Logo Noi Siamo Chiesa

Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Roberto Fiorini ha ampiamente introdotto l’incontro con Melloni sulla famiglia nella storia della Chiesa

Comunità ecclesiale di S.Angelo, il Guado, Noi Siamo Chiesa, il Graal,
centro Helder Camara
Incontro con
Alberto Melloni
su
“Il matrimonio nella storia della Chiesa”
prendendo spunto dal suo libro
“Amore senza fine,amore senza fini”
(editore Il Mulino, 2015)
Milano, venerdì 2 ottobre 2015 ore 18-20,
Auditorium San Carlo (sala verde) – Corso Matteotti, 14 – Milano

Introduzione
Roberto Fiorini

Questo nostro incontro si pone sulla linea di Papa Francesco che richiedeva ai vescovi riuniti in sinodo lo scorso anno di adottare nel loro comunicare lo stile che nel Nuovo Testamento viene chiamato parresìa: il parlare con franchezza, dicendo ciò che davvero si pensa sui temi scottanti riguardanti le famiglie, i matrimoni, la sessualità e il suo esercizio.
Una tale parresìa è stata richiesta anche fuori dalle aule sinodali con l’invio, per la prima volta nella storia della Chiesa, di un questionario da far circolare in maniera capillare in tutto il mondo. In Italia in particolare si è registrato un certo imbarazzo in molte chiese locali e anche l’oscuramento dell’iniziativa.

Nei decenni dopo il Concilio
Si trattava, in verità, di aprire un discorso su temi che, almeno negli aspetti più concreti, durante lo stesso Concilio erano stati blindati, e che il papa di allora, Paolo VI, aveva riservato al proprio magistero (enciclica Humanae vitae del 1968). Nei decenni del post concilio verranno irrigiditi in una disciplina formale e non discutibile.
Intanto su questi temi avveniva, a livello di società civile, quello che nel 1974 Pier Paolo Pasolini chiamava “la rivoluzione antropologica in Italia”, e che l’esito del referendum sul divorzio la rendeva di dominio pubblico. Lo scrittore, in un articolo allora comparso sul Corriere della Sera col titolo giornalistico “Gli italiani non sono più quelli”, parla della “cultura di massa” legata al consumo e alle sue leggi e alla “omologazione culturale che riguarda tutti: popolo, borghesia, operai e sottoproletari”. 1
Comunque “quel momento istituzionale riveste una valenza simbolica che va al di là del quesito referendario stesso. I cittadini italiani, esprimendosi a favore del divorzio, hanno affermato l’idea che il singolo possa in qualche modo essere più libero, sciolto dal vincolo dei legami”. E’ un punto di arrivo, ma anche di partenza.
“Soprattutto negli anni ‘80, cresce una sorta di disincanto individualistico”.
“Nessuno parla al soggetto che nasce e che, erroneamente, viene giudicato in termini di esasperazione individualistica negativa. Sarà proprio questa negazione delle legittime aspettative del soggetto a determinare una situazione di forte criticità” (Pagnoncelli)
Dopo la sconfitta del referendum sul divorzio avverrà quella sull’aborto, tuttavia per decenni la direzione della Chiesa italiana, prima mediante il partito cattolico della DC poi, all’epoca del card Ruini, intervenendo direttamente sulla scena politica, ha puntato a controllare le leggi su materie sensibili anche con evidenti e sfacciati compromessi che di fatto hanno oscurato il suo compito primario: quello di testimoniare ed annunciare l’ Evangelo. Quasi che una tale opera avesse bisogno di una previa autorità pubblica riconosciuta attraverso le leggi civili. Anni di impoverimento della qualità della vita cristiana, mentre la situazione italiana faceva rotta verso quel complessivo degrado che oggi è sotto gli occhi di tutti.
Su questa materia vi riporto il pensiero di Giuseppe Dossetti: “A proposito dell’atteggiamento prevalente nella Chiesa in merito a queste tematiche, Giuseppe Dossetti esprime un giudizio severo su quello che lui chiama “un regime di salvataggio dei rottami di cristianità”, riferendosi in particolare alle vicende del divorzio e dell’aborto. Sottolineando che “non abbiamo saputo condurre una linea di resistenza a livello storico e culturale veramente adeguato, e siamo stati sommersi, come dovevamo esserlo […] Non perché principi e valori non fossero veri nella loro sostanza ultima, ma perché non potevano essere difesi in quel contesto e in quel frammento di pensiero, non organico, non motivato in maniera nuova e creativa”. E la cosa vale anche per altre battaglie che si affacciano: “omosessualità e così via” ancor oggi all’ordine del giorno. “Senza una cultura creativa … animata cristianamente, adeguata alla realtà del progresso delle scienze umane” qualunque difesa “apparirà non solo una battaglia retriva e di retroguardia, ma apparirà inevitabilmente un’imposizione dal di fuori, costrittiva della libertà umana”. Esattamente il contrario del cristianesimo, se pensato nel suo nucleo essenziale: “azione di Cristo presente nella storia e nella libertà dello Spirito Santo”. In tutti i casi “la cristianità è finita! E non dobbiamo pensare con nostalgia ad essa, e neppure… darci da fare per salvare qualche rottame di cristianità”.
Melloni così conferma la politica seguita dalla chiesa di Roma: “ha battuto le strade della battaglia nello spazio pubblico e l’ha perso. All’inizio del XXI secolo italiano essa ha consegnato alla destra quali valori non negoziabili le utopie della ripenalizzazione dell’aborto, la lotta per sospettata eutanasia ogni rinunzia all’accanimento medicale, la ricostruzione di una minidiscriminazione giuridica delle persone omosessuali: e ha dissipato la propria credibilità perché non s’è avveduta che dietro l’ossequio esteriore a quei principi passava inosservata una disgregazione sociale dalle conseguenze epocali” (Amore senza fine…111).

Nuova strada da intraprendere
Nelle “Conversazioni notturne” il card Martini indicava una nuova strada da intraprendere per quanto riguarda la vastissima e complessa dimensione umana della sessualità: “La Chiesa deve lavorare a una nuova cultura della sessualità e della relazione. Deve farlo anche per contribuire a risolvere un problema fondamentale: nei paesi occidentali un matrimonio su due o su tre termina con il divorzio. La sofferenza che ne deriva è incommensurabile. Non dovremmo accusarne i singoli individui . Possiamo e dobbiamo, tuttavia, sviluppare una nuova cultura che favorisca la tenerezza e la fedeltà. Soltanto in un mondo di questo genere i bambini potranno essere se stessi e essere felici” (p. 99).
2
Dunque Dossetti parlava della necessità di una “una cultura creativa … animata cristianamente, adeguata alla realtà del progresso delle scienze umane “ e Martini gli faceva eco sottolineando la necessità di “una nuova cultura della sessualità e della relazione”.
In realtà noi proveniamo da un lungo periodo nel quale c’è stata come una paralisi, un blocco. “Ci pare di poter essere fedeli alla tradizione ripetendo le formulette giuridiche o catechistiche elaborate per un altro mondo, per un altro uomo, per un’altra donna, per un’altra famiglia” (Grillo). Vi è una forma di fedeltà materiale che è riproduzione di qualcosa di inerte, che ha perduto la capacità di afferrare il reale. Mons Bruno forte nelle presentazione ufficiale dell’Hinstrumentum Laboris affermava che è in gioco una dottrina e una disciplina del matrimonio che sappia pensare con finezza, profondità e coraggio il grande cambiamento che ha riguardato la vita degli uomini e delle donne negli ultimi due secoli.
Però se si vuole davvero inoltrarsi su questo nuovo cammino occorre superare quegli ostacoli che hanno impedito una creatività teologica e pastorale
Ne nomino qualcuno senza alcuna pretesa di completezza. Sono solo accenni

1. Il male cattolico. L’espressione è di André Naud (Il magistero incerto) teologo canadese, esperto al concilio. In cosa consiste? “E’ una tendenza spontanea e irreversibile dopo il concilio di Trento a maggiorare l’importanza della tradizione della chiesa, quale si incarna nelle diverse istituzioni, nella sua disciplina e, soprattutto, nei suoi insegnamenti. Questa tendenza è il male cattolico che l’autore definisce “la congiunzione di un pensiero sulla tradizione imperfettamente formulato, con dei modi di pensare spontanei e delle pratiche – teologiche e pastorali – che vanno tutte nel senso di una esagerata maggiorazione dell’autorità della tradizione della chiesa intesa nel significato più ampio” .
Dopo il Vaticano I l’infallibilità pontificia è stata estesa dal pensiero teologico e dalla pratica magisteriale al di là dei confini fissati dal concilio stesso: ad esempio alle canonizzazioni, alle prese di posizione in materia di diritto naturale. Per accostarci al nostro tema il card Journet “ha dichiarato che la condanna della limitazione delle nascite non è altro che l’estensione del primo articolo del Credo, e potrebbe e questo titolo, essere oggetto di una dichiarazione che impegni l’infallibilità della chiesa”. Sempre a proposito dell’Humanae vitae molti commentatori collegano la decisione di Paolo VI “con ili fatto che lui si riteneva irrevocabilmente legato all’insegnamento espresso da Pio XI nell’enciclica Casti connubi e da una lunga tradizione nella chiesa”

