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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Sull’intervento in Libia di supporto agli USA il Parlamento non decide e viene snobbato. La coscienza cristiana deve riflettere e reagire

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Comunicato stampa

Senza un voto del Parlamento il nostro paese interviene ancora in Libia. La coscienza cristiana faccia i conti con la storia e con l’oggi. Il silenzio potrebbe essere complice.
Giovedì in Parlamento, alle Commissioni Esteri e Difesa, si è discusso della concessione da parte del Governo italiano delle basi militari ai droni e ai cacciabombardieri USA per il loro intervento in Libia. I ministri della Difesa e degli Esteri Pinotti e Gentiloni, snobbando il Parlamento, non si sono presentati inviando due sottosegretari. Nessun voto è previsto sulle decisioni del Governo, che violano l’art. 11 della Costituzione. Per quanto il fatto sia incredibile, ieri venerdì i due maggiori quotidiani (“Corriere della Sera” e “Repubblica”) non hanno pubblicato niente si questo incontro. Ciò testimonia del basso livello a cui sono giunti nel nostro paese, almeno in questo momento, l’attenzione e l’impegno su questioni vitali per la collocazione internazionale dell’Italia e per la stessa moralità dell’azione di governo.
Ugualmente è molto scarsa la consapevolezza dei gravi comportamenti del nostro governo che continua a permettere l’esportazione di armi prodotte in Italia verso paesi (Arabia Saudita e Qatar) che ne fanno un uso criminale in aperta violazione della legge n.185 sul commercio delle armi (su questa questione la ministra Pinotti continua a mentire di fronte alle ripetute recenti denunce del movimento pacifista).
Anche perché tutti sollecitati dai frequenti forti ammonimenti di papa Francesco sulla “terza guerra mondiale a pezzi”, indico quale mi sembra debba essere la reazione della coscienza cristiana di fronte ai fatti in questione:

1) Qualsiasi riflessione sulla situazione in Libia non può che partire da un giudizio aspramente critico sull’intervento di tipo neocoloniale che nel marzo 2011 ha sconvolto la Libia ed ha aperto la strada alla divisione del paese, allo scontro fratricida tra le varie tribù ed anche all’arrivo dell’Is ed all’emergenza profughi. La guerra costò 25.000 morti e danni immensi (un paese che era nelle migliori condizioni in Africa ora è in difficoltà economiche gravissime), fu condotta in violazione del diritto internazionale e di ogni principio di moralità nei rapporti tra gli Stati. Il Governo italiano accettò di partecipare concedendo l’uso di sette basi aeree e, in seguito, di una flotta di cacciabombardieri, violando così in modo sfacciato lo stesso Trattato di amicizia con la Libia firmato nel 2009.
Per l’intervento del 2011 è ragionevole che le autorità della giustizia internazionale si pronuncino subito su fatti che non meritano di essere giudicati solo dai tempi della storia. Da subito, con qualcosa di simile al giudizio che è stato dato in Gran Bretagna sul governo Blair per l’intervento in Iraq, le istituzioni del nostro paese dovrebbero avviare un processo di rigoroso accertamento dei fatti e delle responsabilità, anche personali.

2) Inoltre un onesto approccio alla situazione libica si può solo fondare su una generale presa di coscienza di cosa è stato il passato coloniale italiano, quando l’invasione del 1911 costò al popolo libico centomila fucilati e impiccati e un dominio durato più di trent’anni. Questa parte orribile della nostra storia deve essere insegnata nelle scuole, conosciuta adeguatamente da tutta l’opinione pubblica, deve diventare cultura e una responsabilità condivisa dall’intera nazione.

