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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Sumaya Abdel Qader esprime lo sdegno dei giovani mussulmani italiani per la strage di Parigi

di Sumaya Abdel Qader

#NonInTheNameOfTheProphet – Non in Nome del Profeta!

No, non ci può essere una introduzione per ciò che è accaduto al giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi. Un bilancio di troppi morti (fosse anche solo uno) e molti feriti. Immagini e video da assalto di guerra. A casa nostra. Si, a casa nostra nel cuore dell’Europa. L’audio dei terroristi che gridano Allahu Akbar-Dio è grande, e le rivendicazioni che giungono al grido di “vendetta per il Profeta Muhammad” tuonano nella mia mente e nel mio cuore come una pioggia di missili.
Non riesco ad accettare che si possa mancare di rispetto alla vita umana in modo così codardo.
Non riesco a comprendere che si possa denigrare il nome di Dio e del suo Profeta in questo modo. Non riesco a condividere che si macchi di morte il nome di Dio e del Profeta.
Charlie Hebdo è noto per produrre vignette satiriche anche sul mondo islamico, sull’Is, e su ciò che accade in Medio Oriente. Non piace a molti musulmani per alcune ragioni, non piace ai criminali dell’Is e associati per altre ragioni.
Ma ciò non può giustificare il prezzo della vita.
Dio basta a se stesso e non ha bisogno di difesa, se si crede davvero che esista. Il Profeta Muhammad non permise neppure ai suoi compagni di difenderlo dalle calunnie e aggressioni dei suoi contemporanei oppositori, perché dovremmo farlo “noi”. Sì, noi tra virgolette perché la comunità islamica si è subito dissociata e non accetta atti vili di questo tipo.
L’associazione dei Giovani Musulmani in Italia (GMI) rigetta questo atto d’orrore: “Dio ci ha concesso il dono della vita”, dicono i GM, “Non possiamo rigettarla e toglierla”. Così l’Ucoii, l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, l’Alleanza Islamica d’Italia e tutte le moschee e i centri islamici d’Italia, d’Europa e del Mondo, stanno diffondendo a hanno diffuso da subito note di sdegno e sconforto.
Il Corano è chiaro nei suoi versetti che esprimono che “uccidere un uomo è come aver ucciso l’umanità intera”; chi vuol interpretare il Corano in altro modo, giustificando guerre ed estremismi, non è null’altro che un codardo traditore della parola di divina, che è parola d’amore e pace per l’Islam come per tutte le altre fedi religiose.
Certo perché la vita di una persona vale la vita di tutti. Principi e valori universali come il rispetto e la reciproca solidarietà devono continuare ad essere difesi nonostante tutto. Il dialogo, la libertà di parola e di pensiero sono la base per la libertà in generale. L’attacco alla vita è una attacco non solo alla libertà nostra ma una sconfitta di tutti. La grandezza di una comunità o di un gruppo o di chiunque voglia ribadire qualche idea sta nella capacità di accogliere e ascoltare di dare e non solo pretendere, di accompagnare e non scavalcare e scontrarsi.
Ora gli interrogativi che ci porremo, ancora una volta, sono tante: di chi è la colpa? Di chi è la colpa se siamo arrivati a questo? Cos’altro ci sarà?
Credo che in questo momento non possiamo accettare che alcuno speculi su queste domande. Piangiamo dei morti anche oggi, come da anni ormai, vittime di cattive e spietate menti umane Temiamo la criminalizzazione e stigmatizzazione di una comunità per le azioni di singoli criminali. Poche cose possiamo dire: che chi ha commesso questo è un criminale e null’altro; che la strada verso la stabilità e la pace è lunga e tortuosa; che siamo chiamati a guardarci negli occhi e sentirci fratelli umani, responsabili l’uno dell’altro nonostante tutto.

#nonnelnomedelProfeta #notiinthenameoftheProfhet


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