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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

“Non possiamo più tacere” la voce dal basso sui silenzi della gerarchia nei confronti del governo

Anche noi abbiamo un sogno!

  Un giorno chi guida la Chiesa in Italia riuscirà a denunciare i comportamenti inaccettabili con chiarezza e determinazione, perché avrà come unico interesse l’annuncio della Buona Notizia.
    In situazioni come quelle odierne, dirà che chi offende ed umilia le donne in modo così oltraggioso non può governare un paese.
    Dirà che coinvolgere minorenni in questo mercato sessuale è, se possibile, ancora più sconcertante.
    Dirà che chi col denaro vuol comprare tutto, col potere vuol essere al di sopra delle leggi, con i sotterfugi evita continuamente di rendere conto dei propri comportamenti, costui propone e vive una vita che è all’opposto di quanto insegna il nostro maestro Gesù.
    Per evitare ambiguità dirà chiaramente che questa persona è il nostro Primo Ministro.
    Da quel giorno, ogni giorno, chi guida la Chiesa ci esorterà all’onestà, alle scelte etiche, alla coerenza, dimostrando anche con l’esempio che davvero ciò che più conta sono i valori evangelici.
    Allora noi smetteremo di pensare che siano gli interessi economici o di potere a giustificare il sostegno a chi si comporta in modo così scandaloso.

    Un giorno anche il silenzio di noi laici, la nostra rassegnazione, la nostra mancanza di iniziativa e passione finiranno: troveremo il modo di partecipare alle decisioni ed alle prese di posizione della Chiesa. I nostri Pastori gradiranno e sosterranno il nostro cammino di crescita nella responsabilità.

    Quando la Chiesa italiana sarà chiamata ad una verifica di cosa ha detto e fatto in questi momenti tragici della vita politica italiana non saremo dunque costretti a riconoscere che le nostre lampade erano spente e nascoste sotto il moggio.

    Sogniamo che questo giorno sia oggi: non possiamo più tacere

  dall’Antonianum di Padova 

Febbraio 2011

  Abbiamo bisogno di sentire l’eco delle parole di Gesù nelle parole dei Vescovi ! 

Caro vescovo Antonio, siamo un gruppo di cristiani della Chiesa di Modena e ci rivolgiamo a lei perché è il nostro pastore. Sappiamo che il suo ruolo e il suo ministero è proprio quello di ascoltare, confortare, tenere unito il gregge, cioè guidare il popolo cristiano e aiutarlo a vivere nella fede, nella speranza e nella carità. Vogliamo quindi esprimerle alcune nostre gravi preoccupazioni, con semplicità ma anche con tutta franchezza.

 

         Siamo preoccupati perché vediamo il nostro Paese scivolare sempre più in una crisi generale, vissuta da molti con disperazione e senza vie d’uscita, crisi che rischia di compromettere l’unità stessa della Nazione, nei suoi aspetti istituzionali, politici e sociali. E la disperazione non è una virtù cristiana.

 

         Siamo sconvolti perché vediamo la classe politica che governa questo paese sprofondare sempre più nel degrado morale, nell’arroganza dell’impunità, nella ricerca del tornaconto personale e dei propri amici, nel saccheggio della cosa pubblica e nella distruzione sistematica delle basi stesse del vivere civile e democratico.

 

         Siamo indignati perché questa stessa classe politica al governo ha ingannato e continua a ingannare i poveri con false promesse, con un uso spregiudicato e perverso dei mezzi di comunicazione, con l’esibizione ostentata di modelli di comportamento radicalmente contrari al comune sentimento morale della nostra gente. Pian piano sono riusciti a corrompere il cuore e le menti dei più semplici. Guai a chi scandalizzerà questi piccoli…!

 

Ma la preoccupazione maggiore, in quanto credenti, riguarda la nostra Chiesa e in particolare i nostri Vescovi. Ecco i pensieri che ci fanno star male e che manifestiamo a cuore aperto.

 

         sappiamo che i vertici della CEI e gli ambienti della curia vaticana hanno deciso già da tempo di appoggiare la maggioranza di destra ancora oggi al governo. È opinione sempre più diffusa, anche tra i cattolici credenti e praticanti, che questa alleanza sia frutto di accordi di potere, volti a ottenere  privilegi per la Chiesa e legittimazione per il governo. Vale la pena di compromettere la credibilità dell’annuncio del Vangelo e l’immagine della Chiesa per un piatto di lenticchie?

 

         In nome di questo sostanziale accordo si sono di fatto avallate politiche, alcune di stampo prettamente xenofobo,  del tutto contrarie non solo al Vangelo ma anche alla dottrina sociale della Chiesa. Per denunciare questa deriva molte voci si sono alzate nel mondo cattolico, sempre ignorate o censurate o minimizzate. Non appartengono forse anche questi ai cosiddetti “principi non negoziabili”?

 

         Neppure adesso, quando l’abisso morale e lo stile di vita inqualificabile dello stesso presidente del consiglio sono sotto gli occhi di tutto il mondo, neppure adesso i vertici della CEI trovano la forza e la dignità di pronunciare parole chiare, di uscire dalle deplorazioni generiche che riguardano tutti e quindi nessuno, di usare finalmente il linguaggio evangelico del sì  sì, no  no.

 

         In ben altro modo fu trattato l’ultimo governo Prodi, debole ma onesto e capace, di ben più alto profilo morale, che non solo non fu sostenuto ma venne addirittura osteggiato, forse proprio perché più libero, sicuramente più laico e quindi meno disponibile ad accordi sotto banco. Vogliamo rivendicare con forza questo fatto: molti di noi, cattolici credenti e praticanti,  hanno sostenuto quell’esperienza politica,  condividendone fatiche e speranze e anche delusioni. Di certo ci ha molto ferito l’ostracismo di allora come ci ferisce la complicità di adesso.

