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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Una proposta: sia la Chiesa ambrosiana ad affrontare direttamente il problema degli spazi per il culto dei mussulmani

Di fronte all’arroganza del Ministro dell’Interno ed
al rifiuto di tutti gli amministratori locali la Chiesa ambrosiana affronti
direttamente il problema degli spazi per il culto dei mussulmani

Il coordinatore di “Noi Siamo
Chiesa” Vittorio Bellavite ha diffuso oggi il seguente testo :

“Il problema della moschea di via Jenner a Milano e
dei luoghi di culto per i mussulmani in città, è stato lasciato marcire per
anni. E per anni, e in questi giorni in particolare, è stato usato dalla destra leghista e populista per
agitare tutte le animosità e le inculture che percorrono la “pancia” della
nostra città. Anche tra chi proviene dalla cultura democratica c’è chi non si
vergogna di cavalcare l’antislamismo
viscerale. E’ il caso del Presidente della Provincia Filippo Penati.

Solo
la posizione della Curia in queste ore sfugge alle demonizzazioni e propone
cose di buon senso : si pensi concretamente a più moschee di medie
dimensioni, decentrate sul territorio
comunale, più facili da realizzare e più accessibili, affiancate da attività
sociali e culturali e più integrabili nel territorio.

In
questa situazione di continue tensioni e di pretestuose resistenze a soluzioni
ragionevoli da parte di tutti quelli che
comandano nelle istituzioni, ci sembra giusto proporre a tutta la Chiesa
ambrosiana un passo in avanti rispetto alla presa di posizione, già esplicita e
importante, del Cardinale e di don Bottoni : sia la Chiesa stessa a impegnarsi
unilateralmente nel trovare, e nel mettere poi a disposizione, tra le tante
strutture che da essa dipendono (edifici, centri sportivi, centri ricreativi,
altre proprietà…) alcuni spazi necessari
per il culto dei nostri fratelli mussulmani. Non sarà cosa facile, ma un
tentativo di trovare accordi diretti con le comunità mussulmane può essere
fatto. Sarebbe un gesto denso di
testimonianza evangelica, di pacificazione e di dialogo interreligioso,
importante anche per la comunità civile e per quella dei credenti. Sarebbe un
messaggio che va ben aldilà della nostra città. La stessa proposta può essere
fatta ai tanti ordini religiosi presenti in città e in diocesi, dotati di
edifici e di spazi. La nostra Diocesi ha già messo a disposizione strutture per
le Chiese cristiane non cattoliche, lo faccia anche per i mussulmani, credenti
nel Dio comune a tutti noi.

Tutto
ciò premesso, osservando questo problema
in una prospettiva più generale, bisogna avere ben presente che esiste nel
nostro paese un problema irrisolto, quello di una legislazione sulla libertà
religiosa. Essa deve sostituire la legge fascista sui culti ammessi del 1929,
ancora in vigore, e dare attuazione agli articoli 19 e 20 della Costituzione
stabilendo con precisione i diritti (ed i doveri) delle confessioni religiose che non godono di una
normativa pattizia (Concordato per la Chiesa cattolica e Intese per altre
confessioni in base agli articoli 7 e 8
della Costituzione). Soffrono particolarmente di questa assenza normativa
l’islam e le “nuove” religioni, tutte in crescita quantitativa, e con le quali
è difficile, per molti motivi, stipulare Intese. Da anni si discute in
Parlamento di questa nuova legge sulla base di proposte ben studiate ed
argomentate. Nella legislatura 2001-2006 esse furono bloccate dal veto leghista
(esse avrebbero concesso troppa libertà all’islam), nell’ultima 2006-2008, in
una situazione politica diversa, furono bloccate da un intervento della Conferenza
episcopale che, per bocca del segretario della CEI Mons. Betori, il 16 luglio scorso davanti alla
Commissione Affari Costituzionali della Camera criticò aspramente il progetto
in discussione perché tendeva ad equiparare troppo la condizione delle nuove
religioni a quelle garantite dal sistema pattizio. Fu una presa di posizione
contro i cattolici “adulti” e i valdesi che sostenevano che la nuova normativa era positiva e necessaria
oltre che richiesta dalla Costituzione. Essa prevedeva, tra l’altro, norme
ragionevoli in materia di edifici di culto, oggetto però di una specifica
critica da parte di Mons.Betori. Si sappia di chi sono le responsabilità di
questa situazione.”

Milano, 7 luglio 2008


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Commenti

Una replica a “Una proposta: sia la Chiesa ambrosiana ad affrontare direttamente il problema degli spazi per il culto dei mussulmani”

  1. Avatar
    Anonimo

    Sono daccordo. Ogni uomo ha il diritto di pregare secondo le sue tradizioni religiose. Non accetto la tesi “cattolica” secondo la quale non c’è disponibilità da parte dei paesi islamici nel costruire “nostri” edifici di culto. Noi cristiani non abbiamo bisogno di chiese, noi, insieme, siamo chiesa! Cerchiamo ciò che ci unisce, facciamo il primo passo…e anche il secondo. Gesù ce l’ha detto chiaramente.
    Maria Giovanna Lazzaro

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