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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Zanotelli da voce ai sentimenti pacifisti del popolo cristiano

Editoriale
NON LASCIAMO SOLI I PALESTINESI

di p. Alex Zanotelli

La solitudine del popolo palestinese è la vergogna del mondo. Una immensa sofferenza che dura da 70 anni , sfociata adesso in un urlo di disperazione per questa assurda e impari guerra tra Israele e Palestina .E come risposta c’è solo silenzio, indifferenza, sia da parte dell’Unione Europea, sempre più assente, sia da parte dell’Italia, sempre più legata ad Israele, sia da parte della chiesa italiana, sempre più silente.

E’ un grido di dolore che mi tocca profondamente come credente nel Dio della vita , come missionario inviato a costruire un mondo ‘altro’ da quello che abbiamo.

In questo tragico momento faccio mio il grido lanciato dai leaders delle chiese cristiane in Palestina , in un documento del 2009, Kairòs Palestina , che è stato volutamente boicottato e oscurato :”Noi ….gridiamo dal cuore della sofferenza che stiamo vivendo nella nostra terra, sotto occupazione israeliana, con un grido di speranza in assenza di ogni speranza….” Un grido di sofferenza che riassumono così :”Il Muro di separazione eretto in territorio palestinese… ha reso le nostre città e i nostri villaggi come prigioni, separandoli gli uni dagli altri; Gaza ,specialmente, continua a vivere in condizioni inumane, sotto assedio permanente…Gli insediamenti israeliani devastano la nostra terra in nome di Dio o in nome della forza, controllando le nostre risorse naturali, specialmente l’acqua e le risorse agricole…”

Partendo da questa violenza sistemica, i pastori delle chiese dichiarano :”L’occupazione israeliana della terra palestinese è un peccato contro Dio e contro l’umanità poiché depriva i palestinesi dei fondamentali diritti umani .“ I leaders delle chiese invitano quindi i palestinesi alla resistenza come nelle prima intifada:”Affermiamo che la nostra scelta come cristiani di fronte all’occupazione israeliana è di resistere. La resistenza è un diritto e un dovere per il cristiano. Ma è una resistenza che ha l’amore come logica. E’ quindi una resistenza creativa , poiché deve trovare strade umane che impegnino l’umanità del nemico. Dobbiamo combattere il male, ma Gesù ci ha insegnato che non possiamo combattere il male con il male. Possiamo resistere attraverso la disobbedienza civile. “

E’ la via seguita nella lotta contro il regime dell’apartheid in Sudafrica da uomini come il Premio Nobel per la pace Desmond Tutu , che giorni fa ha affermato:” Israeliti e Palestinesi devono uscire dalla logica dell’odio e della guerra. Israele non otterrà mai una vera sicurezza per mezzo dell’oppressione dei Palestinesi. E la Palestina non otterrà mai una pacifica autodeterminazione per mezzo della violenza dei razzi. Nessun conflito è irrimediabile. Nessun dissidio è così assoluto da non poter mai essere riconciliato.”

Per questo i leaders delle chiese in Palestina offrono come primo strumento di resistenza il boicottaggio. “Individui, aziende e stati si impegnino nel disinvestimento e nel boicottaggio di ciò che viene prodotto dall’occupazione.”

E’ da chiedere altresì l’embargo militare contro Israele come proposto dai Premi Nobel in un recente appello. Nel periodo 2008-2019, gli USA forniranno ad Israele aiuti militari per 30 milardi di dollari. Altrettanto sta facendo la UE , che ha inoltre concesso alle imprese militari e alle università israeliane centinaia di milioni di euro per la ricerca militare.Israele è uno dei principali produttori e/o esportatori mondiali di droni militarizzati.

L’Italia è nella UE il primo esportatore di armi verso Israele. Nel 2012 abbiamo esportato armi a quel paese per un valore di 470 milioni di euro. Il 9 luglio, mentre era in atto il bombardamento di Gaza, l’Italia ha consegnato a Israele i primi due veivoli Alenia-Aermacchi M 346. Questo in barba alla legge 185 che vieta la vendita di armi a paesi in guerra. L’Italia deve rifiutarsi di consegnare gli altri 28 esemplari.

Chiediamo inoltre la revoca del Trattato militare segreto Italia-Israele, conosciuto come”Accordo generale di cooperazione militare e della difesa”.

Riteniamo altrettanto importante il Boicottaggio delle Banche , che pagano per questo commercio di armi (Campagna Banche armate), ritirando i nostri soldi dalle banche ‘armate’.

Infine proponiamo una grande manifestazione nazionale che includa tutti (Chiese, sindacati, movimenti), per far sentire di nuovo la voce di un popolo che ha il coraggio di dire NO a un mondo in guerra, a un Sistema che ha bisogno delle armi e della guerra per continuare a permettere a pochi di avere quasi tutto.

“Speranza è fede in azione contro l’Impero- scrive il pastore luterano palestinese Mitri Raheb, nel suo potente libro Faith in the face of Empire. Speranza è quello che noi oggi facciamo. Solo quello che noi oggi facciamo come popolo della fede e come cittadini impegnati, può cambiare il corso della storia e mettere le fondamenta per un futuro alternativo. Questa è la tradizione profetica che è venuta dalla Palestina, una tradizione che dobbiamo tenere viva.”

