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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Scalfari va a ruota libera parlando di Lutero e dei protestanti

La storia e la teologia estiva di Scalfari

di Paolo Naso, coordinatore della Commissione studi della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI)

Dispiace e preoccupa che uno dei quotidiani più autorevoli e noti all’estero qual è La Repubblica, e per di più a firma del suo fondatore nonché decano dei giornalisti italiani, concluda un articolo dedicato a papa Bergoglio e alle novità di cui si fa portatore con poche righe che lasciano interdetti.

Nel corpo dell’articolo di Eugenio Scalfari (“Le domande di un non credente al papa gesuita chiamato Francesco” del 7 agosto), egli afferma che “non c’è mai stato un papa che abbia inalberato il vessillo della povertà, non c’è mai stato un papa che non abbia gestito il potere, che non abbia difeso, rafforzato, amato il potere “, per concludere che un papa che predica la Chiesa povera è “un miracolo che fa bene al mondo”. E pertanto – questa la profezia di Scalfari – “non ci sarà un Francesco II”.

In effetti i primi mesi di Bergoglio in Vaticano hanno destato più di qualche sorpresa e non stupisce che molti non credenti come Scalfari mostrino interesse, curiosità e persino ammirazione per un papa che insiste nel definirsi “vescovo di Roma”, che abita in una foresteria, che sa rinunciare al giudizio – “se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo? – che sa pregare con un pastore pentecostale sia in Brasile che in Vaticano, dove questa essenziale pratica ecumenica sembra essere assai più difficile e problematica.

Quello che non capiamo è perché un non credente debba preoccuparsi che “una Chiesa povera, che bandisca il potere e smantelli gli strumenti di potere” diventi “irrilevante”, come – è sempre lo Scalfari pensiero – è “accaduto con Lutero” e le “sette luterane” che “continuano a moltiplicarsi”. Il rispetto che si deve a un’icona del giornalismo non può impedirci di dire che si tratta di affermazioni incoerenti, prive di un minimo di fondamento e segnate da un linguaggio grossolano e del tutto improprio per una testata come La Repubblica. “Sette luterane” è espressione impronunciabile, figlia di una cultura controriformista, preconciliare e del tutto estranea alla sociologia religiosa di oggi. E poi, come si tiene il giudizio sulla irrilevanza del luteranesimo che avrebbe bandito il potere – giudizio azzardato e supponente che non regge alla più superficiale lettura dei testi del padre della Riforma – col fatto che le “sette luterane sono migliaia e continuano a moltiplicarsi”? Il problema è logico, non teologico, ed è sconcertante che un raffinato intellettuale si abbandoni a affermazioni così grossier che si possono – a fatica – concedere sotto l’ombrellone ma che suonano intollerabili sulle colonne di un giornale che tanto peso ha nella costruzione dell’opinione pubblica italiana e di quella “laica” in particolare.

Un incidente di percorso? Una frase dal sen fuggita? Una “provocazione culturale”, come si ama dire oggi? Niente di tutto questo, a nostro modesto avviso. Quella di Scalfari è affermazione che esprime perfettamente l’habitus intellettuale di gran parte della cultura “laica” italiana: una cultura che, proprio perché non conosce Lutero e tanto meno Calvino – se non per la mediazione che ne ha fatto la polemica cattolica anti protestante preconciliare – identifica la Chiesa cattolica con il cristianesimo, confonde il potere ecclesiastico con la missione evangelica, ignora che la laicità è compatibile con la fede e aborrisce una pratica cristiana costruita sulla responsabilità individuale del credente piuttosto che sul principio di autorità. La discussione non è accademica né ideologica: non comprendere il ruolo della Riforma nella modernità significa non comprendere fino in fondo il portato della modernità, il nuovo orizzonte di libertà che essa ha aperto a chi crede, a chi non crede, a chi crede in termini non convenzionali. La debolezza radicale della cultura laica italiana è in questa aporia cognitiva che ha poche eccezioni. Lo stato dell’etica e della res publica italica dicono chiaramente quali ne siano gli effetti. (nev-notizie evangeliche 34/13)


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Commenti

3 risposte a “Scalfari va a ruota libera parlando di Lutero e dei protestanti”

  1. Avatar Angelo Cifatte
    Angelo Cifatte

    Ringrazio Paolo Naso per l’utilissima precisazione, perchè troppo spesso avverto anch’io il “vecchiume” di talune pretese riflessioni da parte di pur pregevolissimi Autori, ma a però non ho la cultura per replicare. Sento che quanto ha qui fatto Naso sia molto utile, ed invito lui ed altri a continuare in questo prezioso lavoro…

  2. Avatar maria cristina passaponti
    maria cristina passaponti

    Concordo pienamente con quanto scritto nell’articolo di Paolo Naso.
    In una cosa sola dissento: quello di Scalfari non è un incidente di percorso ma il frutto della sua sicumera e ignoranza che dimostra in tutte le occasioni. Del resto il lupo cambia il pelo ma non il vizio e Scalfari il pelo è sempre riuscito a cambiarlo bene, quanto al vizio ……..

  3. Avatar vittorio
    vittorio

    Ho letto l’articolo di Eugenio Scalfari pubblicato su repubblica.
    non stupisce quanto affermato da Scalfari, quantomeno tra coloro
    che hanno una qualche dimestichezza con i libri da lui scritti.
    Sappiamo essere Scalfari uomo di cultura liberal-laica, che in questi
    ultimi decenni ha visto forme di valore assoluto, quanto meno in molte
    coscienze laiche progressiste. Ritengo tuttavia che il problema sia di
    andare ben oltre le infelici frasi fatte da un intellettuale come Scalfari
    sulle –sette–Protestanti, ho se una Chiesa finalmente svincolata
    dal potere debba essere povera ho no, ma di porci una domanda a cui
    tutti siamo chiamati doverosamente ha darvi risposta, difronte ai grandi
    problemi planetari e globali che l’umanità tutta si trova difronte oggi
    e nei prossimi decenni a venire: quale intellettuale? E di quale cultura,
    filosofica,teologica,e ideali necessariamente proiettati nel futuro deve
    esprimere l’intellettuale planetario?
    Dietrich Bonhoeffer il 17-1-45 cosi scrive ai genitori.
    –Cari genitori. Oggi vi scrivo per il sacrificio popolare, vorrei pregarvi
    di disporre di tutte le mie cose; Quanto poco serva all’uomo per sopravvivere
    l’ho imparato negli ultimi due anni. Nell’inattività di una lunga reclusione
    si sente particolarmente forte la necessità di fare il possibile, pur nei ristretti
    limiti, per la società intera–. E’ partendo da queste frasi dell’autore di
    –resistenza e resa–che va cercato l’intellettuale, il teologo l’uomo di fede
    futuro? Io ritengo di si.
    Ernest Bloch L’autore di spirito dell’utopia, e del principio speranza, nel
    suo notevole lavoro su Thomas Mùnzer — teologo della rivoluzione–
    cosi sintetizza: –noi vogliamo essere sempre soltanto con noi. Cosi anche
    qui noi non guardiamo assolutamente indietro. Ma vivi noi stessi ci mescoliamo.
    Ed anche gli altri si volgono di nuovo trasformati, i morti tornano di nuovo,
    la loro azione vuole compiersi ancora una volta con noi. Mùnzer fini molto
    rapidamente, e tuttavia volle il vasto. La guerra dei contadini è del 1525
    ed ha espresso nella sue essenza la ribellione dell’uomo dall’autorità.
    Pensiamo che la sua opera e il suo insegnamento non siano attuali se non
    proiettati nel futuro? Io penso di si.
    Conosciamo tutta la straordinaria opera teologica e filosofica,di pensatori
    protestanti contemporanei soprattutto di nazionalità tedesca. Pensiamo
    che questo patrimonio sia strumento che va alla costruzione dell’uomo futuro
    planetario? Io penso di si.
    Ritengo che più che perderci in futili dissertazioni di natura teorica-personalistica
    ha tratti con compiacenza narcisistica che ci porta ha crogiolarci sulla nostra
    –presunta cultura– ha cui siamo giunti, dovremmo il pensare alla costruzione
    dell’uomo nuovo, dell’intellettuale planetario, ha cui padre Balducci ha dedicato
    vita e insegnamento, sintesi dell’essenza del pensiero religioso come pure
    di quello laico, Questo io credo sia la fascinosa sfida che ogni intellettuale
    nonché uomo ho donna di buona volontà debbano fare proprie nel loro
    quotidiano e difficile agire.

    Mi scuso per l’errore di battitura del primo commento
    un caro saluto e un buon lavoro a tutti.

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