Logo Noi Siamo Chiesa

Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Manifestazione per la pace il 21 settembre a Firenze

Basta guerre! Mai più vittime! Fermiamo la strage di Gaza.
Per Pace, Libertà, Giustizia in Palestina e Israele, in Siria, Iraq, Libia, Afghanistan e Ucraina…

Troviamoci tutti a Firenze il 21 settembre
ascoltando popoli e società civili e costruendo un percorso di PACE e GIUSTIZIA

Ci siamo mossi subito, reagendo alle prime azioni militari in Palestina ormai trasformate in una guerra cruenta, per chiedere che la ragione non cedesse ancora una volta il passo all’illogicità della violenza. In poche ore abbiamo stimolato azioni e mobilitazioni in tutta Italia, sentendo la voglia di persone, gruppi ed associazioni di riprendere un percorso troppe volte interrotto.
Abbiamo sostenuto l’intervento umanitario nell’emergenza, grazie al lavoro prezioso e fondamentale delle nostre realtà di cooperazione. Abbiamo avanzato richieste chiare per suggerire al nostro Governo di percorrere una strada di scelte coraggiose contro la guerra e per rimuoverne le cause, ricevendo un primo moto di ascolto.

Ora… dobbiamo pensare ad un nuovo passo per la Pace. Insieme, restando umani e uniti.
Esiste una coscienza collettiva diffusa nel nostro Paese a difesa dei diritti e della giustizia. Le tante fiaccolate, presidi, cortei, realizzati continuamente in tutte le regioni italiane hanno formato congiuntamente un evento di portata nazionale. Le realtà e le associazioni che hanno voluto rispondere all’appello di Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci! e Tavolo Interventi Civili di Pace hanno portato all’attenzione dei propri territori una parola chiara e una proposta seria.

Ma non possiamo fermarci qui! Con forza esprimiamo la necessità di denunciare le cause profonde e strutturali dei conflitti, di sanzionare concretamente i crimini di guerra, di premiare l’obiezione di coscienza alla guerra, di costruire insieme ponti di Pace, difendere i diritti, affermare la dignità di donne e uomini, lottare per il disarmo, con una politica ed una società di giustizia. Consapevoli che ciò che sta accadendo in questi giorni in Palestina non è slegato da ciò che sta avvenendo ed è avvenuto in questi anni in Iraq, Siria, Libia, Afghanistan, Nigeria, Somalia, Ucraina…

Vogliamo contribuire a far cambiare passo alle politiche estere dei governi, a mettere in gioco nuovi strumenti per la trasformazione e soluzione dei conflitti e delle ingiustizie: l’approccio violento e militare, la prevaricazione di gruppi di potere e di interesse si è con tutta evidenza dimostrata una sciagura. Le mobilitazioni di questi giorni ci spingono a riannodare i fili di energie comuni per un percorso di Pace e Giustizia forte e concreto.

Rilanciamo le richieste dell’appello “Mai più vittime! Per Pace, Libertà, Giustizia” in Palestina e Israele e negli altri luoghi di conflitto. In continuità con le manifestazioni dello scorso 16 luglio e nel solco della strada tracciata con Arena di Pace e Disarmo 2014.
Le nostre Reti chiedono a chi si è mosso con un lavoro congiunto che ha rinvigorito il movimento per la Pace, per il Disarmo, per la Nonviolenza, per la Giustizia di continuare la propria azione e di ritrovarsi a Firenze il 21 settembre, per una giornata di riflessione, di conoscenza, di mobilitazione e di sostegno del percorso che stiamo costruendo.

Non vogliamo organizzare solo una manifestazione ma collegarci con i luoghi dei conflitti e della politica, per costruire un punto di incontro e di ascolto tra le nostre esperienze e chi nei luoghi di conflitto crede nella Pace, nella convivenza, nella nonviolenza e nella giustizia. Rimanere umani ed uniti per costruire insieme un Passo di Pace che ponga anche le istituzioni (nazionali ed europee) di fronte alla consapevolezza che un impegno serio e nuovo contro la guerra e la violenza è possibile, urgente e necessario.

Iniziate a segnare in agenda questa data (tenendo conto che si potrà partecipare alla giornata di mobilitazione anche dai territori) e segnalate vostro interesse a partecipare.