 

Occorre che ci si renda conto davvero che alla base della Chiesa sta aumentando il disagio, il dissenso, la sofferenza, il lento e silenzioso abbandono. L’amara sensazione di molti, giusta o sbagliata, è che i pastori hanno tradito il loro gregge, hanno preferito i morbidi palazzi di Erode alla grotta di Betlemme, hanno colpevolmente rinunciato alla profezia. E questo non fidarsi di Dio, tecnicamente, è un comportamento ateo.

 

Avanziamo una piccola proposta, che può sembrare provocatoria, della quale lei stesso potrebbe farsi portavoce: la CEI e il Vaticano dichiarino pubblicamente di rinunciare all’esenzione del pagamento dell’ICI sulle proprietà della Chiesa che siano fonti di reddito; che abbiano il coraggio di dire di no a questa proposta scellerata. Acquisterebbero un po’ di stima e credibilità, perché questo, fra i tanti, è uno scandalo che grida vendetta.

 

Caro vescovo Antonio, preghiamo insieme perché lo Spirito ci aiuti tutti a una vera conversione, a un saper ritornare sui nostri passi, a riscoprire la dimensione di un servizio povero e disinteressato, a seminare gioia e bellezza e speranza, nella libertà e nella verità.

   La comunità cristiana di base del Villaggio Artigiano  

Modena, febbraio 2011

 

PS  Questa lettera è una lettera aperta e sta già circolando nella nostra città tra cattolici e tra persone che comunque hanno a cuore queste questioni. Non abbiamo alcuna intenzione di raccogliere firme, tuttavia sappiamo che nei suoi contenuti essenziali essa è largamente condivisa da tantissimi.

     Intervento di don Enrico De Capitani, parroco di S.Maria  Incoronata di Milano città, nell’incontro col Cardinale Tettamanzi in occasione della visita decanale. 17 febbraio 20011 

Eminenza, nel 2012 Milano ospiterà il “Forum internazionale sulla famiglia”. Faccia l’uso che vuole di questi miei rilievi:

 1. Il tema “Famiglia: festa, lavoro” è bello e attuale. Ma qualunque sarà lo sforzo degli organizzatori perché ci si attenga al tema, è verosimile che correranno voci su  fecondazione artificiale, aborto, divorzio, testamento biologico…E’ pure verosimile che lo stile sarà quello finora invalso, un po’ rozzo, senza spiragli a discutere su una possibile distinzione tra coscienza personale e legge civile, all’insegna della non negoziabilità di certi principi etici. Per il forum potremmo e dovremmo ragionare ex novo, insieme, con calma, senza presunzioni, sulla vecchia elementare domanda: fino a che punto ho il diritto e il dovere d’imporre ad altri, in maniera incondizionata, le mie convinzioni etiche?  

2. E che ne sarà, nel prossimo forum, del rapporto tra chiesa e dirigenza politica?

L’attuale governo italiano è per tanti versi indecente, ma appoggia le tesi della chiesa diciamo ufficiale sulla non negoziabilità delle suddette questioni di etica familiare. E anche per questo ne ottiene un appoggio di contraccambio. Fino a qualche mese fa, simpatia all’attuale potere politico è stata espressa da autorità centrali della chiesa come Bertone, Fisichella, Bagnasco senza dissensi palesi nella CEI; dopo le ultime vicende sessuali di Berlusconi alcuni di loro hanno alzato qualche voce di condanna, flebile rispetto alla bisogna; ma non possono essere le squallide vicende sessuali il fondamentale motivo di condanna: sono invece la irrisione delle istituzioni democratiche, le leggi ad personam, il ricatto, la comunicazione ipocrita, la sopraffazione mediatica, il disprezzo del bene comune, la corruzione…da anni e anni!

Lasciamo i vertici, passiamo alla base. Il clero ha ritrosia a toccare questo campo. Qualche movimento ecclesiale va a braccetto con il potere fino ad irridere ai giudizi morali in politica nel difenderlo. Una massiccia adesione di voto è tributata dai nostri fedeli…Beh! la mancanza di una adeguata condanna ecclesiale, quando non la connivenza, contribuisce a corrodere i valori etico-civili primari nell’anima di tanta gente che non si scandalizza più, anzi subisce il fascino della trasgressione vincente. La recente denuncia di “disastro antropologico” è un boomerang per la chiesa!

Qualsiasi cosa avvenga di questo premier, temo che nel forum riprenda vigore l’intesa di certa chiesa con la cerchia al potere, specie nella nostra Regione ospitante

 

3. Concludo: sui 2 temi esposti, connessi, non corre dialogo nella comunità.

Eminenza, domani Lei celebrerà messa con la classe 1961, la mia classe, in occasione del 50° del nostro sacerdozio. Fra non molto io raggiungerò il 75° di età e lascerò l’attuale incarico canonico. Mentre sto raggiungendo questi traguardi anagrafici e ringrazio il Cielo per questi lunghi anni, non nascondo oggi la forte amarezza per la negligenza della comunità nel suo insieme ad un esame serio, pensato, assembleare, della suddetta tipologia tematica, a mio avviso pastoralmente fondamentale. Spero che su di essa nel contesto del forum, in subordine al tema fissato, la chiesa milanese si interroghi, almeno a riscontro di probabili provocazioni

 


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