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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Pierluigi Di Piazza scrive qualcosa di diverso da Messori

Pro papa Francesco

Un inizio dell’anno con attenzione a ogni persona, dai bambini agli anziani, di tutti i popoli e culture, le fedi religiose nelle posizioni e condizioni più diverse. Un’attenzione che viene dal profondo e ci chiede la cura dello spirito perché poi si esprima nel prendersi a cuore, nel prenderci cura, nell’accompagnarci nel cammino della vita.
Un inizio dell’anno per esprimere tutta la stima e gratitudine profonde a papa Francesco, sperando di rappresentare tante, davvero tante persone che vivono in Friuli, in Italia e su tutto il Pianeta non solo nella Chiesa, ma nell’intera società. E per fargli sentire tutta la vicinanza in un momento nel quale le critiche nei suoi confronti stanno diventando più esplicite e pubbliche, come ad esempio l’articolo di Vittorio Messori su “Il Corriere della Sera” del 24 dicembre scorso. Una sua frase può comunque diventare chiave interpretativa: “Papa Bergoglio è imprevedibile per il cattolico medio. Suscita un interesse vasto, ma quanto sincero?”.
A mio avviso è del tutto improprio parlare di ‘cattolico medio’: chi vive il riferimento al Vangelo di Gesù di Nazaret cerca di testimoniarlo con fedeltà e coerenza nella storia, con le ombre e luci di ogni storia umana, con il proposito continuo di conversione. Chi sarebbe quindi il ‘cattolico medio’, forse colui che accetta la mediocrità sociale, culturale, politica e religiosa, la rassegnazione, la ripetitività, una religione di occasione e di consenso che smentisce la fede che invece provoca, sostiene e consola, che chiede di essere incarnata nella storia, nell’impegno per la giustizia, la pace, la protezione della Terra e di tutti i viventi?
Che papa Francesco sia imprevedibile è una grazia, è un dono dello Spirito, è seguire con fedeltà Gesù di Nazaret, completamente imprevedibile nella storia per le sue parole straordinarie e i suoi gesti sorprendenti, tanto da entrare in conflitto con i poteri, primo fra tutti quello religioso che ne ha decretato l’uccisione, non immaginando l’imprevedibilità più sorprendente che l’amore vive oltre la morte e che Gesù di Nazaret continua a vivere con la sua imprevedibilità rivoluzionaria, e a provocarci a costruire un mondo di giustizia e di fraternità, con l’accoglienza di tutte le persone con le loro diversità.
Per come percepisco, papa Francesco intercetta le esigenze profonde di una moltitudine di persone: di umanità autentica, di semplicità di vita, di spiritualità incarnata nella storia, di coerenza fra il dire e l’operare. Suscita perplessità e critiche a cominciare dalla Chiesa in coloro che non si aprono alla novità e intendono preservare l’istituzione per garantire l’identità, i ruoli, le posizioni proprie; la dottrina e l’ortodossia fine a se stessa; l’istituzione e la disciplina a garanzia della verità; la distinzione e la separazione come certezze; l’autorità che sta al di sopra con i titoli, le onorificenze, i privilegi, come se la distanza e la separatezza ne garantissero il compito. Sono critici naturalmente gli ‘atei devoti’ perché hanno stabilito sempre e solo rapporti con la Chiesa del potere, guardando con distanza e sufficienza il popolo credente, impegnato con i poveri, gli ultimi, coloro che fanno fatica.
Papa Francesco ha avviato un processo di liberazione della Chiesa e, di riflesso, dell’umanità dal potere concentrato, supponente, altezzoso, corrotto. Liberazione dal potere dottrinale: la dottrina e l’ortodossia sono importanti, ma solo se al servizio della vita delle persone; Dio si cerca, si incontra e si cerca ancora; non è cattolico. E’ Dio. E Gesù è la sua rivelazione nella storia, è il riferimento continuo della fede. Non esistono verità assolute neanche per i credenti: l’assoluto è slegato, la verità è l’amore che si vive con Dio e con gli altri nella storia. La coscienza per il credente e il non credente è il santuario delle decisioni personali. Non ci sono valori non negoziabili, ma valori su cui riflettere e impegnarci sempre in rapporto con le storie delle persone.
Liberazione dal potere della Chiesa concentrato, in particolare della Curia romana: la Chiesa è formata dalle Chiese sparse in tutto il mondo con teologie e liturgie diverse. La Chiesa deve essere sinodale e collegiale, partecipata. Liberazione dalla Chiesa come istituzione dogmatica, sicura, giudice. La Chiesa è quella delle periferie non solo geografiche, bensì esistenziali dell’umanità; è quella accogliente, senza pregiudizi e separazioni; è la Chiesa povera e dei poveri, è la Chiesa della misericordia e della tenerezza. Non di funzionari, di burocrati, di ambiziosi. Liberazione dal potere economico, dal concentrato oscuro, inquietante, sconsiderato e inaccettabile dello IOR, con scelte decise, con il rinnovamento degli incarichi, con una progressiva trasparenza. Papa Francesco ha espresso in continuità parole severe e inequivocabili contro la corruzione e le organizzazioni mafiose. Liberazione dal potere liturgico perché la liturgia non diventi celebrazione di solennità fine a se stesse, staccate dalla vita, ma perché celebri la vita con i suoi drammi e le sue speranze, nel rapporto fra storia e mistero, terra e cielo, uomo e Dio.
Soprattutto per questi motivi e ancora per altri papa Francesco è criticato. E le critiche confermano la novità della sua presenza attesa da tanti di noi.

Pierluigi Di Piazza

(da “IL Messagero veneto” del 31 dicembre 2014)


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