Rete Italiana per il Disarmo – Rete della Pace > 1 agosto 2014

SUL TEMA PARTICOLARE DEL CONFLITTO A GAZA IN QUEL GIORNO RILANCEREMO I PUNTI DEL PRIMO APPELLO CONGIUNTO DELLE QUATTRO RETI PROMOTRICI di “Mai più vittime! Per Pace, Libertà, Giustizia”

Ogni morte ci diminuisce, ogni uomo, donna, bambino ucciso pesa sulle nostre coscienze. Vogliamo vedere i bambini vivere e crescere in pace non maciullati da schegge di piombo.

CHIEDIAMO:

> che cessino immediatamente il fuoco, le rappresaglie e le vendette di ogni parte

> che la politica e la comunità internazionale assumano un ruolo attivo e di mediazione per la fine dell’occupazione militare israeliana e la colonizzazione del territorio palestinese, per il rispetto dei diritti umani, della sicurezza e del diritto internazionale in tutto il territorio che accoglie i popoli israeliano e palestinese

> che il Governo italiano si attivi immediatamente affinché il nostro Paese e i Paesi membri dell’Unione Europea interrompano la fornitura di armi, di munizioni, di sistemi militari, come pure ogni accordo di cooperazione militare con Israele;

> che il nostro Governo, oggi alla Presidenza dell’Unione Europea, assuma questi impegni con determinazione e coraggio.


Pubblicato

Commenti

2 risposte a “Manifestazione per la pace il 21 settembre a Firenze”

