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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Mons. Capovilla, un fratello, un amico, portavoce ancora del Concilio “vero”

In questa intervista rilasciata a Laura De Luca il 3 giugno 2013, mons. Capovilla ricordava quando Giovanni XXIII gli confidò di voler convocare il Concilio:

R. – Quando iniziai il servizio con lui, mi diede una norma pratica e saggia di comportamento. Mi disse: “Io ti farò tante confidenze, ti dirò che decisioni devo prendere. Se tu sei contento di questa notizia che ti do, puoi dirmelo. Se tu avessi qualche riguardo in merito e non fossi così entusiasta, non devi dirmelo: ti interrogo io”. Capitò per il Concilio: quando me ne ha parlato la prima volta, non ho detto nulla. La seconda, non ho detto nulla. Alla terza mi ha detto: “Come mai? Ti ho parlato di questo evento che lo Spirito mi detta dentro e tu non hai detto nulla?”. Io ho detto: “Perché lei non me l’ha domandato”. “No, no: è un altro, il motivo. Sai che sono vecchio, che è un progetto enorme, che io non potrei realizzarlo … Perché tu ragioni alla maniera di un commendatore che è al tavolo a discutere un progetto!”. Io dissi di no: “Santità, quello che lei decide è fatto tutto molto bene e servirà all’umanità intera”. E lui m’ha detto: “Quello che importa non è attuare, fare; ma è accettare l’ispirazione, ed essere oggetto di attenzione da parte di Dio stesso che ti chiama a collaborare con Lui, è già una grande impresa! Anche se solo mi accadesse di annunziarlo, sarebbe già un grande evento”. Questo è il primo, grande insegnamento che mi ha dato. E il secondo insegnamento: “Ricordati, io sono vescovo. Devo morire come un vescovo. Quando ci fosse qualche cosa di grave, me lo devi dire in tutta chiarezza”. Ed è stato l’ultimo, vero, grande colloquio con lui quando gli ho detto: “Santo Padre, è venuta l’ora”. E lui mi ha detto: “Un momento: bisognerà domandare ai medici”. “Santità, li abbiamo già interrogati”. Mi guardò: “E’ così?”. “Sì, Santità, è così”. “Allora prendiamo congedo”. Poi ha detto: “Mi dovete portare il Sacramento dell’Eucaristia solennemente, dovranno essere presenti i miei più alti collaboratori: devo parlare a ciascuno e congedarmi e fare il voto che il Concilio Vaticano II sia continuato e coronato dalle benedizioni del Signore. Quanto alla successione, Gesù l’ha già stabilita. Se dopo di me si farà anche diversamente, non importa nulla: noi contiamo fino ad un certo punto. E’ Dio che conta, e si serve di noi piccoli uomini per fare grandi cose o piccole cose nel segno della salvezza dell’umanità intera”.


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