Pro papa Francesco
Un inizio dell’anno con attenzione a ogni persona, dai bambini agli anziani, di tutti i popoli e culture, le fedi religiose nelle posizioni e condizioni più diverse. Un’attenzione che viene dal profondo e ci chiede la cura dello spirito perché poi si esprima nel prendersi a cuore, nel prenderci cura, nell’accompagnarci nel cammino della vita.
Un inizio dell’anno per esprimere tutta la stima e gratitudine profonde a papa Francesco, sperando di rappresentare tante, davvero tante persone che vivono in Friuli, in Italia e su tutto il Pianeta non solo nella Chiesa, ma nell’intera società. E per fargli sentire tutta la vicinanza in un momento nel quale le critiche nei suoi confronti stanno diventando più esplicite e pubbliche, come ad esempio l’articolo di Vittorio Messori su “Il Corriere della Sera” del 24 dicembre scorso. Una sua frase può comunque diventare chiave interpretativa: “Papa Bergoglio è imprevedibile per il cattolico medio. Suscita un interesse vasto, ma quanto sincero?”.
A mio avviso è del tutto improprio parlare di ‘cattolico medio’: chi vive il riferimento al Vangelo di Gesù di Nazaret cerca di testimoniarlo con fedeltà e coerenza nella storia, con le ombre e luci di ogni storia umana, con il proposito continuo di conversione. Chi sarebbe quindi il ‘cattolico medio’, forse colui che accetta la mediocrità sociale, culturale, politica e religiosa, la rassegnazione, la ripetitività, una religione di occasione e di consenso che smentisce la fede che invece provoca, sostiene e consola, che chiede di essere incarnata nella storia, nell’impegno per la giustizia, la pace, la protezione della Terra e di tutti i viventi?
Che papa Francesco sia imprevedibile è una grazia, è un dono dello Spirito, è seguire con fedeltà Gesù di Nazaret, completamente imprevedibile nella storia per le sue parole straordinarie e i suoi gesti sorprendenti, tanto da entrare in conflitto con i poteri, primo fra tutti quello religioso che ne ha decretato l’uccisione, non immaginando l’imprevedibilità più sorprendente che l’amore vive oltre la morte e che Gesù di Nazaret continua a vivere con la sua imprevedibilità rivoluzionaria, e a provocarci a costruire un mondo di giustizia e di fraternità, con l’accoglienza di tutte le persone con le loro diversità.
Per come percepisco, papa Francesco intercetta le esigenze profonde di una moltitudine di persone: di umanità autentica, di semplicità di vita, di spiritualità incarnata nella storia, di coerenza fra il dire e l’operare. Suscita perplessità e critiche a cominciare dalla Chiesa in coloro che non si aprono alla novità e intendono preservare l’istituzione per garantire l’identità, i ruoli, le posizioni proprie; la dottrina e l’ortodossia fine a se stessa; l’istituzione e la disciplina a garanzia della verità; la distinzione e la separazione come certezze; l’autorità che sta al di sopra con i titoli, le onorificenze, i privilegi, come se la distanza e la separatezza ne garantissero il compito. Sono critici naturalmente gli ‘atei devoti’ perché hanno stabilito sempre e solo rapporti con la Chiesa del potere, guardando con distanza e sufficienza il popolo credente, impegnato con i poveri, gli ultimi, coloro che fanno fatica.
Papa Francesco ha avviato un processo di liberazione della Chiesa e, di riflesso, dell’umanità dal potere concentrato, supponente, altezzoso, corrotto. Liberazione dal potere dottrinale: la dottrina e l’ortodossia sono importanti, ma solo se al servizio della vita delle persone; Dio si cerca, si incontra e si cerca ancora; non è cattolico. E’ Dio. E Gesù è la sua rivelazione nella storia, è il riferimento continuo della fede. Non esistono verità assolute neanche per i credenti: l’assoluto è slegato, la verità è l’amore che si vive con Dio e con gli altri nella storia. La coscienza per il credente e il non credente è il santuario delle decisioni personali. Non ci sono valori non negoziabili, ma valori su cui riflettere e impegnarci sempre in rapporto con le storie delle persone.
Liberazione dal potere della Chiesa concentrato, in particolare della Curia romana: la Chiesa è formata dalle Chiese sparse in tutto il mondo con teologie e liturgie diverse. La Chiesa deve essere sinodale e collegiale, partecipata. Liberazione dalla Chiesa come istituzione dogmatica, sicura, giudice. La Chiesa è quella delle periferie non solo geografiche, bensì esistenziali dell’umanità; è quella accogliente, senza pregiudizi e separazioni; è la Chiesa povera e dei poveri, è la Chiesa della misericordia e della tenerezza. Non di funzionari, di burocrati, di ambiziosi. Liberazione dal potere economico, dal concentrato oscuro, inquietante, sconsiderato e inaccettabile dello IOR, con scelte decise, con il rinnovamento degli incarichi, con una progressiva trasparenza. Papa Francesco ha espresso in continuità parole severe e inequivocabili contro la corruzione e le organizzazioni mafiose. Liberazione dal potere liturgico perché la liturgia non diventi celebrazione di solennità fine a se stesse, staccate dalla vita, ma perché celebri la vita con i suoi drammi e le sue speranze, nel rapporto fra storia e mistero, terra e cielo, uomo e Dio.
Soprattutto per questi motivi e ancora per altri papa Francesco è criticato. E le critiche confermano la novità della sua presenza attesa da tanti di noi.
Pierluigi Di Piazza
(da “IL Messagero veneto” del 31 dicembre 2014)
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