Logo Noi Siamo Chiesa

Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Raniero La Valle lancia il Manifesto per una Sinistra cristiana

MANIFESTO ALLA SINISTRA CRISTIANA E A QUANTI AMANO LA GIUSTIZIA

 PER UN RITORNO ALLA POLITICA NEL TEMPO DELLA CRISI 

Siamo tutti vittime di una disfatta della politica che, dopo la rimozione del muro di Berlino, vissuta come la vittoria ultima di una parte sull’altra, ha rinunciato a fare un mondo nuovo preferendo rilanciare il vecchio, a cominciare dal suo ancestrale sovrano “diritto alla guerra”. Ciò facendo i poteri dell’Occidente hanno abdicato alla responsabilità di guidare il corso storico, mettendo tutto nelle “mani invisibili” del Mercato, del quale si sono fatti sudditi, guardiani e sacerdoti. E questo lo dice pure Tremonti, dal fondo del pensiero reazionario Ma poiché il meccanismo così innescato ha creato isole di ricchezza in un oceano di naufraghi, incrementando povertà, insicurezza e disordine, la politica si è fatta polizia per domare terroristi e riottosi, alzando il livello di violenza preventiva e repressiva e mettendo sotto i piedi verità, diritto, Costituzioni e Convenzioni internazionali, ivi comprese quelle umanitarie. E questo non lo fa solo Tremonti, lo hanno fatto classi dirigenti di destra e di sinistra, anche in regimi inutilmente bipolari.

 

Oggi non solo c’è bisogno di tornare alla politica da  cui molti con giusto disappunto si sono allontanati, come hanno fatto due milioni e mezzo di nuovi astenuti nelle ultime elezioni, ma c’è bisogno di una politica “altra”; né del resto alla vecchia politica questo ritorno sarebbe possibile, né ad essa possibile l’approdo dei giovani; c’è bisogno di una ricostruzione della politica come un “essere per gli altri”, a cui tutti sono chiamati. Perciò rivolgiamo questo

 

APPELLO ALLE DONNE E AGLI UOMINI CHE VOGLIONO OPERARE PER LA GIUSTIZIA

 

per un ritorno alla politica. Proponiamo pertanto di promuovere con il nome di Sinistra cristiana una rete di Gruppi, di aggregazioni e di servizi “PER LA COSTITUZIONE, LA LAICITA’ E LA PACE”: cioè per l’unità degli uomini nella giustizia e nel diritto, per la responsabilità comune di “credenti” e “non credenti”, per la crescita del mondo. Dire Sinistra cristiana non significa qui riferirsi alla pur positiva esperienza che ebbe questo nome dal 1938 al 1945, né crearne oggi una nuova, ma fare appello a quella sinistra cristiana che è già nel Paese ed è nascosta nel fondo di molti di noi. Ciò comporta una scelta di campo di sinistra, cosa che in un’Italia drasticamente divisa in due sole parti politiche non significa più sposare una determinata ideologia, ma assumere il peso della contraddizione, mentre della sinistra rivendica la dignità, contro tutte le delegittimazioni e diffamazioni.

Si tratterebbe di dar vita ovunque sia possibile, nel territorio nelle istituzioni e nelle assemblee elettive, a un “Servizio politico” che da un lato abbia lo scopo di favorire la partecipazione politica dei cittadini, offrendo loro, indipendentemente dalle rispettive opinioni, dei servizi e degli aiuti per agevolarli nell’adempimento dell’art. 49 della Costituzione; dall’altro che abbia lo scopo, come parte tra le parti, di promuovere in modo associato iniziative, corsi e scuole di formazione politica, riattivare  canali di comunicazione coi giovani, elaborare culture, soluzioni e proposte legislative, intervenire nel dibattito pubblico e, se necessario, partecipare anche direttamente all’azione politica per concorrere a determinare con metodo democratico la politica nazionale e instaurare la giustizia e la pace tra le nazioni, sempre promuovendo alternative costruttive e nonviolente nei conflitti; e ciò entrando nelle contraddizioni in atto, tra cittadini e stranieri come tra uomini e donne, tra regolari e clandestini, tra necessari ed esuberi, e cercando di ristabilire i legami tra il quotidiano, la cultura, la politica e una speranza nuovamente credibile; sapendo che se non subito si può cambiare il mondo, si può intanto cambiare il modo di stare al mondo.

