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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

“Mare nostrum” è chiuso. L’ignobile decisione del governo.

COSÌ IL GOVERNO CONDANNA A MORTE I MIGRANTI.
VOCI CONTRO LA FINE DI “MARE NOSTRUM”

37856 ROMA-ADISTA. «L’Italia non può sottrarsi al dovere di salvare vite umane nel Mediterraneo». Lo dichiara a gran voce, in un appello del 23 ottobre scorso, un cartello di circa 30 realtà laiche e cattoliche – tra cui Acli, Arci, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cnca, Comunità di S. Egidio, Emergency, Emmaus Italia, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes, Libera – non appena confermata la chiusura dell’operazione Mare Nostrum da parte del governo italiano in seguito all’avvio, il 1° novembre scorso, della missione Triton coordinata dall’agenzia per le frontiere Frontex dell’Unione Europea. Una decisione, che le associazioni definiscono «irresponsabile», con cui l’Italia «si sottrarrebbe al dovere che grava sulle istituzioni, come su ogni singola persona, di trarre in salvo persone che si trovino in pericolo di vita». Il tanto agognato coinvolgimento europeo nell’annosa questione degli sbarchi di migranti sulle coste italiane, invocato con forza dopo la strage di Lampedusa dell’anno scorso, si è dunque risolto con la chiusura di Mare Nostrum e con il ribaltamento dei suoi intenti: il programma Triton infatti pattuglierà le acque territoriali (fino a 30 miglia dalla costa) e non le acque internazionali, dove affondano drammaticamente molte carrette del mare. Una “protezione dei confini” a basso costo e privata del mandato di ricerca dei migranti in alto mare. «Sostenere, come il ministro Alfano ha fatto, che in questo modo non ci sarà più bisogno di Mare Nostrum è una mistificazione della realtà», denuncia ancora l’appello. «Fermare Mare Nostrum, l’unica operazione oggi finalizzata al salvataggio, significa condannare migliaia di persone a una morte sicura». Si tratta di uomini, donne e bambini in fuga da condizioni di fame, guerra e persecuzione, ricordano le associazioni. «Da tempo chiediamo che si aprano canali di accesso umanitari, che il tema dell’asilo e della protezione internazionale diventi una questione centrale, ma finora nessuna decisione è stata presa che vada in questa direzione».

Deluse dunque le aspettative delle associazioni, che hanno più volte denunciato le difficoltà ad affermare, tanto a livello italiano quanto europeo, una cultura dell’accoglienza e della solidarietà, vittima della dilagante ostilità dell’opinione pubblica nei confronti dei migranti – opportunamente cavalcata dalle destre più o meno estreme in tempo di crisi – che si è tradotta, soprattutto in Italia, in politiche repressive e nell’accusa a Mare Nostrum di aver incoraggiato i migranti a mettersi in mare.

Un secco no anche dalla Chiesa

La chiusura di Mare Nostrum non ha raccolto il favore nemmeno del mondo ecclesiastico più sensibile al tema. Lo conferma, lo scorso 30 ottobre, il card. Antonio Maria Vegliò (presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti), in un’intervista a Radio Vaticana: «Con Mare Nostrum andavamo ad aiutare dovunque questi poveri migranti si trovassero, invece questa operazione Triton è per difendere i confini, una gran bella differenza, no?». Abbandonare i migranti alla loro condizione di sofferenza perché, come dicono molti, “anche noi abbiamo i nostri problemi”, «non solo non è cristiano, ma credo non sia nemmeno umano». Mons. Vegliò sottolinea che i fenomeni migratori sono inarrestabili e inevitabili, per lo meno finché nel mondo ci saranno guerre, fame e disuguaglianze. L’Europa, ha poi aggiunto, non è stata nemmeno in grado di rispettare l’impegno di devolvere lo 0,7% del Pil in aiuti pubblici allo sviluppo, per sostenere i Paesi poveri e i loro popoli. E però oggi, denuncia Vegliò, in molti vorrebbero rispedire i migranti a casa loro. «Si può dire ad uno che scappa dall’Iraq “torna nel tuo Paese”? Sarebbe condannarlo a morte, no?».