3) Premesso questo quadro di riflessioni e in una situazione oggettivamente difficile, mi sembra del tutto ragionevole quanto dice Alex Zanotelli (intervista sul “Fatto quotidiano” di giovedì 4) : “questa offensiva viene percepita come una nuova guerra coloniale contro un paese arabo-mussulmano. Sarebbe un conflitto per il petrolio e magari per spaccare il paese in tre stati, altro segnale tipico dei disegni coloniali”. Nel febbraio scorso Angelo del Boca, il maggiore esperto e storico della Libia, e Zanotelli inviarono al governo un Appello. In esso si ragionava su tutto e si concludeva in questo modo : “In un solo caso l’Italia può intervenire, nell’ambito di una missione civile di pace e dietro la precisa richiesta dei due governi di Tripoli e di Tobruk, che oggi si affrontano in una sterile guerra civile. Ma anche in questo caso, l’azione dell’Italia deve essere coordinata con altri paesi europei e con l’Unione Africana (UA)”. Parole al vento.
Inoltre un intervento come quello avviato dagli USA, che il governo italiano condivide e a cui collabora, non ha alcuna efficacia per quanto riguarda il problema dei profughi ed assoggetta il nostro paese a possibili attentati terroristici, guidati o suggeriti dall’IS.

4) Le forze pacifiste sono troppo silenziose, c’è come una rassegnazione , una assuefazione che non c’è stata in altri momenti. La situazione è complessa, lo sappiamo, la viviamo. Può essere che i recenti gravissimi attentati terroristici abbiano annichilito e come stordito, almeno in parte, anche le sensibilità pacifiste. Tutto ciò premesso, siamo comunque obbligati a dire che questo intervento militare è nella linea ed è una conseguenza dei tragici errori/crimini costituiti dall’invasione dell’Afghanistan del 2001, dall’aggressione all’Iraq nel 2003 e alla Libia nel 2011 e dagli interventi in Siria, tutti contro ogni legge umana e ogni precetto evangelico e tutti inoltre fallimentari per quanto riguarda lo stesso loro esito militare e politico. Speriamo che nel mondo cattolico italiano le voci consapevoli della gravità della situazione si attivino, che le autorità ecclesiastiche, tanto loquaci su tante questioni, non stiano zitte in una comoda neutralità. Speriamo soprattutto che il movimento pacifista si prepari alla Perugia-Assisi del 9 ottobre in modo molto unitario su una piattaforma esplicita nei giudizi e capace di rilanciare il movimento contro la guerra, richiamandosi esplicitamente all’insegnamento di papa Francesco.
Vittorio Bellavite
coordinatore nazionale di Noi Siamo Chiesa
Roma, 6 agosto 2016


Pubblicato

Commenti

3 risposte a “Sull’intervento in Libia di supporto agli USA il Parlamento non decide e viene snobbato. La coscienza cristiana deve riflettere e reagire”

  1. Avatar Vittorio da rios
    Vittorio da rios

    Caro Vittorio come non condividere questo documento di noi siamo chiesa a tua firma?
    Ho subito provveduto con i modesti strumenti che dispongo sul Web di diffonderlo.
    Ritengo che ben poco vi sia da aggiungere a quanto da te scritto.Siamo inanzi a violazioni
    sistematiche di leggi e trattati internazionali, nonchè del nostro dettato costituzionale,
    che una classe dirigente irresponsabile quanto totalmente priva di autonomia gestionale
    si sta rendendo responsabile. Da tempo vado sostenendo l’urgenza di concentrare gli
    interessi di tutti i vari movimenti e organizzazioni che operano per un mondo pacificato,
    dove la guerra sia finalmente bandita, sulla produzione e commercio di armi che vede come
    i dati recenti lo confermano il nostro paese tra i protagonisti nello scacchiere internazionale
    dei produttori di materiale bellico.Il lavoro è immenso poiché la stragrande maggioranza
    delle persone non conosce o si rifiuta di conoscere gli interessi immensi che la produzione e
    commercio di manufatti armieri mette in moto. Un gigantesco Business. Le guerre e i
    bombardamenti si fanno con le armi sempre più micidiali e tecnologiche. Cosa se ne sa
    realmente dei bombardami fatti per esempio con i droni? dalle scarne notizie e filmati
    sfuggiti alla censura emerge una realtà raccapricciante dove le vittime sono spesso
    innocenti: bambini e bambine donne e anziani. Crimini collettivi che rimangono totalmente
    impuniti. Tu hai giustamente citato Blair e il conflitto con l’Iraq un massacro
    di soldati e sopratutto di civili la cui conta ancora incompleta fa rabbrividire. Lo stesso
    per l’Afganistan che ha una sua drammatica specificità: sul suo suolo ci sono ancora
    depositate qualcosa come 8 milioni di mine anti uomo, molte sono di nostra fabbricazione.
    Quasi giornalmente una giovanissima creaturainnocente salta per aria, chi ne da conto?
    Ora tale produzione nel nostro paese è vietata, ma le nostre mine erano le più ricercate
    dal mercato poiché le più micidiali. Ingegneri, progettisti,ricercatori, maestranze varie
    tutti a mettere la loro conoscenza scientifica nella costruzione di un ordigno tanto
    raccapricciante nei suoi scopi quanto per i soggetti a esserne vittime.Ecco quello che
    io sostengo da tempo essere il nostro il luogo non del reato singolo che va riconsiderato
    ma del reato collettivo di massa.La produzione di armi è una organizzazione che prevede
    una infinità di attori, tra i quali gran parte del sistema –bancario -finanziario
    si è visto ultimamente che anche medie e piccole banche come quelle del credito popolare
    e cooperativo sono entrate nel Business della produzione armiera, finanziandolo a vario titolo.
    Stesso ragionamento quale quello in Iraq è da farsi per la Libia Ucciso un testimone scomodo
    come Gheddafi che pur con criteri dittatoriali assicurava una convivenza tra le diverse
    tribù ed etnie. Si è totalmente destrutturato il tessuto tecnico amministravo con
    bombardamenti e azioni terresti , creando il caos più completo lacerando il paese,
    innescando forme di violenza fratricida e di massacri tra i civili, Poi quello che sta
    accadendo nello stato dello Yemen, in Siria, in Centro Africa, Ucraina, ecc. E le tensioni
    tra le grandi potenze Russia,Cina e Stati uniti. A perfettamente ragione Francesco che
    appare come la più alta e autorevole voce e coscienza critica, nel denunciare tutto
    questo: cioè la terza guerra mondiale a pezzi. Le organizzazioni che lottano per la pace e
    il disarmo: –non vi può essere la prima senza la destrutturazione–della seconda non devono
    farsi prendere e condizionare dalla spaventosa sperequazione di forze in campo.ne dalle forme
    di morte e terrore che ha colpito alcuni paesi Europei: Non dimentichiamo che il maggior numero
    di vittime di quello che chiamiamo –terrorismo–sono da ricercarsi nei paesi a tradizione religiosa
    Musulmana. Tutto è collegato in questo gigantesco scenario di violenza, sopraffazione,e morte.
    Qualcuno profeticamente aveva intuito che i grandi cambiamenti inediti quanto planetari in
    essere da alcuni decenni avrebbero comportato –particolari–scossoni di assestamento–che se non
    sorretti e gestiti da una classe politica su scala mondiale attrezzata adeguatamente sul
    piano–filosofico-culturale ed etico -morale, possono degenerare in irreversibile
    catastrofe per tutti.
    Un caro saluto.

  2. Avatar fredo volivero

    CONDIVIDO APPIENO QUESTA RIFLESSIONE:DOVREMMO RIUSCIRE A MOBILITARCI soprattutto nelle chiese coi cattolici normali.Questi giorni ho possibilità e vedo quanto si può fare di concreto sulla coscienza dei credenti.Grazie

  3. Avatar Vittorio da rios
    Vittorio da rios

    Caro Fredo occorre una grandissima mobilitazione inanzi tutto sul piano
    culturale e formativo. Un radicale cambio di paradigma. la consapevolezza
    che un mondo decentemente pacificato si raggiunge solo attraverso la
    destrutturazione del sistema produttivo armiero. Occorre riconvertire i siti
    dove si costruisce attualmente le armi. Ma oggi chi ne parla? Si è costruito il
    –terrorismo-per creare paura e violenza e quindi stato di polizia e armi.
    Anche il cattolico come tu dici –normale– deve essere posto inanzi alle sue
    responsabilità. Per esempio: –uno dei tanti– quando investe i suoi risparmi
    in banca verificare dove trovano collocazione, poiché si sa che quelli investiti
    in settori dove operano le industrie belliche assicurano considerevoli guadagni.
    Va costruita coscienza collettiva.
    Un caro saluto

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