La definizione di questa rete di Gruppi e di iniziative come “Servizio politico”, intende non solo identificare il criterio della politica nel servizio e non nel potere, ma anche riprendere la radicale illuminazione secondo la quale il vero modo per evitare che nella vita collettiva gli uni siano nemici degli altri, è che tutti si riconoscano servi gli uni degli altri.

Il nome di Sinistra cristiana, poi, non comporta un’identificazione confessionale, che in nessun modo può confondersi con una divisa politica, ma intende alludere a un mondo di valori, tutti negoziabili, ossia non imposti, purché prevalgano l’amore e la libertà, vuole indicare come discriminante il principio di eguaglianza e, nel conflitto, significa fare la scelta dei poveri delle vittime e degli esclusi. Si tratta dunque di un nome nuovo che si riferisce tuttavia a una ricca e variegata tradizione di impegno politico che va da Murri a Sturzo a Dossetti, dai cristiani della Resistenza ai “professorini” della Costituente, da Rodano a Ossicini a Gozzini, dalla cruenta testimonianza di Moro a quella della salvadoregna Marianella Garcia Villas, che hanno attraversato il Novecento italiano.

Quanti intendono associarsi a questo appello sono invitati a farsi promotori delle relative iniziative nelle realtà a cui ciascuno appartiene, salvo poi ogni possibile coordinamento. E se per ottenere risultati è necessario coinvolgere molti, anche due o tre che si riuniscano per queste cose già compendiano tutto il significato dell’azione. 

Per un incontro di carattere nazionale, da convocarsi a settembre, si può prevedere fin da ora di mettere all’ordine del giorno, come primissime urgenze, il ritorno alla rappresentanza proporzionale senza snaturamenti maggioritari, e l’affermazione del principio che i diritti sono uguali per tutti: dove la proporzionale è la condizione per non dare troppo potere a qualunque “sovrano del popolo” e perché anche una minoranza possa continuare a rivendicare diritti uguali per tutti contro maggioranze che li neghino.

 

Raniero La Valle, Patrizia Farronato, Giovanni Galloni, ex vice-presidente del Consiglio superiore della Magistratura, Rita Borsellino, Adriano Ossicini, presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica, Carla Busato Barbaglio, Mimmo Gallo, magistrato di Cassazione, Giuseppe Campione, presidente della Regione siciliana nel 1992-93, Boris Ulianich, storico del cristianesimo, Giacoma Cannizzo, ex sindaco di Partinico, Annamaria Capocasale, segretaria della Scuola “Vasti”, Roberto Mancini, ordinario di filosofia teoretica all’università di Macerata, Amelia Pasqua, don Mario Costalunga, Laura Brustia, Francesco De Notaris, Agata Cancelliere, insegnante, Giovanni Franzoni, ex abate di San Paolo, Renata Ilari, Giovanni Avena, direttore editoriale di ADISTA, Emilia Carnovale, Giulio Russo, responsabile del Centro di servizi per il volontariato,  Nicola Colaianni, giurista, Padre Nicola Colasuonno, direttore di Missione oggi, Donatella Cascino, Pasquale Colella, ecclesiasticista, Franco Ferrara, sociologo, Padre Alberto Simoni, direttore di Koinonia, Bernardetta Forcella, insegnante, Giovanni Benzoni, Angelo Bertani, giornalista, Enrico Peyretti, Francesco Comina, Chiara Germondari, Ettore Zerbino, Alessandro Baldini (Comitati Dossetti per la Costituzione, Associazione “Salviamo la Costituzione”), Claudio Bocci, Antonio Cascino, Anna La Vista, Federico D’Agostino, sociologo, Pasquale De Sole, Franco Ferrari, Gianvito Iannuzzi, Luca Kocci, Angela Mancuso, Gianfranco Martini, Giuseppe Mirale, Francesco Paternò Castello, Maria Antonietta Piras, Fiammetta Quintabà, Corrado Raimeni, Maurizio Serofilli (Comitati Dossetti per la Costituzione), Gabriella Saccami Vezzami, Luca Spegne, Maria Rosa Tinaburri, Paola e Claudio Tosi, Angelo Cifatte, Piero Pinzauti, Nanni Russo, avvocato, ex senatore, Alessandra Chiappini, presidente dell’Istituzione Servizi educativi, scolastici e per le famiglie del comune di Ferrara, Enrico Grandi, prof. Ass. di anatomia patologica all’Università di Ferrara, Franco Borghi, Tonio Dell’Olio, Pax Christi, Nando e Paola Peloso, Antonio De Lellis, Giovanni  Bianco, giurista, Adele Tomassini, Nadia Neri, psicanalista, Mauro Murino, dirigente scolastico, Carlo Crocella, Mario Corinaldesi, Carlo Ciarrocchi, insegnante di religione, Pio Russo Krauss, medico, Nazzareno Serra, Fabio Ragaini (Gruppo Solidarietà), Gabriella De Blasi, insegnante di informatica, Esposito Angelillo, funzionario P.A., Anna Doria, insegnante, Gabriele Grassi, Giovanni Dazzi, infermiere, Adriano Declich, giornalista, Orietta Citoni Declich, insegnante, Francesco Auricchio, insegnante, Giovanni Cresci, astronomo,  Antonello Miccoli, Giovanni Panettiere, giornalista, Pierangelo Monti, insegnante di religione, Pippo La Barba, giornalista, Andrea Volpe, ingegnere, Simone Triglia, Carola Gugino. Pasquale Iannamorelli, “Quale vita”, Renzo Dutto, Massimo De Magistris, studente, Citto Saija., Fiorella Ferrarini, assessore scuola di Quattro-Castella (R.E.), Amedeo Tosi, giornalista, Lauro Magnani, Walter Loddi, insegnante, Adelina Bartolomei, psicologa, Chino Piraccini, Nadia Piraccini, Rosa Pia Bonomi, Paolo Bertagnolli.

