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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Un istituto cattolico di estrema destra ha messo le mani sulla splendida abbazia di Trisulti in Ciociaria

– Articolo di Tomaso Montanari

in “la Repubblica” del 19 febbraio 2018

 Ombre teocon sulla Certosa

Un monumento nazionale che appartiene allo Stato italiano può diventare la sede di un’organizzazione che ha lo scopo di “ difendere le fondamenta giudaico- cristiane del mondo occidentale”? È accaduto ufficialmente mercoledì scorso, con la firma che ha formalizzato la concessione con la quale il ministero per i Beni culturali affida per 19 anni la magnifica Certosa di Trisulti, nel cuore della Ciociaria, al Dignitatis Humanae Institute.

Nonostante una forte polemica locale (approdata nei mesi scorsi anche alle cronache nazionali) e nonostante la dichiarata opposizione del sindaco di Collepardo, il ministero non ha esitato a consegnare il monumento all’associazione fondata e guidata da Benjamin Harnwell, «the smartestguy in Rome», secondo la sperticata definizione di Stephen Bannon orgogliosamente inalberata sulla home page del sito dell’associazione. Sì, proprio quel Bannon: l’ex capo stratega della Casa Bianca di Donald Trump, ora grande accusatore del presidente. Un dissidio, quest’ultimo, che non turba il Dignitatis Humanae Institute, che nelle sue pagine web continua a presentare il pensiero di Trump come il proprio principale punto di riferimento, esaltandolo anzi come « uno dei pochi leader politici che difende la sopravvivenza dell’Occidente cristiano contro la sinistra nichilista».

 

Posizioni condivise dai due politici italiani che fanno parte del vertice dell’associazione: Luca Volontè (ex capogruppo Udc a Montecitorio, appena assolto in un processo per riciclaggio) che la presiede, e Rocco Buttiglione. Sulle stesse posizioni teocon estreme è anche il presidente onorario del Dignitatis Humanae Institute, il cardinale Renato Raffaele Martino, che invitò Bannon a parlare in Vaticano e che scrisse una lettera (poi resa pubblica) in cui chiedeva a papa Francesco di convincere il ministro Dario Franceschini ad assegnare la Certosa proprio alla sua organizzazione.

Fin qui i fatti. Poi iniziano le domande: è giusto che un sito monumentale pubblico dell’importanza artistica e storica di Trisulti diventi la prestigiosissima base di una organizzazione politico- religiosa di questo stampo? La triste consunzione dei grandi ordini religiosi medioevali sta svuotando parti crescenti del patrimonio monumentale sacro di proprietà pubblica: gli ultimi monaci hanno appena  lasciato Trisulti. Non è facile trovare sempre soluzioni adeguate, ma la Repubblica non può violare la propria laicità (faticosamente conquistata e difesa) e non può che consacrare alla produzione e alla redistribuzione della conoscenza e della cultura ciò che un tempo era dedicato al culto cattolico.

E invece mancano del tutto al nuovo gestore il profilo culturale e la comprovata esperienza di gestione di beni culturali che il bando del Mibact chiedeva, e che la commissione ministeriale avrebbe dovuto verificare. Oltre ai rapporti politici, deve aver pesato l’offerta economica. Il Dignitatis Humanae Institute ha offerto 100mila euro l’anno: poco per il valore intrinseco del monumento, ma un mare di soldi rispetto a ciò che può offrire una cooperativa culturale di giovani storici dell’arte decisi a studiare, gestire e far conoscere un monumento. Non per caso, gli altri beni concessi dal Mibact a simili cooperative attraverso lo stesso bando hanno spuntato canoni annui da 4mila a 6mila euro: un’altra prova del carattere abnorme e sospetto del caso Trisulti. E se domani una Scientology, o qualche setta danarosa, si volesse prendere un altro monumento, cosa risponderebbe il nostro ministero?

Non stiamo forse aprendo la strada a un pericolosissimo shopping internazionale, attraverso il quale i più singolari movimenti potranno acquisire fantastiche sedi di rappresentanza nel nostro Paese? È ormai da tempo evidente che l’alienazione (materiale o morale) del patrimonio culturale italiano  rischia di negare alla radice il progetto della Costituzione, che lo vuole leva fondamentale per il “pieno sviluppo della persona umana” e per il “progresso spirituale della società”. Ma era difficile anche solo immaginare che proprio un pezzo pregiatissimo di quel patrimonio diventasse la base  italiana della propaganda del pensiero intollerante e inquietante di Bannon e Trump. Non sarà il caso di porsi finalmente qualche domanda?

Tomaso Montanari

 


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