  1. Avatar Vittorio da rios
    Vittorio da rios

    Ritengo doveroso dedicare a un –Maestro di pace e di giustizia quale fu Padre Ernesto Balducci
    questo breve scritto dove possiamo cogliere seppur in auge, come si è formata questa grande
    quanto originale personalità. I LIBRI COME MAESTRI. La biblioteca personale di padre Ernesto
    Balducci, la voracità e la passione per la lettura e l’insaziabilità della conoscenza e del sapere; sempre
    attraverso l’urgenza del trasmettere in –prassi–quotidiana in agire concreto sui fatti e sulle sofferenze
    dell’uomo contemporaneo. Annota padre Balducci: Abituato fin dai primi anni della mia formazione,
    ad avere rispetto dei liberi moti del mio spirito, i momenti migliori della mia lettura sono quelli in cui
    ripercorrendo con l’occhio i miei scaffali, la memoria si ferma su questo o quel libro, quasi obbedendo
    alla traccia di un stupore che ricerca le sue occasioni.Se questa disponibilità–ahimè, cosi rara–è
    accompagnata da una viva partecipazione alla sofferta esistenza dell’uomo moderno, allora la lettura
    trova un motivo attorno al quale ordinarsi. Leggere è, in questo caso, come un progressivo liberarsi,
    un ricondurre le forme costanti della psicologia umana dentro il tessuto di una tradizione sacra interrotta,
    un sottrarre la piaga dell’uomo dalle angustie irritanti per aprirla al mite sole della sapienza perenne. Ci
    crediamo nuovi ma siamo antichi,le nostre pene sono già state sofferte e le nostre disperazioni sono più
    vetuste delle piramidi. Forse il processo della nostra redenzione è questo: dall’ignoranza presuntuosa
    allo stupore primitivo, dallo stupore primitivo alla speranza cristiana. Le mie piccole antologie
    obbediscono quasi sempre a questo periplo. Qui il limite del mio lavoro e qui,insieme il suo pregio,
    l’autenticità della sua ispirazione.Mi sembra già di vederla la meraviglia dei competenti, posto che
    uno di loro prenda mai in mano questa raccolta. essi avrebbero voluto che fra le pagine scelte da me
    figurassero altre, ben più significative.La mia scusa è già detta: non sono corso nelle biblioteche, sono
    rimasto fedele ai miei libri, ognuno dei quali ha una sua storia, dove si mescolano diversamente
    l’incontro fortuito e la ricerca personale. Non dunque opera erudita è la mia,certo è opera spirituale,
    di tal genere, cioè, che chi non è sordo alle ragioni supreme della bellezza–non dico a quelle della
    fede– non potrà non prendere parte alla mia gioia. Le note bibliografiche non vogliono dare
    l’impressione di una erudizione che non ho, vogliono soddisfare quel minimo di onesto riconoscimento
    verso le fonti che è fra le buone abitudini della cultura e, soprattutto vorrebbe offrire a qualche
    lettore meno distratto le necessarie indicazioni per letture più integrali. Luciano Martini ricorda
    una frase di Balducci: –Prima i poveri poi i libri–che per Balducci non significava affatto non
    possedere libri in riferimento a San Francesco, –del quale scrisse una fondamentale biografia–ma
    il modo di leggerli, cioè del rapporto tra il leggerli il possederli e la povertà. Francesco secondo
    Balducci non intendeva cosi facendo combattere nei suoi frati quella sete del sapere che è una
    forma dissimulata della sete dell’avere, e che nei più dotti tra essi si manifestava nel bisogno di
    consultare i libri prima di stabilire il –Quid faciendum–, non erano i libri che lo disturbavano,
    dunque,ma lo spirito libresco, che già è di per se una vittoria del mondo sul cuore dell’uomo,
    sulla –parola del cuore–unica vera fonte di sapienza.Al contrario Balducci osserva: –La capacità
    conoscitiva che Pascal chiamerà –esprit de finesse– non si sviluppa con la lettura dei libri, ma
    richiede, come sua condizione prima, la libera disponibilità dei movimenti affettivi che orientano
    inconsciamente l’intelletto e gli consentono o meno di penetrare nella realtà che fa da orizzonte
    del vivere quotidiano.Per Balducci il santo di Assisi non è soltanto una figura storica di grande
    rilievo,è un modello antropologico per cosi dire–assoluto–. L’interpretazione che egli da alle
    parole di Francesco sul possesso dei libri corrisponde anche al suo –ideale–del sapere.Il rapporto
    di Balducci con i libri era certamente animato da una grande ed enciclopedica curiosità e da una
    vorace curiosità di possederne i contenuti, ma sempre era riportato verso la realizzazione di quello
    che, nella sua intervista autobiografica –il cerchio che si chiude–, definisce un stretto raccordo
    fra i bisogni vitali e alimentazioni culturali. In altre parole i libri avevano per lui una sorta di funzione
    i servizio nei confronti del compito culturale che si riprometteva di affrontare, compito che non era
    mai meramente conoscitivo ma sempre rivolto alla trasformazione della realtà. Di qui il suo stile di
    lettura e di documentazione che poteva lasciare stupefatti gli studiosi professionali –come egli
    stesso era–con una punta di compiacimento misto a ironia amava riconoscere. Era una stile, nelle
    apparenze, spesso informale. Siamo in molti a ricordare Balducci lettore vorace e spesso sottolineatore
    di libri, riviste, e giornali, in tutte le situazioni e in tutte le posizioni: magari in piedi, in un treno
    stipato, di ritorno da uno de suoi innumerevoli giri di conferenze, o camminando intorno al
    chiostro della Badia Fiesolana. Ricorda Balducci in –il cerchio che si chiude–: In tutta la mia
    formazione non ho incontrato fra i miei maestri, una sola persona che io possa ricordare con
    simpatia,a cui debba qualcosa… erano tutti uomini in cui si era sedimentata.
    in forma estremizzanti, l’impostazione ideologica tridentina, di antagonismo fra chiesa e
    mondo, di disciplina rigida, di allineamento alla volontà del papa , addirittura di culto della
    persona del papa. Questo terrorismo ideologico si era
    tradotto in una ripugnanza per la cultura pur che sia: la stessa voglia di leggere
    i libri appariva come un segno di scarsa vocazione… Naturalmente con una formazione
    umana vissuta cosi allo sbaraglio, senza un maestro che mi desse
    un’impronta, senza un programma che favorisce una gestione autonoma
    della ricerca, io ho incontrato… un certo gusto per l’andamento non programmatico, per
    l’estemporaneità. Credo almeno per me sia importante entrare nella –fucina– che ha prodotto
    una dei più grandi e originali pensatori contemporanei.Vien da se che a fronte di gente costruita
    in –batteria– :accademie università, ecc.e che poi troviamo spesso sul Web o in giro a
    tenere –conferenze– e insegnare negli atenei universitari, senza offesa per alcuno ma mi pare
    di poter dire che costoro non sono degni di –sciogliere i legacci dei sandali– a una autentica
    –Quercia– quale fu Ernesto Balducci in vita, e per la monumentale opera che da lui abbiamo
    ereditato.
    Un caro saluto a tutti. e un abbraccio a Vittorio Bellavite che ringrazio per il suo quotidiano impegno.

  2. Avatar Vittorio da rios
    Vittorio da rios

    Josè Gil nell’affrontare la voce –Potere– nell’enciclopedia Einaudi Unica e monumentale
    nel suo genere 600 lemmi in cui è condensato tutto il sapere, e ogni lemme per densità e
    estensione è un autentico saggio rileva:In qualunque ambito –sociale, economico,
    giudiziario,magico,religioso,politico,tecnico, ecc. si esamini il potere, le domande che vanno
    imponendosi sono sempre le stesse: può o deve il principe suddividere il potere per meglio
    controllarlo? Il potere sta nella forza o nel diritto? Il potere è uno o molteplice? Interrogativi
    di tal genere già abbozzano possibili concetti di potere. Si sarebbe tentati di vedervi delle –idee–
    In senso kantiano, principi della ragione che non sussumono alcun dato empirico perché si può
    pensare a un contenuto e al suo contrario. Tuttavia a differenza delle idee kantiane, qui non si
    tratta di paralogismi o di antinomie, che risulterebbero dal superamento dei contenuti empirici.
    Se gli effetti sono simili i punti applicazione sono diversi: è nell’idea stessa dell’oggetto dato
    nell’esperienza –ossia in questo caso , tale o tal altra concrezione o organizzazione di potere–,
    è nel cuore della sua costruzione –trascendentale–, per cosi dire che si scoprono le alternative.
    La cosa è inquietante perché ora al centro della formazione dell’oggetto empirico s’inserisce
    una specie di –illusione trascendentale–. Potrebbe trattarsi di qualcosa di simile a una illusione
    costitutiva che attraversa le possibilità dell’empirico come se partecipasse del loro scopo interiore,
    se è vero che ognuna delle delle alternative del potere finisce, nella sua realizzazione estrema, con la
    propria distruzione.
    Tesi. Il potere risiede nei segni e nel rapporto tra loro non nella forza .
    Antitesi: Il potere è la forza e i segni non potranno mai, di per sé creare potere.
    Se il potere stesse nei segni puri, si assimilerebbe alla capacità dei segni di domare l’impulso della
    forza.Ma solo una forza può opporsi a un’altra forza; se i segni hanno tale facoltà è perché sono delle
    forze o celano delle forze o ne producono. Unicamente la forza può creare potere.
    Altra tesi: Il potere si misura dalla capacità di produrre la vita, e non esiste potere diverso dal potere di
    vita.In questo senso il supremo potere è quello di vincere la morte.
    Antitesi:Non vi è altro potere che il potere della morte. La morte è il potere più forte, quello che esercita
    effetto sugli individui. Poter uccidere vuol dire diventare come la morte. Se uccidere fosse il potere più
    potente, uccidersi sarebbe ancora un potere più potente,certo il più potente di tutti. Quindi il potere
    di morte negherebbe se stesso, poiché implica praticamente la propria distruzione, cioè la propria
    negazione in quanto potere.La prima condizione del potere è di essere e di durare nella propria essenza
    Essere in grado di creare essenza e vita è pertanto la misura di tutti i poteri; il potere supremo, quello
    di mantenere tale misura al massimo livello: il potere di creare sempre potere, l’immortalità attiva.
    Nella sua ampia estensione sui vari –luoghi– del potere, Gil evidenzia la complessità del potere. e in modo
    particolare dei poteri odierni: Le passioni si governano con le passioni come evidenzia e ben sapeva
    Spinoza, per il quale un affetto non può essere frenato o rimosso se non da un altro affetto opposto
    e più forte.La ragione hobbesiana non si confronta con le passione, ma ne bilancia l’una contro l’altra.
    Questa amministrazione delle –passioni– è appunto l’artefatto politico per eccellenza –è associata al tema
    dell’equilibrio, altro elemento strategico di pensare la politica: –come limitare il potere se non mediante
    il potere? Si chiederà all’inizio del XIX secolo Benjamin Costant. Ora alla luce dei drammatici scenari
    contemporanei cosi prossimi a portarci alla catastrofe, impongono all’uomo una improcrastinabile
    –urgenza–di imporre a questo planetario potere che produce violenza e morte tramite guerre, e
    sperequazioni sociali di proporzioni mai primi viste, e per il numero di creature coinvolte, quanto le
    sofferenze patite una radicale inversione di tendenza.Abbiamo una classe politica dirigenziale, religiosa
    in grado di adempiere a tale compito? Ognuno sappia in base a quanto –ha avuto–prendersi fino in fondo
    le proprie responsabilità e costruire un mondo finalmente pacificato, nel segno del Cristo e del suo
    straordinario insegnamento e esempio di amore totale e assoluto.
    Un caro saluto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *