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Maradiaga: uno scandalo denunciato dall’Espresso. Questo collaboratore di papa Francesco se ne vada.

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La vedova attacca il cardinale Maradiaga: frodata per colpa sua, ho perso tutti i soldi

La moglie dell’ex decano del corpo diplomatico del Vaticano ha denunciato una “intermediazione fraudolenta” del porporato. Che intanto si è scagliato contro l’inchiesta dell’Espresso sui misteriosi bonifici da 35mila euro al mese a suo favore. Ecco le nuove carte dello scandalo

di Emiliano Fittipaldi 

La vedova attacca il cardinale Maradiaga: frodata per colpa sua, ho perso tutti i soldi

«La storia dei 35 mila euro al mese che ricevo dall’università cattolica di Tegucigalpa è tutta una calunnia». La risposta del cardinale Oscar Maradiaga alla pubblicazione dell’inchiesta dell’Espresso di un mese fa che ha raccontato dei pagament i (per quasi mezzo milione l’anno) a favore della porpora e dell’inchiesta voluta dallo stesso Vaticano sulla diocesi honduregna e sul vescovo ausiliare Juan José Pineda, è stata durissima.

«L’articolo», ha detto su alcuni media cattolici italiani e stranieri «è stato pubblicato da un giornalista con poca etica, destinato al fallimento, che guadagna denari da libri infami. Le notizie del settimanale sono un attacco al Santo Padre lanciato da coloro che non vogliono che la curia venga riformata».

Al netto delle ingiurie e delle ipotesi complottistiche, il coordinatore del C9, il gruppo dei nove cardinali che deve aiutare papa Francesco nella gestione della Chiesa universale, è poi entrato nel merito delle denunce. Rivoltegli non da chi scrive, ma da alcuni testimoni honduregni (tra cui seminaristi, sacerdoti, dipendenti dell’ateneo, intimi amici del cardinale) che hanno parlato con il vescovo argentino Pedro Casaretto, il visitatore apostolico spedito in Honduras nel maggio del 2017 dallo stesso Bergoglio per investigare su una diocesi molto chiacchierata.

«È stato il mio vescovo ausiliare Pineda a chiedere la visita, in modo da “pulire” il suo nome a seguito di molte calunnie di cui è stato oggetto», ha ragionato Maradiaga su “Avvenire”, confermando la veridicità dei documenti pubblicati. «Per quanto riguarda l’università, effettivamente è di proprietà dell’arcidiocesi. E per questo l’ateneo dà alla diocesi una quantità di soldi quasi equivalente a quella citata. Ma non per l’uso personale del cardinale. Quei soldi vengono usati per i seminaristi e per i sacerdoti di parrocchie rurali che non hanno quasi risorse, per la manutenzione degli edifici di culto, per le auto delle parrocchie e per aiutare molte persone povere».

Se L’Espresso non ha mai detto che i soldi sono stati spesi per uso personale e aveva pure evidenziato come le strane uscite dell’università fossero state effettivamente giustificate dalla dicitura «sostegno pastorale», Maradiaga non spiega però come mai i pagamenti mensili dei primi nove mesi dell’anno siano stati fatti direttamente a suo nome e non con quello della diocesi di Tegucigalpa.

Si tratta dei dati di bilancio consegnati dalla stessa diocesi di Tegucigalpa al Vaticano lo scorso settembre durante la “visita ad limina apostolorum”, un incontro che si tiene ogni cinque anni e che serve ai vescovi di tutto il mondo ad informare il papa sullo stato di salute delle diocesi che governano. Ebbene, nel paragrafo intitolato «Situazione economica globale della diocesi (previsione e bilancio delle risorse ordinarie)» sono elencate le «entrate lorde» del periodo che va dal 2008 al 2016, passate dai 6,4 milioni di lempiras (circa 220 mila euro) agli 8,9 milioni del 2016 (circa 305 mila euro). Denaro ricavato soprattutto dalle offerte, una sorta di “decima” che le varie parrocchie (quelle controllate da Tegucigalpa sono una quarantina) versano annualmente alla loro diocesi di appartenenza. Spulciando le tabelle, salta agli occhi che nel 2015, quando l’università ha versato alla voce “Oscar Maradiaga” e poi alla “Chiesa Cattolica” la bellezza di 14,5 milioni di lempiras (pari a mezzo milione di euro), alla voce entrate lorde il bilancio segnali una somma complessiva di appena 8,4 milioni di lempiras.

Se è vero quello che ha detto il principale collaboratore di Bergoglio, ossia che i pagamenti ricevuti dall’ateneo “Nostra Seniora Reina” da lui stesso fondato nel 1992 e di cui è “Gran Cancelliere” sono stati girati direttamente alla diocesi che di fatto la controlla, come mai non ve n’è evidenza sui documenti contabili? Non ci sono altre indicazioni di entrate straordinarie: i paragrafi, molto sintetici, elencano i dati complessivi – divisi per anno – delle «uscite ordinarie» (leggermente più alte delle entrate) e di quelle «straordinarie», oltre ad alcuni investimenti annuali in «certificati di deposito a tempo determinato» pari a un totale di 25 milioni di lempiras.

Non solo. Nel bilancio ufficiale che l’arcidiocesi ha presentato a Francesco non sembrano segnalati nemmeno i 30 milioni di lempiras, oltre un milione di euro, che il fedelissimo del cardinale, il vescovo Pineda, ha ottenuto nel 2015 da un ente governativo per la «sicurezza della popolazione» e che secondo alcuni media del povero Stato centroamericano non sono stati girati sui conti della diocesi, ma direttamente al presule. Un’altra partita di giro? Può essere, ma è un fatto che i giustificativi per i progetti da centinaia di migliaia di euro per la «formazione dei valori dei parrocchiani» e per la «comprensione delle leggi e della vita sociale» non sono ancora spuntati fuori.

Maradiaga ha risposto seccamente anche alle accuse di alcuni testimoni auditi dal vescovo Casaretti, che hanno parlato di somme ingenti investite, tramite il cardinale, in alcune finanziarie londinesi come la Leman Wealth Management, il cui titolare è Youssry Henien. Denaro che sarebbe in parte scomparso. «L’arcidiocesi ha un consiglio economico che non ha mai autorizzato questo tipo di investimenti… per quanto mi riguarda non so neanche se a Londra esista una compagnia finanziaria con quel nome», ha replicato Sua Eccellenza.

Può esser vero che il cardinale non conosca il nome della società inglese. Ma di certo, durante la visita apostolica del maggio 2017 i cui risultati sono contenuti nel report ancora segreto che Casaretto ha mandato alla Congregazione dei Vescovi guidata dal cardinale Marc Ouellet e a Bergoglio, di stretti legami tra Maradiaga e il finanziere londinese Henien, che aveva società anche a Dubai, ha diffusamente parlato Martha Alegria Reichmann.

Un testimone che il cardinale che ama suonare il sax conosce molto bene, essendo la vedova dell’ex ambasciatore honduregno presso la Santa Sede Alejandro Valladares. Un uomo potente che ha mantenuto il prestigioso incarico per 22 anni, tanto da diventare nel 2008 – come si legge nell’omelia funebre recitata dal segretario di Stato Pietro Parolin nel dicembre 2013 – Decano del Corpo Diplomatico Vaticano.

Alegria Reichmann, che ha pubblicato un libro con Editrice Vaticana, ha confessato a Casaretto che Maradiaga (amico di famiglia di vecchia data tanto che per lustri il cardinale quando era a Roma avrebbe soggiornato nell’appartamento dell’ambasciatore e della consorte) avrebbe compiuto «un’intermediazione fraudolenta», insistendo affinché lei e il marito investissero tutti i loro risparmi nelle finanziarie del raider londinese.

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El lado oscuro de Maradiaga

El cardenal ataca L’Espresso. Pero todavía no ha aclarado donde fueron a parar los 35.000 euros que una universidad católica le pagaba mensualmente: en los libro contables de la diócesis de Tegucigalpa, de hecho, no hay huella de ellos. Entretanto la viuda del ex embajador de Honduras en el Vaticano lo acusa de “mediación fraudulenta” junto con una compañía financiera de Londres. Por culpa del prelado, el matrimonio resulta haber perdido todo. A seguir presentamos los documentos de la investigación

Secondo la testimone, Maradiaga avrebbe consigliato l’operazione finanziaria in un incontro avvenuto all’inizio del 2013, spiegando ai due amici che gli interessi erano altissimi, e che lui era talmente sicuro da avervi messo anche i soldi della diocesi di Tegucigalpa. Alegria Reichmann ha aggiunto a febbraio del 2015 si è accorta che il patrimonio di famiglia, investito in alcune banche tedesche, sarebbero svanito nel nulla, che i certificati erano fasulli, e che ogni tentativo di contattare Henien o Maradiaga per ottenere giustizia è miseramente fallito. Rintracciata al telefono da L’Espresso, l’ex moglie dell’ambasciatore si è trincerata dietro un secco «No comment».

Ora non sappiamo se la vedova Valladares abbia prove concrete per dimostrare la veridicità delle gravi accuse lanciate. Né se esista una contabilità parallela della diocesi di Tegucigalpa che possa spiegare come siano stati spesi i soldi che l’università ha girato a nome “Maradiaga”. Sembra però difficile immaginare che i testimoni sentiti dal vescovo Casaretto (umili sacerdoti che tengono messa in sperdute parrocchie della foresta dell’Honduras, seminaristi, dipendenti laici, perfino anziane vedove ex amiche del cardinale) si siano coalizzati, tutti d’accordo – come fa intendere Maradiaga e gran parte della stampa cattolica e non – contro il cardinale e il suo pupillo Pineda, per favorire un complotto contro il Santo Padre.

Per la cronaca, abbiamo mandato una email al cardinale chiedendo eventuali chiarimenti, che non ha avuto risposta. Il Vaticano ha preferito non rilasciare commenti, specificando che sul caso si preferisce lasciar rispondere l’arcidiocesi.


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