2. A proposito dell’indissolubilità del matrimonio che troviamo nei vangeli sinottici, in particolare Mt 19, 3-9, così sostengono molti esegeti, l’insegnamento non va ritenuto come un diktat giuridico, ma “come il rinvio a un archetipo (‘in principio’) che indica una via da percorrere nella prospettiva di una costante tensione verso il futuro…Si tratta di una norma aperta, che delinea un ideale di perfezione e che impegna il credente in un cammino di costante conversione”. Lo troviamo presente anche nel discorso della montagna (Mt 5, 31-32) dove è chiara la prospettiva escatologico-profetica. Sarebbe come tradurre in norma giuridica il discorso delle beatitudini . 3
Vanno, inoltre, tenute presenti le due eccezioni che troviamo nello stesso Matteo e nella prima lettera di Paolo ai Corinti dove, sul piano pastorale, si pongono come eccezioni alla norma.
Va inoltre notato che, pur facendo riferimento agli stessi testi biblici, le altre tradizioni cristiane (ortodosse e protestanti) hanno dato vita a discipline diverse, con un pensiero teologico che pure si ispira ai testi del N.T.

3. Il recente Motu proprio di Francesco che ha semplificato il processo del riconoscimento della nullità dei matrimoni, decentrando sui singoli vescovi le procedure ”giudiziarie” e rendendo più agile e meno costoso l’iter per arrivare alla risoluzione dei casi, è un passo importante, ma insufficiente e potenzialmente rischioso. Occorre, infatti, prendere in esame la quota imponente dei casi nei quali il vincolo matrimoniale era in essere, ma nel tempo si è infranto, sino a morire. Che fare dinanzi ai fallimenti irrimediabili e irreversibili? Il rischio è che i soggetti in causa decisi a formalizzare il fallimento del loro matrimonio tentino di inserirsi per l’unica via possibile: la dichiarazione di nullità. Come scrive Andrea Grillo, “le parti possono disporre del loro precedente matrimonio accordandosi sul ‘corpo di nullità’ da sostenere concordemente davanti al Tribunale ecclesiastico. Solo una ‘teoria della intersoggettiva del vincolo’ può essere in grado di offrire una buona soluzione ai ‘matrimoni falliti’ “.

4. E’ necessario distinguere bene le tre dimensioni del matrimonio e della famiglia: la naturale, la civile e la religiosa, uscendo dall’appiattimento dell’identificazione “contratto-sacramento”. E’ condizione per la liberazione del messaggio cristiano come via di perenne conversione nella prospettiva evangelica dell’adempimento del sacramento. Più che il diritto è la sapienza che può venire in aiuto, la sapienza di cui è piena la Bibbia, come arte del vivere.
Amore senza fine, Amore senza fini
E’ il titolo del libro di Melloni. E ha un sottotitolo: Appunti di storia su chiese, matrimoni e famiglie. E’ un grande indice delle questioni accompagnato da un ricchissimo corredo bibligrafico che spazia in molti campi. Dinanzi all’appiattimento sia laico che clericale su questi temi, la ripresa del percorso storico è un passaggio decisivo per la comprensione. Solo la dimensione storica ci aiuta a collocare bene i problemi e rende possibile la conoscenza dei cambiamenti antropologici, culturali, giuridici e teologici, come le variazioni conosciute dal matrimonio e dalle famiglie nello scorrere del tempo. “In due sinodi consecutivi la chiesa potrebbe scoprire come rendere più «povera» (…nel senso liberatore del vangelo) la sua idea di sposalizio. Potrebbe guardare cioè alle grandi ricchezze del diritto romano sul coniugio, alle grandi ricchezze della canonistica medioevale sul contratto, alle grandi ricchezze della filosofia aristotelica sui fini del matrimonio come qualcosa da cui svincolarsi dolcemente: e ascoltare così, con solo il vangelo, tutte le persone che nel cammino della vita osano mettere la loro vita nelle mani di un altro o di un’altra e aiutarle col proprio ascolto ad ascoltare la voce del vangelo che dice a tutti «non temete»”. Ora, occorre “usare la sapienza del discernimento…perché i limiti invisibili e inflessibili posti dal matrimonio di ancien régime hanno ceduto il passo a un matrimonio la cui friabilità sta nelle persone e non nella forma ”. La sapienza che nasce dalla misericordia che anima tutta la rivelazione e che si è adempiuta nel volto umano di Gesù è la parola ultima che viene donata all’umanità ed è l’unica che la chiesa può proporre credendo in una efficacia che appartiene solo all’ordine della fede.
Seguono due allegati la cui fonte è l’Ipsos. La prima tratta da N. Pagnoncelli, Come siamo cambiati. Gli italiani ieri e oggi: Metamorfosi antropologiche, Garielli ed S. Pietro in Cariano (VR) 2015 p.58
Il secondo riporta i dati di un sondaggio realizzato per conto del Corriere della sera. 4

5

6


Pubblicato

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *