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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Un appello della Rete della pace, di Rete italiana per il Disarmo e di Sbilanciamoci

Italia ripudia la guerra: non rendiamo più facile dichiararla

Rete della Pace – Rete Italiana per il Disarmo – Sbilanciamoci – 27 gennaio 2015

La riforma istituzionale al vaglio del Parlamento, in questo momento in discussione alla Camera dei Deputati, annovera tra i vari provvedimenti discendenti dalla modifica delle funzioni del Senato anche una riscrittura dell’articolo 78 della nostra Costituzione. Tale articolo afferma che “Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari” (Art. 78). Una configurazione che era stata pensata dai padri costituenti come atto e passo grave che derogasse solo temporaneamente dal principio di ripudio della guerra sancito dall’articolo 11, un articolo facente parte dei principi fondamentali della Carta. Il potere di attivare lo stato di guerra spettante al Parlamento si configura quindi come atto politico per eccellenza e presuppone un giudizio di necessità circa l’instaurazione del regime giuridico di eccezionalità.

La modifica in discussione attualmente prevede invece che tale dichiarazione di guerra sia in capo a un solo ramo del Parlamento: una situazione che, combinata con la nuova legge elettorale che prevede un alto premio di maggioranza, configura la possibilità che un singolo partito – in minoranza nel Paese e nell’elettorato ma avente la maggioranza in Parlamento grazie alla legge elettorale – possa prendere tale decisione. Le associazioni delle nostre Reti per la pace e il disarmo esprimono perciò una chiara preoccupazione per questa possibilità e, soprattutto, per la leggerezza con cui si sta intervenendo su un tema alquanto delicato. Riteniamo pericoloso e poco responsabile che si intervenga sull’articolo 78 della Costituzione, come detto una deroga a principi ben più fondanti delle nostre istituzioni repubblicane, solo come conseguenza automatica e quasi “tecnica” di una decisione sull’assetto parlamentare.

A nostro parere sarebbe invece opportuno aprire un dibattito più ampio sulla questione per trovare delle modifiche, ovviamente necessarie mutando la natura del Senato, più in linea con lo spirito e i contenuti voluti dalle madri e dei padri costituenti. Non riteniamo accettabile che, per fare un esempio, sia più semplice raggiungere la maggioranza utile a dichiarare guerra rispetto a quella necessaria per l’elezione del Presidente della Repubblica. Entrambi sono momenti dalla natura enormemente importante (oseremmo dire “grave”) nella vita politica del nostro Paese e non si comprende la disparità che ne risulterebbe nell’affrontarli.

Non è nostra intenzione sostenere che la modifica proposta dal Governo sia intesa ad avere più facile accesso ad una dichiarazione di guerra prossima ventura. Non crediamo che sia quello l’obiettivo, ma comunque sottolineiamo con preoccupazione una discussione che, su un tema così importante, ci appare quantomeno superficiale.

Segnaliamo che alcune delle nostre realtà stanno rilanciando un Appello che mira a sostenere un emendamento sulla questione presentato da un largo numero di Deputati afferenti all’intergruppo dei “Parlamentari per la Pace”. Una proposta emendativa che punta quantomeno ad innalzare il “quorum” di voti richiesto per una Dichiarazione di guerra. Questo sostegno di singole personalità ed associazioni ha solo lo scopo di indicare una possibile soluzione migliorativa del testo presentato dal Governo già sul tavolo nella discussione parlamentare. La nostra richiesta principale e, di fondo, rimane soprattutto quella di uno stralcio di qualsiasi provvedimento che preveda la modifica dell’articolo 78 della Costituzione e l’apertura di un ampio dibattito nell’opinione pubblica e nella politica sugli indirizzi fondamentali che la nostra Repubblica deve avere su una questione così decisiva e fondamentale per le sorti del nostro Paese come quella della scelta tra Pace e guerra.

Le nostre reti e le nostre organizzazioni sono ampiamente a disposizione per un confronto di questa natura.

Rete della Pace – Sbilanciamoci – Rete Italiana per il Disarmo

L’appello:

L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA

DECIDA IL PARLAMENTO, NON UN PARTITO

Nei prossimi giorni la Camera dei Deputati concluderà l’esame in seconda lettura della riforma della seconda parte della Costituzione.

La riforma prevede che la sola Camera dei Deputati possa deliberare (articolo 78 della Costituzione) lo “stato di guerra” a maggioranza semplice. Questa previsione – combinata con la futura legge elettorale maggioritaria – consegna al partito vincitore delle future elezioni politiche (anche se con una semplice maggioranza relativa) la responsabilità di una eventuale decisione così drammatica.

Non è possibile che la scelta se l’Italia debba entrare in guerra o no sia affidata ad un unico partito politico, anche se vincitore delle elezioni.

Per questo chiediamo alla Camera di sostenere l’emendamento (e tutti gli analoghi emendamenti) dei “parlamentari per la pace” a prime firme Carlo Galli, Giulio Marcon, Tatiana Basilio -e sottoscritto da oltre 160 deputati di PD, SEL, Movimento Cinque Stelle e Per l’Italia- che chiede che la dichiarazione dello “stato di guerra” debba avere la maggioranza di almeno 2/3 dei componenti della Camera dei Deputati.

L’articolo 11 della Costituzione dice: “L’Italia ripudia la guerra” e l’art. 78 prevede -evidentemente, solo per casi eccezionali e di difesa del paese- la possibilità di dichiarare lo “stato di guerra”.

Ma a deciderlo deve essere il Parlamento, non un partito.

Don Vinicio Albanesi presidente della Comunità di Capodarco
Ascanio Celestini attore e scrittore
Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera
Gad Lerner giornalista
Mario Martone regista
Alice Rohrwacher regista
Padre Alex Zanotelli missionario comboniano
Don Armando Zappolini presidente del CNCA

Supportano l’appello:

Francesca Chiavacci – Presidente Nazionale Arci

Danilo Lampis (Unione degli Studenti)

Alberto Campailla (Link – Coordinamento Universitario)

Raffaello Zordan – Nigrizia

Riccardo Troisi – Reorient

Francesco Vignarca – attivista e saggista sui temi del disarmo e delle spese militari

Vittorio Cogliati Dezza – presidente Legambiente

don Renato Sacco – coordinatore nazionale Pax Christi

Luisa Morgantini – AssoPace Palestina e già vicepresidente Parlamento Europeo

Gianni Alioti – ufficio internazionale Fim Cisl

Danilo Barbi – Segretario nazionale CGIL

Giordana Pallone – Responsabile riforme istituzionali CGIL

Piergiulio Biatta – Presidente dell’Osservatorio sulle Armi leggere (OPAL) di Brescia

Giorgio Beretta – Ricercatore sul commercio di armamenti

Stefano Maruca – Ufficio Internazionale Fiom

don Albino Bizzotto – Beati i costruttori di pace

Grazia Naletto – Lunaria

Filippo Miraglia – VicePresidente Nazionale ARCI

segreteria@disarmo.org

segreteria@retedellapace.it


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Commenti

Una replica a “Un appello della Rete della pace, di Rete italiana per il Disarmo e di Sbilanciamoci”

  1. Avatar Vittorio da rios
    Vittorio da rios

    Con il più totale rispetto di deputati e senatori mi pare che si parli di guerra non solo ahimè
    ignorandone la tragica inumana follia lo strazio dei corpi e della mente, barbaria indegna
    di esseri ritenuti razionali e pensanti: ma disconoscendo lo spirito fortemente contrario e ostile
    a qualsiasi azione belligerante recante danni irreversibili ad altri che ispirò i padri costituenti.
    Perché apportarvi una simile modifica? Quali urgenze si prospettano all’orizzonte? Il Califfato crea
    d’avvero cosi tanto terrore? La tensione venutosi a creare in Ucraina e nel Donbass, incrinando i
    rapporti con la Russia di Putin? Si è d’avvero capito cosa è realmente accaduto e cosa sta accadendo
    in quella zona geografica cosi importante quanto strategica? Diciamoci la verità e ricorrendo al concetto
    Balducciano sulle religioni, possiamo affermare che i media ufficiali –a parte piccole realtà di eccellenza
    appartengono alla storia delle menzogne, e in democrazie dove vige il diritto istituzionale sono fatti e comportamenti da bandire e considerare gravissimi. Ritornando alle istanze di modifica ai fini di snellire e facilitare una ipotetica dichiarazione di guerra, dobbiamo rammentare che da qualche decennio a questa parte
    il nostro paese nel più totale sfregio della nostra carta costituzionale quindi in piena illegalità ha
    partecipato e partecipa a azioni belliche e di guerra camuffate sotto l’egida della Nato in azioni
    –umanitarie- per esportare –democrazia–. Parliamoci chiaro il mondo sta diventando sempre più
    una polveriera con molte troppo guerre criminalmente alimentate, che cospargono di sangue spesso
    innocente la terra del pianeta, ma non bastano; ai padroni universali oramai incapaci di modificare quanto
    controllare il –mostro– rappresentato dalla tecnologia di potenza, aspirano a ché la polveriera esploda
    nella sua quasi totalità. Auguriamoci che l’umanità abbia tali anticorpi –mi riferisco in particolar modo alle
    giovani generazioni fatti di cultura,fratellanza,condivisione tra tutti popoli della terra. Dobbiamo creare
    una –Cultura della pace–Balducci sul finire degli anni 80 aveva fondato e diretto le edizioni della cultura
    della pace, per creare soprattutto nei giovani la coscienza del diritto e del valore universale della pace, che è
    fondamentalmente costruzione di giustizia su basi planetarie. Recentemente sulla Sette settimanale del
    Corriere della Sera, Nuccio Ordine esordisce cosi in un profondo e bel servizio citando Jacques Derrida:
    Un giorno gli si darà ragione e si comprenderà che Gerardo Marotta ha visto molto lontano e con grande
    anticipo. Di proseguo nell’intervista il presidente e fondatore dell’istituto italiano per gli studi filosofici
    afferma:ho messo a disposizione ogni mio avere,per cercare di sostenere un progetto in cui ho creduto
    e credo. Adesso più che mai, in un momento in cui la corruzione dilaga i giovani hanno bisogno della
    filosofia, dei classici, della voce autorevole di maestri che ci hanno ricordato che la dignità dell’uomo
    non si concretizza nella rincorsa del denaro ma nell’amore per la conoscenza.
    Due grandi –maestri– Balducci e Marotta, purtroppo dietro a loro vedo avanzare il deserto –dello spirito–
    Auguriamoci che quel –cumulo di foglie secche– diventi preziose gemme verdi, allora potremmo guardare
    al futuro dell’umanità con fiducia e ottimismo.
    Un caro saluto.

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