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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Report della sedicesima assemblea nazionale di “Noi Siamo Chiesa” 15 giugno

Sedicesima assemblea nazionale di “Noi Siamo Chiesa” 15 giugno 2014, cascina Contina-Milano

Si è tenuta domenica 15 giugno la sedicesima assemblea nazionale annuale di “Noi Siamo Chiesa” alla cascina Contina presso Milano. Una cinquantina i partecipanti e dodici le realtà locali presenti.
La relazione di Sandri
Dopo la consueta preghiera, Luigi Sandri ha fatto una panoramica sulla situazione del cristianesimo nel mondo. A Busan in Corea nello scorso novembre si è tenuta l’assemblea mondiale del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Essa si è trovata di fronte alle situazioni di grande sofferenza per guerre, povertà e profughi presenti un po’ dovunque nel mondo. Sul contrastarle si trova un facile accordo mentre ben più difficile è la convergenza sulla questioni teologiche e pastorali. Gli ortodossi hanno convocato, dopo decenni di discussione, un Concilio panortodosso nel 2016 a Istanbul. Ma le Chiese dell’ortodossia sono sempre divise, in particolare sono difficili i rapporti tra il Patriarcato ecumenico e quello di Mosca mentre altre divisioni si creano per problemi di giurisdizione (per esempio tra il patriarcato di Antiochia e quello di Gerusalemme per quanto riguarda i fedeli nel Qatar!).
Nel recente incontro tra papa Francesco e il patriarca Bartolomeo , di grande importanza ecumenica, non è però stata celebrata insieme l’Eucaristia. E le divisioni sono dovunque. Nell’Oman, dove sono stato recentemente- ha continuato Sandri- sono state celebrate quattro pasque separate di altrettante confessioni cristiane. Per i cattolici e i protestanti si sta avvicinando il 2017, cinquecento anni dalla rottura della Riforma. Cosa si farà? cosa si dirà? E’ possibile continuare nelle celebrazioni separate dell’Eucaristia? Nel 1982 ci fu a Lima un incontro della Commissione “Fede e Costituzione” del Consiglio Ecumenico delle Chiese, alla quale partecipa una rappresentanza della chiesa cattolica. Si concordò che in ogni celebrazione eucaristica è presente Gesù, ci si divide sul “come” egli è presente. Ma questa discussione sul “come” non attiene alla sostanza della fede ed è per questo motivo che si pone il problema di celebrazioni eucaristiche comuni tra protestanti e cattolici (ciò è già possibile tra protestanti).
L’inopportuna recente pubblicazione di un discorso di Bergoglio del 1985 con un attacco durissimo contro Calvino costituisce un infortunio grave, che ha immediatamente suscitato critiche tra i protestanti, come l’articolo di Paolo Ricca su “Riforma”. Si prepara il viaggio di Francesco in Corea del Sud, paese in cui i cristiani stanno rapidamente crescendo di numero più che negli altri paesi dell’Asia. Ma l’interlocutore di Francesco in questo viaggio sarà soprattutto la Cina.
Nella Chiesa cattolica-ha concluso Sandri- il momento centrale ora è quello del Sinodo dei vescovi convocato per ottobre. Lo scontro sulla riammissione alla comunione dei divorziati risposati non è più ora con la tradizionale area del dissenso ma attraversa il collegio cardinalizio e vede contrapposti i cardinali Müller e Kasper. Se passasse la linea aperturista ci troveremmo di fronte a un cambiamento soltanto pastorale o ad una svolta dottrinale ? Nella discussione, si constata che ci sono tante energie poco conosciute, tanti fermenti, la Chiesa-potenza è finita, c’è ora spazio per la Chiesa di Gesù e il nuovo corso di papa Francesco cerca di andare in questa direzione.
L’intervento di Bellavite
Poi il coordinatore nazionale Vittorio Bellavite ha ricordato l’ultimo anno di “Noi Siamo Chiesa”, dal consenso alla giornata di digiuno contro la guerra in Siria e alla Evangelii Gaudium e dalla partecipazione al questionario sulla famiglia promosso dal Sinodo dei vescovi fino al dissenso sulla canonizzazione dei due papi. Su tante questioni, non ultime per importanza le prese di posizioni – di ben dieci anni fa- sull’accoglienza ai divorziati risposati, “Noi Siamo Chiesa” ha anticipato tematiche che sono ora all’ordine del giorno.
Il punto di vista di “Noi Siamo Chiesa” sulla gestione della Conferenza episcopale rimane molto critico : i vescovi hanno gestito male il questionario e non ne hanno diffuso i risultati, hanno continuato nella loro difesa del sistema ecclesiastico per quanto riguarda i preti pedofili, non hanno accettato di eleggersi il proprio presidente, come proposto loro dal papa. Unica speranza, che viene dall’esterno, è stata la nomina di Galantino a segretario; per il resto sono in molti a fare resistenze al nuovo corso e ad essere in uno stato di disorientamento.
Bellavite ha infine ricordato la posizione , diversa dai trionfalismi ufficiali (a partire dal Card. Scola) sui millesettecento anni dall’editto di Milano ed, infine la partecipazione al terzo incontro di “Chiesadituttichiesadeipoveri” in maggio sulla LumenGentium.
La discussione sulle “scomunica” di Martha, Presidente di We Are Church
Ma la discussione principale è stata sulla “scomunica” del vescovo di Innsbruck nei confronti della Presidente internazionale di Noi Siamo Chiesa l’austriaca Martha Heizer per avere partecipato nella propria casa col marito e con alcuni amici a celebrazioni eucaristiche senza un presbitero in regola col diritto canonico. Bellavite ha ricordato il suo primo comunicato in cui constatava che la Heizer non agiva nell’ambito di una iniziativa di We Are Church ma tuttavia poneva un problema teologico e pastorale che era connesso con le riflessioni di Noi Siamo Chiesa. La scomunica non poteva essere accettata ed essa si presentava come gestita dal vescovo d’accordo con chi a Roma (Card. Müller) voleva creare ostacoli al nuovo corso di papa Francesco. Ciò premesso, “Noi Siamo Chiesa” non può che confermare la sua piena convinta presenza nella Chiesa.
Questa posizione era la stessa che veniva assunta nei giorni seguenti dalla grande maggioranza delle sezioni nazionali di We Are Church, mentre le tre sezioni scandinave ritenevano comunque opportune le dimissioni di Martha. Nella sezione austriaca vi sono state posizioni differenti che si sono poi concluse con la conferma della fiducia a Martha e l’impegno a convocare una assemblea generale in settembre. Di particolare importanza l’appoggio alla Heizer dell’importante movimento dei preti austriaci Pfarrer-Initiativ che si sono sentiti –ha ipotizzato Bellavite- indirettamente colpiti.
La discussione è stata a tutto campo, con posizioni diversificate che, in modo sintetico possono essere così esemplificate : Martha doveva tenere in maggior conto le ripercussioni del suo comportamento che, comunque, non era conseguente a una iniziativa We Are Church, bisogna seguire anche la strada della contestazione canonica della scomunica che è una decisione sconsiderata (si è fatto un approfondimento sulla legge canonica secondo la quale essa sarebbe prevista solo per i diaconi che celebrano l’Eucaristia e non per i laici, per i quali si parla solo di una disapprovazione), bisogna rovesciare il discorso dal piano delle sanzioni a quello della riflessione teologica, bisogna avere presente la strumentalizzazione ecclesiastica della vicenda, bisogna tenere in conto il riflesso della scomunica sui rapporti con l’area conciliare che si sono intensificati nell’ultimo periodo e le difficoltà che ciò ha creato, bisogna capire cosa significa essere dentro la Chiesa . In generale si è cercato di andare aldilà degli aspetti formali per capire come affrontare la questione di fondo che la vicenda ha posto, quella del rapporto prete/laico, della scarsità dei preti, dei rapporti ecumenici, del ruolo della comunità nella celebrazione.
Le conclusioni
Le conclusioni sono state: l’iniziativa di Martha non coinvolge direttamente IMWAC; la scomunica non è un metodo accettabile per un vero confronto e per un vero dialogo e tantomeno per crearne le condizioni; essa può essere messa in discussione sotto il profilo della sua stessa congruità con il diritto canonico (e a ciò si invita Martha); sembra ragionevole ritenere che papa Francesco non fosse al corrente del provvedimento e che esso sia stato deciso da chi non è favorevole al nuovo corso; è necessario un nuovo approfondimento teologico-pastorale su tutto; le dimissioni di Martha sono state respinte da gran parte delle sezioni nazionali di Imwac ma Martha valuti se non sia opportuno considerarle irrevocabili nell’interesse generale del movimento.
Dopo una informazione sugli incontri internazionali di IMWAC (International Movement We Are Church) e dell’European Network Church on the Move a Dublino e a Gand, la parte finale dell’assemblea è stata dedicata, alle proposte per i prossimi mesi. In particolare è stato confermato l’impegno sulle tematiche del sinodo sulla famiglia e la possibilità di riprendere la riflessione teologica sull’Eucaristia anche con riferimento alla elaborazione degli anni ’70-’80 (vedi sopra). Si è ricordato come “Noi Siamo Chiesa” è impegnata insieme alla rete internazionale e ad una serie di altre realtà in tutti i continenti all’organizzazione dell’incontro internazionale “A future for the People of God” nel novembre 2015 a 50 anni dalla conclusione del Concilio. Altra proposta è stata quella di un impegno sulla questione dei cristiani nel Medioriente.
Infine si è discusso dei problemi organizzativi . Il movimento deve completare la campagna di adesioni iniziata in gennaio e impegnarsi ad estendere la sua presenza sul territorio e continuare nella sua rete di rapporti. Il Coordinamento nazionale uscente, che era stato rinnovato nell’assemblea dell’anno scorso, è stato confermato. L’assemblea è stata anche informata del prossimo lancio dell’Appello per la riabilitazione di Ernesto Buonaiuti sul quale “Noi Siamo Chiesa” sta raccogliendo con molta facilità da mesi adesioni.


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