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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Una lettera a Corrado Augias di un prete operaio critico nei confronti della Chiesa

"la
Repubblica
", 6 luglio 2008, Rubrica Lettere

QUELLA CHIESA DI BASE DALLE RADICI PROFONDE

Caro Augias, sono
diventato prete durante il Concilio. Pochi anni dopo ho deciso di condividere
la vita di lavoro della maggior parte delle persone. Per circa 30 anni ho
lavorato come infermiere. Poterlo fare gratis, grazie all’autofinanziamento
derivato dal lavoro, e ora dalla pensione, è un dono prezioso. L’8 per mille lo
assegno alla chiesa Valdese; modo concreto di vivere l’ecumenismo, oltre che un
simbolico risarcimento per tutto ciò che questa minoranza ha subìto dalla
maggioranza cattolica. Recentemente ho aderito con altri preti operai al
movimento «Noi siamo chiesa», per promuovere l’effettiva libertà di parola, e
quindi un’opinione pubblica anche nella chiesa; per dire che «c’è altro» oltre
all’immagine celebrativa del cattolicesimo che domina lo scenario italiano.
Qualche anno fa il filosofo cattolico Pietro Prini ha pubblicato un libro
significativo: «Lo scisma sommerso»: aldilà delle apparenze, a me sembra che
esso sia realtà diffusa e profonda. Un esempio: sui recenti incontri tra il
papa e Berlusconi e poi Bush, tra baciamani e scenografia bucolica nei giardini
vaticani, ne ho sentite di tutti i colori da parte di credenti e preti, oltre
che da laici. A me quei due ospiti hanno ricordato, per contrasto, una frase di
S. Agostino: «Se non è rispettata la giustizia che cosa sono gli Stati se non
bande di ladri?». Quelle scene che hanno fatto il giro del mondo sono immagini
di un cristianesimo morto, dal quale è la stessa fede, biblica ed evangelica a
chiedere di migrare verso quella segreta presenza di Dio nelle pieghe del
mondo, nelle parabole delle esistenze umane, dove Gesù ci ha insegnato ad
abitare.

don Roberto Fiorini f.r@fastwebnet.it

D a quando, un paio di
settimane fa, ho pubblicato la lettera di una signora che reclamava un
cristianesimo più vicino al vangelo e più lontano dal denaro e dagli intrighi,
continuo a ricevere lettere molto sorprendenti. Mi sto rendendo conto – e mi
scuso con chi queste cose le sapeva già – che esiste un movimento cristiano
profondo di cui i media raramente si occupano ma che è comunque al lavoro. La
lettera di don Fiorini per esempio parla di un movimento di ‘preti operai’ di
cui io non avevo più notizia da decenni, anzi credevo francamente che non ci
fossero più dopo le reprimende, compresa qualche ‘scomunica’, che gli sono
piovute addosso. Il caso vuole che discutendo proprio di questo con il teologo
Vito Mancuso mi sia sentito dire: «Nessuno ci può scomunicare nel senso proprio
del termine, cioè privarci della vera comunione coi santi; lo possiamo solo noi
stessi col nostro peccato». Sorpreso da queste parole gli ho chiesto: Ma lei fa
ancora parte della Chiesa? Ha risposto: «Di quella celeste spero di sì». Poi ha
aggiunto: «Si può passare la vita a predicare, ad amministrare sacramenti, a
guidare una diocesi o
la Conferenza episcopale di un’
intera nazione nel nome di Cristo, e non avere nulla a che fare con lui». Sono
le parole nette di un teologo. Una qualche speranza la danno.

Corrado
Augias


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Commenti

Una replica a “Una lettera a Corrado Augias di un prete operaio critico nei confronti della Chiesa”

  1. Avatar
    Anonimo

    Spero che questo prete che firma l’8×1000 per i Valdesi sia coerente e non percepisca poi mensilmente i soldi che provengono proprio da lì.

    PS:spero allora che vi ribelliate quando il Papa incontrerà Obama che ha ripristinato i fondi federali per le associazioni abortiste.
    Bush eliminando quei fondi ha impedito ,dicono qst organizzazioni ,36 mln di aborti nel Terzo Mondo.
    Se fosse vero allora il tanto bistrattato presidente avrebbe salvato molte più vite di quante sono cadute nelle varie guerre in Afghanistan e Iraq.

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