Appello delle riviste di ispirazione cristiana contro la legge bavaglio
Non possiamo sperare di ricevere informazioni veritiere per sovrana concessione. Abbiamo il dovere di cercarle e, una volta trovate, di verificarle, di soppesarle, di confrontarle e di valutare se possano o meno avere una rilevanza pubblica. E quindi pubblicarle. La responsabilità di chi fa informazione è grande, ma altrettanto grande deve essere l´autonomia e la libertà di cui i giornalisti devono godere in ogni Paese democratico. Lo dice l´art. 21 della Costituzione, sia quando garantisce che “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”, sia nella affermazione, appena precedente a questa, in cui si sancisce il diritto “di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Un diritto che ne sottintende uno ancora più grande: quello di poter conoscere, per poi liberamente scegliere.
Cercare informazioni è un lavoro difficile, ma significa cercare la verità, o almeno tentare di avvicinarsi ad essa il più possibile. Questa la missione del giornalista, questa la missione di ogni persona di buona volontà. Ma il disegno di legge governativo sulle intercettazioni pone alla ricerca della verità molte, troppe limitazioni che, impedendo di portare alla luce fatti e circostanze, compromette alla radice il perseguimento di quel bene comune che è, anche secondo il magistero sociale delle Chiese cristiane, il fine ultimo della politica. Mai come in questi ultimi anni la dimensione etica del tessuto
Firmatari (in ordine alfabetico):
Adista (agenzia di informazione politico-religiosa), Appunti alessandrini (newsletter per un dibattito politico), Appunti di cultura e politica (bimestrale pubblicato a cura di "Città dell´uomo". Associazione fondata da
(11 giugno 2010)
Lascia un commento