Roma, 10 luglio 2008.

 Per aderire a questo appello si può utilizzare l’ospitalità di Adista inviando una mail all’indirizzo manifestosinistracristiana@adista.it, specificando nome, cognome, indirizzo, professione e recapito postale telefonico e informatico, e mandando un contributo simbolico di 10 euro per le spese; si può usare, anche per inviare maggiori contributi, il conto di “Pace e diritti” presso la BNL del Senato,  IBAN  IT36V0100503373000000010470, oppure il Conto corrente postale n. 10654507 intestato a “Comitato per i campi di pace in Toscana”, v. Valdibrana 23, 51100 Capostrada. I firmatari saranno poi invitati a una riunione costituente per decidere come condurre il seguito dell’iniziativa.  

Perché questo appello. L’idea è nata nei circoli della Scuola di antropologia critica  “VASTI, che cos’è umano?”, al termine di un ciclo di seminari dedicato alla convivenza in cui si sono anche discussi i più recenti contributi in tema di teoria generale del diritto e della democrazia e di rapporti fede-mondo. Il punto di partenza è stato l’analisi della gravissima crisi interna e internazionale, giunta ormai nel nostro Paese, con la lotta agli immigrati, i Rom trattati come lo furono gli ebrei e con la sottrazione dei processi ai giudici, ad attaccare gli stessi diritti primari di libertà ed eguaglianza; ed è giunta nel mondo, con la scelta di produrre petrolio invece di cibo, di costruire muri invece di porte e di armare la vita quotidiana, a dare per perduta e nemica una gran parte della popolazione della terra. Tutto ciò rischia di risolversi in un fascismo strutturale sia in Italia che nel mondo.

E in tali frangenti i cristiani dove sono? E Dio dov’è? Le autorità della Chiesa si fanno vedere, ma i cristiani non ci sono. Prima di tutto non ci sono perché non c’è più il popolo, che pur doveva essere il grande protagonista della democrazia; il popolo non c’è perché all’economia non serve, quando riduce i cittadini a clienti, i sindacati lo hanno perduto, intenti come sono a salvare il salvabile (ed è poco) con il concerto piuttosto che col conflitto, e i politici si nominano da soli. Fuori del popolo, inteso come organismo, le famiglie ideali non ci sono, le identità franano nell’amalgama della secolarizzazione di massa e le differenze finiscono in ostilità non più politicamente mediate.

Ma i cristiani non ci sono anche perché sono caduti in equivoco sulla laicità. Hanno creduto anch’essi, come fa la modernità, che la laicità consista nel non essere o non manifestarsi  credenti, mentre essa consiste nel vivere ogni realtà creaturale come profana e non come sacra, cioè disponibile all’uomo, non sottratta all’uso e alle responsabilità comuni, non gravata da riserve e da interdetti, non sequestrata da specialisti togati a ciò specialmente consacrati. Questa laicità non si contrappone a fede o a religione, perché il sacro non è la stessa cosa di Dio, non è la stessa cosa della Chiesa ma, fuorviato, diventa piuttosto la custodia cautelare con cui Dio è tenuto sotto controllo, la forma del suo esilio dal mondo, del mettersi al riparo da lui, una contraffazione e una copia di Dio, come si può sapere almeno da quando Gesù di Nazaret, come dice il vangelo, ce lo ha fatto “vedere”.

Per far fronte alla crisi anche i cristiani ci vogliono, ed è strano che la sinistra se lo sia dimenticato mentre il partito comunista lo aveva capito. Ma non ci vogliono i cristiani come categoria politica, perché questo significherebbe ricadere in vecchie pratiche integriste e confessionali, bensì ci vogliono come il grido che reclama una qualità della politica che dovrebbe essere a tutti comune. Una qualità della politica che l’imperatore Giuliano riconosceva ai cristiani, quando nel ripristinare il paganesimo, voleva però emulare e anche superare l’amore che essi mettevano nella vita sociale; una qualità della politica che consiste “nell’agire in modo che comportamenti atti o scelte nell’operare quotidiano non siano spiegabili soltanto sulla base di mere opportunità politiche o di convenienze personali”, come rispondeva don Giuseppe De Luca a chi lo interrogava sullo specifico cristiano nell’azione comune con i non credenti; una qualità che consiste nel non contentarsi di aver vinto ma andare oltre per una ulteriore giustizia, come diceva don Lorenzo Milani a Pipetta; nel mantenere sempre “un principio di non appagamento” rispetto a ogni società data, come diceva Aldo Moro; nel percepire che “l’altro non va solo rispettato, ma amato; che l’altro non è solo una persona, è anche un fratello, che la libertà dell’altro non solo è il limite della libertà mia, ma è la condizione della libertà mia, che se l’altro non è libero non sono libero neanche io”, come diceva Claudio Napoleoni quando si chiedeva “se solo un Dio ci può salvare”; una qualità della politica che consiste nel ricordarsi che la cosa più importante non è difendere la propria sicurezza e la propria vita, perché la speranza supera la sicurezza e la vita si può perdere per guadagnarla. In ciò, almeno nell’ambito di quella piccola scuola, ma non solo in questa, si sono trovati e sono d’accordo cattolici e valdesi, cristiani e non cristiani, “credenti” e “non credenti”.

  Roma, 26 luglio 2008Alle persone interessate agli sviluppi del"Manifesto alla Sinistra cristiana"Gentili amici,Il "manifesto alla sinistra cristiana" è stato pubblicato sul n. 55 di "Adista" il 19 luglio, su "Liberazione" l’11 luglio ed è stato presentato a Palermo giovedì 10 luglio in una conferenza-stampa tenuta da me e da Giuseppe Campione, che fu presidente della Regione siciliana in anni difficili, con l’adesione di Rita Borsellino e di Giacoma Canonizzo, l’ex coraggiosa sindaco di Partinico. Dell’evento palermitano vi accludo la notizia datane dalla "Repubblica" di Palermo e dalla "Gazzetta del sud" di Messina.L’appello ha superato d’un balzo i primi cento promotori. Spesso le adesioni sono state accompagnate da espressioni di vero entusiasmo, come per l’arrivo di un’occasione intensamente attesa, ciò che ci incoraggia ad andare avanti nel nostro difficile tentativo. Qualcuno ha scritto: "aderisco rallegrandomi per questa voce così importante che sembrava muta e che invece riprende forza e coraggio in una nuova e nobile concezione della politica"; e un altro: "mi stavo proprio chiedendo come mai nessuno elaborasse un progetto per arginare (finché. è possibile) questa valanga che ci sta sommergendo". "Sono pienamente consenziente, soprattutto nell’aggettivo ‘cristiana’". E ancora: "entusiasta di questa iniziativa"; "arricchire la costruzione di una nuova idea di sinistra in Italia"; "il fatto che la laicità sia assunta come propria da un movimento di ispirazione cristiana avrebbe un forte valore simbolico per svelare alla pubblica opinione l’apparente paradosso che, nella vulgata, contrappone laici e credenti"; "è utile per il Paese dare voce politica ai cristiani che guardano agli ultimi: una cittadinanza politica che in Italia non si è mai affermata"; "gli ideali e i concetti esposti nel manifesto sono da me inseguiti da molto tempo ormai anche se con poco successo"; "nel deserto tempestoso della politica dei nostri giorni e della sinistra in particolare questa iniziativa appare come una delle poche novità di grande respiro degli ultimi mesi". Analoghe attese sono state manifestate da molti in molti modi. Da nessuno è stata avanzata una pur prevedibile obiezione sull’opportunità di chiamare in causa il movente cristiano, segno che è stato ben compreso che esso non allude ad alcuna rappresentanza dei cristiani come tali, la cui identità va ben oltre la politica, non è in contrasto con la laicità, e non è esclusivo di altri moventi, compresi quelli derivanti da altre culture e altre fedi. Ciò che lo distingue e lo qualifica è in questo caso la scelta di campo a sinistra, pur nel dilagare del "pensiero di destra e di guerra", e l’adozione delle tre grandi direttrici della Costituzione, della laicità e della pace. È in ogni caso molto positiva la verifica della possibilità di sdoganare il nome cristiano, come significativo di un modo di stare nella politica, fuori dalle secche dell’integralismo e della riduzione clerico-moderata. Riteniamo che sia ora necessario far conoscere più largamente l’iniziativa. Qui acclusa è l’edizione definitiva del "manifesto" con i primi firmatari, con l’auspicio che esso possa circolare sia nelle reti internet e tradizionali, sia nelle diverse realtà territoriali. Nel prendere atto dell’iniziativa è importante che sia chiaro che essa non ha lo scopo di offrire una casa politica a cattolici senza fissa dimora o delusi dai partiti o giustamente angosciati per la situazione presente, ma ha lo scopo di attivare nuove energie e di fare appello a cittadini consapevoli in tutta la forza della loro ispirazione e delle loro speranze, per affrontare in modo responsabile e propositivo una crisi di portata globale che ha bisogno di risposte non ancora date, di pensieri non ancora pensati e di azione non ancora esperite. Riservo a una prossima lettera qualche proposta per il convegno costituente da convocare a settembre, per mettere a tema la proporzionale e l’eguaglianza dei diritti, oltre il discrimine della cittadinanza, come è già indicato nel "manifesto", ma anche per cominciare a formulare qualche idea sulla nuova contraddizione, apertasi nella stessa destra, tra capitalismo e mercato sul piano globale, in vista di mediazioni e sintesi nuove.Con i più cordiali salutiRaniero La Valle


Pubblicato

Commenti

12 risposte a “Raniero La Valle lancia il Manifesto per una Sinistra cristiana”

  1. Avatar
    Anonimo

    sono un cristiano e sono comunista, però sono contrario alla sinistra cristiana, mi sembra un dare a cristo quello che è di cesare. alberto dinucci, lucca

  2. Avatar
    Anonimo

    non occorre essere comunisti…. la laicità è e deve essere un valore e un impegno per tutti!!

  3. Avatar
    Anonimo

    Ogni cambiamento sociale radicale viene permesso da una rivoluzione incruenta capace di incendiare la mente e pagata sulla propria pelle, concetto dimostrato da Cristo, Ghandi, Nelson Mandela, Martin Luther King. Da quest’ultimo viene una delle più belle frasi mai pronunciate: “Nel mondo i veri problemi non sono la delinquenza organizzata, il razzismo, la corruzione, le prepotenze dei potenti. L’unico grande crimine è il silenzio delle persone oneste”. Che questo manifesto sia il primo passa per cancellare il pensiero di Jean Jacques Rousseau: “L’uomo nasce libero ed è ovunque in catene.”

    Guglielmo Giusti

  4. Avatar
    Anonimo

    Bene per l’appello, che deve risvegliare nel laico la consapevolezza della propria responsabilità personale in virtù della sua vocazione battesimale. In questo periodo storico dopo la cd caduta del muro di Berlino si è verificata anche la caduta della missione profetica della Chiesa. La Chiesa docente e soprattutto quella imperante rivendica, ad ogni occasione di libertà, il proprio asserito diritto di intervenire nelle cose temporali. E’ quindi necessario che il laico si riappropri della sua insostituibile responsabilità nell’incarnare nel presente della vita politica il Vangelo di cui il chierico è soltanto un custode. Solo così la Chiesa , che non a caso negli ultimi decenni viene guidata da rappresentanti eminentemente dottrinarii, potrà essere, sotto la spinta del suo popolo – i laici appunto- una via di salvezza e di progresso dell’umanità intera. La direzione verso gli oppressi e gli emarginati, coloro cioè a cui è impedito con i più vari pretesti e giudizi di essere liberi, è stata tracciata nel Vangelo e nella coscienza del pensiero umano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *