Comunicato stampa
Noi Siamo Chiesa appoggia il progetto di legge sul fine vita. Il Card. Bagnasco e l’Avvenire attaccano frontalmente la legge e puntano a farla cadere al Senato. Aspettiamo un nuovo corso nella Chiesa italiana che abbandoni “campagne” sbagliate, che avvii un rapporto non conflittuale con le istituzioni e che tenga in conto l’opinione cattolica.
Finalmente la Camera ha approvato il progetto di legge sul fine vita. Esso è ben diverso dal progetto Calabrò della scorsa legislatura che “Noi Siamo Chiesa” giudicò negativamente perché raccoglieva la volontà di rivincita degli ambienti più clericali e conservatori dopo la conclusione della vicenda di Eluana Englaro nel febbraio 2009.
Riflettere sul fine vita significa essere consapevoli dei tanti valori in discussione, dei limiti che qualsiasi buona legge ha nell’occuparsi del momento finale dell’esistenza al quale ogni persona si trova di fronte con i suoi dubbi o con le sue certezze o, spesso, con le sue solitudini. Nel documento allegato Noi Siamo Chiesa esprime i propri punti di vista su queste questioni di fondo (si tratta di una seconda edizione che tiene conto della discussione e del testo votato ieri alla Camera).
Noi Siamo Chiesa ritiene che l’attuale progetto di legge costituisca un passo in avanti. Viene regolamentato il consenso informato del malato, con richiamo all’art.32 della Costituzione, vengono definite le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) e viene previsto il nuovo istituto della “Pianificazione condivisa delle cure”. Sia l’accanimento che l’abbandono terapeutico vengono proibiti mentre è prevista la possibilità, nei casi estremi, di ricorrere alla sedazione palliativa profonda continua, insieme alla terapia del dolore. Non c’è nessun riferimento diretto o indiretto all’eutanasia.
Noi Siamo Chiesa ritiene che la decisione ultima sulla propria malattia e sulle sue terapie debba essere del malato nell’ambito di una positiva relazione col medico e col personale sanitario, i quali dovrebbero essere sempre più preparati a gestire una valida alleanza terapeutica con i tempi e con i modi opportuni e necessari. Ciò è affermato dal ddl che però al comma 7 dell’art.1 punta a ridare al medico un ruolo ultimo sulla base della sua deontologia professionale, introducendo in tal modo una specie di obiezione di coscienza non formalizzata. Questo ci sembra il principale punto debole della legge.
Alla Camera un ristretto numero di deputati si è fatto portavoce della campagna contro la legge sostenuta dal vertice dei vescovi e dall’Avvenire. Il quotidiano cattolico apre oggi in prima pagina con un titolo enfatico “Mortale confusione” deplorando che il numero dei deputati contrari alla legge sia stato solo di 37; e in un’intervista, sempre di oggi, su “Repubblica” il Card. Angelo Bagnasco , presidente della CEI, critica aspramente tutta la struttura della legge con una animosità degna del Card. Ruini, ignorando anche i cambiamenti introdotti nella discussione alla Camera. Siamo in disaccordo col Cardinale su tutto ma, in particolare, là dove parla di “consenso unanime” nella Chiesa nel giudizio sulla legge. La realtà ci appare un po’ diversa. Riteniamo che ci sia una consistente opinione cattolica, di base ma non solo, favorevole alle innovazioni introdotte dalla legge. Questa campagna , gestita dal vertice ecclesiastico con il ruvido stile tradizionale, punta a fare cadere la legge al Senato. Noi speriamo che un nuovo auspicabile corso della Chiesa nel nostro paese sappia fare un passo indietro su questa questione e abbandoni la logica del muro contro muro e dei “valori non negoziabili”. Continuiamo a chiederci, senza trovare una risposta, quali siano le radici evangeliche, e non ideologiche o politiche, di un tale scontro con le istituzioni.
Roma, 21 aprile 2017 NOI SIAMO CHIESA
Lascia un commento