OMOSESSUALITA’,
ACCOGLIERE
SENZA PAURA
NOI SIAMO CHIESA EMILIA ROMAGNA
Nell’ ‘Appello al popolo di Dio’, il
documento attorno al quale nel gennaio 1996 è nato
il movimento ‘Noi siamo Chiesa’, abbiamo espresso la nostra valutazione
positiva
della sessualità come dono, che Dio dà a ciascuno dei suoi carissimi figli e a
ognuna
delle sue amatissime figlie.
Ne deriva il superamento di qualsiasi
discriminazione nei confronti delle persone omosessuali.
Queste donne e questi uomini, nel loro vissuto, nella loro fede o nella propria
personale ricerca
del Padre/Madre, meritano di essere inserite a pieno titolo nella Chiesa, di
essere accolte
all’interno del popolo di Dio. Lo stesso discorso, lo stesso abbraccio vale per
i transessuali.
E’ necessario superare l’atteggiamento di
condanna ai danni della condizione omosessuale, degli intimi rapporti fra
persone dello stesso sesso. Soprattutto dobbiamo stare vicino e sostenere le
relazioni fra lesbiche o gay in un contesto sociale incapace di fornire un
modello positivo di coppia omosessuale, in primis a causa degli atavici
stereotipi culturali, che si riflettono nelle gravi mancanze del nostro
ordinamento giuridico. Si deve ricordare che l’amore non è una prerogativa
degli eterosessuali, donne o uomini che siano, esiste anche tra gli/le
omosessuali e pertanto è erroneo confinare il concetto di coppia solo laddove
sussiste l’insita possibilità di procreare. Sono i sentimenti a fare la
differenza.
A tutt’oggi la pastorale ecclesiale sul
tema, salvo rare e preziose eccezioni, è ampiamente deficitaria. Nelle
parrocchie l’omosessualità è ancora un tabù, non se ne può parlare nei consigli
pastorali e purtroppo fatica a cadere la volgare considerazione della stessa
quale malattia o devianza. Ci si continua a concentrare in maniera ossessiva
sui gusti sessuali della persona omosessuale, dimenticando che ciascuna donna e
ciascun uomo non si esauriscono nella, pur se positiva, propria sessualità.
Sono un universo di bellezza. Il risultato di un simile atteggiamento è
l’emarginazione o, nei casi peggiori, l’esclusione dei gay e delle lesbiche
dalla vita di fede. Gli stessi pronunciamenti del Magistero in materia si
presentano poi come una serie di divieti e non tengono conto dei risultati
raggiunti dalla moderna teologia ed esegesi biblica.
Infine, come non rattristarsi davanti a
quella Chiesa, che accoglie le persone omosessuali, ma di nascosto, senza che
il resto della comunità sappia niente? I preti e il laicato, che si comportano
in questo modo hanno l’obiettivo di sfuggire lo scandalo, le reprimenda dei
signori o delle signore benpensanti, senza dimenticare le autorità episcopali
competenti. Ecco allora che gli incontri si fanno ‘al buio’, come ai tempi
della Chiesa catacombale. E’ il trionfo della paura e dell’ipocrisia. Invece, non
ci si deve vergognare della propria omosessualità perché non c’è niente di
‘sporco’ in essa e ancora quando si accoglie un fratello o una sorella lo si
deve fare senza timore, senza tenere conto del giudizio della gente o dei
superiori. Senza nascondersi. Cristo sosteneva gli uomini e le donne emarginate
nelle piazze e nelle strade, alla luce del sole, sfidando il ‘pensiero bene’
dei farisei del suo tempo.
Noi Siamo Chiesa Emilia Romagna
Bologna 28 maggio 2008
Per contatti:
Giampaolo Spettoli (portavoce Nsc Er)
via S. Maria in Duno, 95
40010 Bentivoglio BO
spettoli@libero.it
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