Fermo il commento pubblicato il 1° novembre da mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei sul network di giornalisti europei Eurcom: «Il segno e il sogno costruiti con Mare Nostrum stanno per svanire. E con essi svanisce sempre più la costruzione di un’Europa solidale e unita nella cooperazione internazionale». La speranza di mons. Perego è che alla chiusura di Mare Nostrum non segua una nuova serie di morti in mare: «una “vergogna” che peserebbe nella storia democratica europea».

«Il governo torni sui suoi passi», è anche la richiesta di Oliviero Forti, responsabile Immigrazione della Caritas Italiana (Radio Vaticana, 3/11), consapevole del fatto che Triton rappresenta un passo indietro morale e politico: «Si rimetta in piedi un’operazione che, sulla falsariga di quella precedente, ridia possibilità, alle persone in fuga dai loro Paesi, di trovare vie sicure per raggiungere l’Europa». E, contemporaneamente, si attivino «dei canali umanitari, con il rilascio di visti a queste persone perché raggiungano direttamente l’Europa senza dover affrontare questi viaggi della speranza». In Europa, conclude Forti, «esistono già delle prassi consolidate e basterebbe quindi la volontà politica per permettere a queste persone di trovare la salvezza per loro e per i loro familiari».

Dall’Inghilterra segnali poco rassicuranti

Nel frattempo, desta sgomento il rifiuto di Londra di sostenere la missione Triton perché – dice, da oltre Manica, un governo in evidente affanno, che tenta di mostrare i muscoli per recuperare quelle fette di consenso xenofobo eroso dalla cavalcata di movimenti come l’Ukip di Nigel Farage – «queste operazioni di soccorso creano un fattore di attrazione involontaria, spingendo più migranti a tentare la pericolosa attraversata via mare». Con un occhio alla chiusura di Mare Nostrum e l’altro alla presa di posizione del governo di David Cameron, mons. Patrick Lynch (vescovo ausiliare di Southwark, in Inghilterra, e presidente dell’Ufficio per le Politiche migratorie del Dipartimento Affari internazionali della Conferenza episcopale) così commenta: «Papa Francesco a Lampedusa ci ha invitato ad assumerci la responsabilità dei nostri fratelli e sorelle. Ci ha messo in guardia sul rischio di diventare insensibili al grido di altre persone. Dopo la tragedia di Lampedusa la Marina militare italiana si è impegnata nel grande sforzo di salvare migliaia di vite, ma è giunto ora il momento per tutti i governi europei di interessarsi alla sofferenza altrui. Abbiamo il dovere di ascoltare, con compassione, le grida dei nostri fratelli e sorelle feriti, e di non voltarci dall’altra parte. La Gran Bretagna è ancora la prima potenza navale in Europa, e rifiutare di partecipare a operazioni di ricerca e soccorso del Mediterraneo sarebbe una scorretta abdicazione di responsabilità nei confronti di quelle migliaia di uomini, donne e bambini costretti a fuggire da persecuzioni e guerre e a rischiare la morte in mare».

Senza appello la condanna di Francesco Piobbichi (operatore di “Mediterranean Hope”, l’osservatorio sulle migrazioni della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia con sede a Lampedusa), intervistato lo scorso 29 ottobre da Riforma, settimanale delle Chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia: «Sostenere che Mare Nostrum sia un incentivo all’immigrazione – posizione peraltro condivisa da larga parte del centrodestra italiano – è un’ipocrisia. Hanno fatto più migranti le bombe di Londra contro Gheddafi e le speculazioni sul debito dei Paesi del Sud del mondo che la City londinese conduce giornalmente». (giampaolo petrucci)


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Commenti

Una replica a ““Mare nostrum” è chiuso. L’ignobile decisione del governo.”

  1. Avatar MARCO MIGLIORINI
    MARCO MIGLIORINI

    GRAZIE A DIO è STATA CHIUSA QUESTA OPERAZIONE LUCIFERINA che fa ammalare i nostri soldati e svuotare le casse dello stato mentre qui i nostri fratelli italiani muoiono di fame!

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