Memoria
Marco Pannella
Ora che è morto, anche chi non era con lui, gli rende onore, perché era un uomo di passione. Passione per la libertà. E se per un verso è stata libertà individualistica, per un altro è stata solidarietà impegnata per gli ultimi, come i carcerati e le varie categorie di emarginati. Possiamo criticare, dal punto di vista della tradizione gandhiana e capitiniana più approfondita e applicata, che si sia quasi appropriato dell’idea di nonviolenza e dell’immagine di Gandhi. I suoi digiuni non erano precisamente gandhiani. Ma ciò non toglie ammirazione e gratitudine per il suo impegno. Intorno al 1960 veniva spesso ai convegni della Fuci (Federazione Universitaria Cattoloica Italiana) a portare il saluto augurale e un contributo cordiale dell’Ugi (Unione goliardica italiana), e invitava i nostri dirigenti a ricambiare, quando gli steccati confessionali e ideologici erano ancora alti, ma superati con l’umanità delle persone. Quando una vita viva si conclude ai nostri occhi ci lascia molto più ciò che unisce di ciò che divide, e le differenze si rivelano ricchezze della vita variopinta.
Enrico Peyretti
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