suo prossimo numero: l’articolo con cui Ettore Gotti Tedeschi rompe per la prima volta il silenzio sui retroscena della sua cacciata dalla presidenza dell’Istituto per le Opere di Religione, il 24 maggio 2012.
L’articolo compare sia in lingua italiana:
“Ecco cosa avrebbe bisogno di sapere il cardinale Pell”
Sia in inglese:
“What Cardinal Pell needs to know”
Come si intuisce dal titolo, l’articolo di Gotti Tedeschi prende spunto da un altro articolo sulle finanze vaticane che ha fatto molto rumore, scritto dal nuovo segretario vaticano per l’economia, il cardinale George Pell, pubblicato anch’esso sul “Catholic Herald”, ai primi di dicembre:
> We’ve discovered hundreds of millions of euros off the Vatican’s balance sheet, says cardinal
“Ho mantenuto il silenzio per due anni e mezzo dalla mia rimozione”, scrive Gotti Tedeschi. “Ma credo che ora sia il momento di mettere alcune cose (solo alcune) in chiaro”.
Gotti Tedeschi prende le mosse dalla decisione di Benedetto XVI, quando lui era presidente dello IOR, di assicurare la massima trasparenza alla banca vaticana, col varo di una legge antiriciclaggio e con la creazione di un corpo di supervisione generale, l’Autorità di Informazione Finanziaria presieduta dal cardinale Attilio Nicora.
Entrambe le decisioni furono messe in opera dall’inizio del 2011.
Ma nel dicembre di quello stesso anno, dopo un’ispezione di Moneyval che aveva apprezzato il cammino compiuto,”venne realizzata con sorprendente fretta una bozza di una nuova legge che andava a modificare la legge anti-riciclaggio e il ruolo dell’AIF”.
Prosegue Gotti Tedeschi:
“Venni informato dei cambiamenti solo nel gennaio 2012 dal presidente dell’AIF, ma solo dopo che la bozza di legge era stata fatta. Per farla breve, il punto chiave di queste modifiche, oltre ad alcuni articoli modificati, stava nel fatto che l’AIF cessava di essere un corpo indipendente per finire sotto la supervisione della segreteria di Stato, confondendo il ruolo di controllato con quello di controllore. Ciò mise in gran difficoltà il cardinale Nicora, il consiglio dell’AIF e il sottoscritto. Il presidente dell’AIF scrisse un memorandum di dissenso e sconcerto al cardinale Bertone, che fu poi misteriosamente pubblicato da uno dei principali quotidiani italiani”.
La conseguenza fu che Moneyval, dopo una nuova ispezione, rilevò nel suo pre-report del 27 aprile 2012 che era stato fatto un “passo indietro”.
Non solo. “Il sistema bancario internazionale fu costretto ad interrompere le attività con la banca vaticana. Due tra le maggiori banche italiane fecero giungere direttamente a me per iscritto la loro perplessità… Quando poi il presidente AIF chiese al segretario di Stato di sospendere la ratifica dei cambiamenti, che da parte dell’AIF erano considerati come dannosi e rischiosi, detti cambiamenti vennero immediatamente ratificati dalla segreteria di Stato, quasi un mese prima della scadenza formale di tre mesi. Non è curiosa tutta questa rapidità?”.
Nell’aprile del 2012 la commissione cardinalizia confermò la nomina di Gotti Tedeschi a presidente dello IOR, ma il 24 maggio il consiglio d’amministrazione lo cacciò.
“Credo che la ragione di tale gesto – scrive Gotti Tedeschi – fu la mia decisione (anticipata a chi di dovere) di presentare al consiglio una proposta che avrebbe completamente cambiato il governo della banca”. La proposta, si può intuire, di sostituire il direttore e il vicedirettore, avversari del rinnovamento.
Gotti Tedeschi così prosegue e conclude:
“Comunque, il cardinale Pell potrebbe non sapere che la commissione cardinalizia non ratificò il voto di sfiducia verso di me del consiglio dello IOR. Alcuni cardinali infatti mi sostenevano nei miei sforzi e nella mia professionalità e si rifiutarono di approvare una tale decisione.
“Forse non sa nemmeno che non mi fu mai concesso di rispondere in persona alle nove ragioni di sfiducia, nonostante molteplici richieste da parte mia e nonostante una nota scritta da me a riguardo, che non fu mai considerata.
“Il cardinale Pell è conosciuto per le sue capacità, per il suo coraggio e per la sua onestà intellettuale e morale. Ecco perché sono sicuro che non ha mai avuto accesso ai documenti e alle spiegazioni che sono essenziali per capire gli eventi che accaddero prima che fosse nominato a Roma.
“Tra questi documenti, ne sottolineo in particolare tre:
– il pre-report di Moneyval dell’Aprile 2012, verso il Report del 4 luglio (vedi sopra);
– diversi report di Deloitte del 2011, che riguardano gli ostacoli alla messa in atto delle nuove procedure;
– il report sulle ragioni di chiusura del conto di JP Morgan (marzo 2012).
“Se il cardinale Pell potesse leggere questi documenti capirebbe quale responsabilità ha gravato sulle mie spalle durante quel periodo. Se potesse leggere la mia nota in risposta alle nove ragioni di sfiducia potrebbe comprendere la vera natura della mia sofferenza. Sofferenza che è cresciuta negli ultimi tempi, grazie alla indifferenza verso la mia implorazione di ricerca di verità.
“Vorrei incoraggiare Sua Eminenza a leggere l’intervista del segretario del papa, l’arcivescovo Georg Gänswein rilasciata a ‘Il Messaggero’ nell’ottobre 2013, in cui dice che Benedetto XVI fu ‘molto sorpreso’ del voto di sfiducia e che mi teneva in ‘grande stima’. Dovrebbe anche sapere ciò che il segretario di Stato mi disse personalmente da parte di Benedetto XVI il 7 Febbraio 2013: il papa aveva deciso di riabilitare immediatamente la mia figura – una decisione che non fu mai messa in atto dopo le dimissioni di Benedetto XVI. Vorrei anche che Sua Eminenza sappia quanto mi manca papa Benedetto…
“Infine, credo che il cardinale Pell dovrebbe svelare questi quattro misteri, anche se sono certo che ormai è troppo tardi, almeno per me:
1. Chi cambiò la legge anti-riciclaggio del Vaticano nel dicembre 2011, e perché?
2. Chi decise davvero che dovevo essere rimosso dal consiglio laico come presidente della banca vaticana il 24 maggio 2012, e perché?
3. Chi fu a disobbedire a Benedetto XVI che voleva la mia riabilitazione?
4. Chi decise di ignorare le implorate richieste di essere interrogato sui fatti di cui sopra? Chi no
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