Messaggio per la manifestazione del 21 febbraio a Roma
Cari amici promotori della manifestazione di Piazza Farnese,
grazie per avere preso questa iniziativa Il clamore mediatico di queste
settimane ha paradossalmente ostacolato la conoscenza del fatto che, nel
tessuto diffuso del mondo cattolico, esiste un reale disagio sulla esagitata
campagna delle gerarchie ecclesiastiche sul caso Englaro e ora sul testamento
biologico. Tra i credenti questa campagna è stata gestita dall’ala
fondamentalista, mentre molto larga, ma troppo silente, è stata la richiesta di
“silenzio e preghiera” ed un’altra componente, quella a cui apparteniamo, ha
esplicitamente richiesto che Eluana riposasse in pace e che prevalessero,
insieme alle sentenze della magistratura, il buonsenso e la carità cristiana.
Il nostro atteggiamento in questo
caso (non sempre in altri) si fonda su posizioni ecclesiali che dovrebbero
essere del tutto acquisite (come quelle, ormai ben note, contenute nel cap.2278
del Catechismo ufficiale della Chiesa) e su testi inequivocabili del Concilio
Vaticano II che “onora come sacra la dignità della coscienza e la sua libera
decisione” (“Gaudium et Spes” cap.
41).
L’ideologia oltranzista, che ora
è prevalsa, si rifà alla cultura del “sabato” che Gesù deplorava (Mc 2,27 “Il
sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!”).
Il progetto di legge sul
testamento biologico, che è ora in discussione, non rispetta la funzione del
medico, che deve essere sempre amico e collaboratore del malato ma non suo
controllore o padrone, che deve occuparsi di tutelare la vita ma non accanirsi,
oltre ogni logica, per la vita. La dichiarazione di fine vita viene
burocratizzata fino a diventare quasi impossibile; soprattutto non viene
rispettato quanto dice l’art. 32 della Costituzione. Per quanto riguarda
l’alimentazione e l’idratazione, perché accettare questa invadenza della
medicina e della tecnologia oltre ogni limite nei confronti di chi, per volere
della Provvidenza (o del destino) è giunto alla fine del suo percorso e, per
noi credenti, un altro lo attende, più sereno e più felice ? Perché usare il
termine “eutanasia” quando di altro si sta parlando, cioè di accanimento ?
Perché poi continuare in una contrapposizione tra
l’identità “cattolica” che, da sola e sempre, difenderebbe la vita e quella
“laica” che spregiudicatamente sarebbe disposta a facili cedimenti etici?
Tutti i credenti, senza erigersi a maestri dovrebbero offrire a tutti la
ricchezza della loro vita spirituale e della loro sensibilità morale per
dialogare sui problemi della vita e della morte come si pongono ora e per
cercare insieme le risposte delle istituzioni a problemi nuovi e complessi che
la scienza pone oggi all’inizio del terzo millennio.
Cari amici, sulle questioni che riguardano più
specificatamente i tentativi di mettere in discussione la Costituzione, siamo
del tutto d’accordo con l’appello per sabato: è necessaria una nuova fase di
Resistenza che coinvolga tutte le forze sane e democratiche del paese. Abbiamo
già resistito altre volte in questi ultimi anni. Ce la faremo ancora.
Con ogni amicizia per
“Noi Siamo Chiesa”
Vittorio Bellavite, portavoce
Roma 18 febbraio 2009
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