NOI SIAMO CHIESA
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Papa Francesco ha denunciato i mali della casta ecclesiastica. I vescovi reagiranno opponendo un muro di gomma ?
Il messaggio e lo stile nel discorso di papa Francesco ai vescovi sono stati ieri un elemento di evidente discontinuità rispetto al passato a partire da quello che vi manca: sono archiviati per sempre i “valori non negoziabili”, non ci sono le pagelle sulla situazione italiana e internazionale, sui partiti, sulle leggi (e via di questo passo) che hanno caratterizzato da sempre le prolusioni di Ruini/Bagnasco che davano la linea su tutto, mentre i vescovi rimanevano silenti e ubbidienti. Ora, secondo un puro stile bergogliano, siamo di fronte a una vera e propria denuncia, con linguaggio evangelico e tono appassionato, nei confronti di tutti i vizi e i limiti della casta ecclesiastica dei nostri vescovi. Noi li conosciamo bene, da anni ci permettiamo di parlarne. L’elenco è completo, vale la pena di leggerlo e di ricordarlo.
Voglio fermarmi su tre passaggi che ci interessano perché riguardano direttamente quell’area “conciliare” della nostra Chiesa di cui facciamo parte:
1) Papa Francesco cita Paolo VI là dove afferma che nota dominante del Concilio è, per l’interno della Chiesa, “la libera e ampia possibilità di indagine, di discussione e di espressione” e “ognuno dica quello che sente, in faccia , ai fratelli e questo edifica la Chiesa , aiuta…” . Quindi “in faccia” non nelle sacrestie, sulla stampa cattolica tutta non nelle nostre pubblicazioni costrette a essere underground.
2) “Affidatevi al senso di fede e di Chiesa del gregge popolo di Dio” dice papa Francesco e ancora “. Abbiate fiducia che il popolo santo di Dio ha il polso per individuare le strade giuste. Accompagnate con larghezza la crescita di una corresponsabilità laicale; riconoscete spazi di pensiero, di progettazione e di azione alle donne e ai giovani: con le loro intuizioni e il loro aiuto riuscirete a non attardarvi ancora su una pastorale di conservazione – di fatto generica, dispersiva, frammentata e poco influente – per assumere, invece, una pastorale che faccia perno sull’essenziale.”
3) Papa Francesco ricorda poi che bisogna uscire dal proprio recinto, attraversare la piazza e “non rimanere a sedere ai piedi del campanile”, occuparsi degli altri, del mondo e ricorda i disoccupati, i cassintegrati, i precari, i migranti. Riprende i temi della Evangelii Gaudium con parole incisive perché bisogna “ridiscutere un modello di sviluppo che sfrutta il creato, sacrifica le persone sull’altare del profitto e crea nuove forme di emarginazione e di esclusione”.
Aspettiamo ora di conoscere se decolla, e di che tipo, in questa assemblea la discussione tra i vescovi oppure se ci sarà un muro di gomma. Fino ad ora, siamo costretti a dirlo, i vescovi italiani (o almeno la grande maggioranza) non sembrano aver capito il vento nuovo: hanno respinto la proposta di eleggersi il proprio Presidente, hanno gestito poco e male il questionario promosso dal Sinodo dei Vescovi sulla famiglia e ne tengono segrete le risposte, hanno confermato Linee Guida sugli abusi sessuali compiuti dai preti pedofili più che opache. Bagnasco, al Consiglio Episcopale della CEI di marzo, ha rilanciato una campagna sui gender e, in una intervista di un’intera pagina che il “Corriere della Sera” gli ha concesso il 10 maggio, ha ripreso la tesi dell’esistenza di un complotto per favorire “il decadimento dell’identità culturale del nostro paese”; ci sarebbero “poteri occulti” ecc….Sono parole, generiche e confuse. Ma non fanno Bagnasco e i vescovi l’unica cosa che dovrebbero veramente fare: una non formale autocritica sui loro silenzi e sulle loro complicità nei confronti del leghismo e del berlusconismo che, attraversando una parte del mondo cattolico, sono stati e sono ancora portatori di culture e di sensibilità materialiste e anche-diciamolo pure- pagane.
Roma, 20 maggio 2014 Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di “Noi Siamo Chiesa”
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