Napoli, 28/7/ 2014

Alex Zanotelli


Pubblicato

Commenti

7 risposte a “Zanotelli da voce ai sentimenti pacifisti del popolo cristiano”

  1. Avatar Vittorio da rios
    Vittorio da rios

    Condivido totalmente , e lo faccio mio questo straordinario e passionale
    appello di Zanotelli. Una denuncia forte come sono sempre le sue prese di
    posizione nel difendere diritti, dignità,rispetto della vita umana. Quello che
    sta accadendo in Palestina in questi giorni anche alla luce delle menzogne e
    delle falsità che stanno emergendo sull’uccisione dei tre colloni israeliani
    preso a pretesto per scatenare una repressione in territorio palestinese, va
    ritenuta una azione di guerra brutale quanto criminale che viola i più
    elementari diritti sanciti da codici internazionali che tutelano la vita umana
    e in particolare quella delle creature minori. Purtroppo stiamo assistendo
    da decenni a uccisioni e massacri. A nulla sono servite e servono
    venendo all’oggi, marce per la pace, preghiere, denunce,e appelli. Dobbiamo
    amaramente prenderne atto. Questo non significa astenersi da tutto ciò, Anzi,
    ma io ritengo anche se è mera illusione che ci voglia un atto estremo quanto
    rivoluzionario: Cristo lo farebbe; Francesco deve andare dove si consuma ora
    l’ingiustizia, dove muoiono sotto i bombardamenti persone civili innocenti
    e molti bambini. Il piu autorevole in assoluto –scudo umano– e rimanere
    fin quando le autorità internazionali, –superato l’iniziale sbigottimento–sappiano
    uscire dalla loro squallida ipocrisia, e amoralità e acquisito finalmente il giusto
    prestigio che deve caratterizzare i leder internazionali agire sulle autorità
    israeliane-palestinese per costruire quella tanto acclamata ma finora inutilmente,
    convivenza tra il popolo palestinese e quello israeliano.Popoli che da decenni sono
    lacerai da sofferenze e lutti. Popoli straordinari per la storia che li caratterizza, e la
    tenace quanto coraggiosa battaglia che associazioni –donne-uomini-intellettuali
    dei due popoli assieme conducono anche in questi drammatici giorni contro i rispettivi
    estremismi per la pace e perché finalmente sia attuato operativamente lo stato palestinese,
    e siano bandite definitivamente la terribile violenza delle armi. Utopia? A ben guardare nelle
    contrade di casa nostra, gravide di ipocrisia che conducono alla Alenia-Aermacchi, ma non solo.
    si pensi alla valigetta contenente i nostri –gioielli tecnologici militari– che il giovine Fiorentino
    gelosamente teneva appresso e che ha offerto con grande luccichio di occhi hai presidenti degli
    stati africani recentemente visitati, fa dire: è Utopia allo stato puro. Altri 70 anni di violenze all’ora?
    Io credo proprio proprio di no! Da questa ennesima e lasciatemelo dire: criminale carneficina
    compiuta dal governo, e dai falchi estremisti israeliani contro la popolazione palestinese con
    una sproporzione di potenza bellica inverosimile, nasceranno finalmente le premesse per una
    definitiva soluzione nel segno della pace, della sicurezza,e della armoniosa convivenza tra i due popoli.
    Auguriamo di cuore che questo davvero accada, e ognuno di noi con gli strumenti che possiede
    faccia la propria parte.
    Un caro saluto e un abbraccio a Vittorio Bellavite e Alex Zanotelli.

  2. Avatar Franco Salis
    Franco Salis

    Cari Alex Zanotelli, Vittorio Bellavite e Vittorio da Rios, leggendo i vostri scritti e tenendo a mente quelli precedenti, me ne scendono le braccia. Se mi date il vostro perdono in anticipo, vi dico anche perché: sono tutte chiacchiere dettate da comprensibile emotività, ma che non servono assolutamente a niente, come a niente sono servire le precedenti manifestazioni che riporto per esteso: “A nulla sono servite e servono venendo all’oggi, marce per la pace, preghiere, denunce, e appelli”. Ma vi siete chiesti il “perché”? Io vi do il “mio perché” poi saranno gli altri a dare il loro, quindi non ho alcuna pretesa di esclusività. Chi ha partecipato a marce, preghiere, denunce, e appelli sono gli stessi carnefici o meglio loro discendenti. Quando la soluzione di un problema viene affidato a chi lo ha creato, non può che creare altro problema. La causa del persistere delle guerre di oggi vanno cercate nell’attività dei missionari, cattolici, anglicani e luterani che male interpretando colposamente o dolosamente la volontà di Nostro Signore hanno distrutto la cultura degli “incivili” che invece vivevano in pace e che quindi avevano il Cristo in cuore. Sono convinto che per voi non sto dicendo nulla di nuovo: il vostro problema è che avete difficoltà di uscire allo scoperto. Punto

  3. Avatar Vittorio da rios
    Vittorio da rios

    Caro Franco permettimi L’uso fraterno dell’aggettivo caro, improntato alla stima spero
    reciproca. Purtroppo i tempi datici a vivere sono assai complessi e difficili, e anche menti
    salde e lucide sovente sono soverchiate dalla complessità,dell’attuale transizione storica.
    per onestà intellettuale se tu lo permetti mi urge ribadire che figure come Alex Zanotelli
    e Vittorio Bellavite per scelte di campo operate, molto impegnative, e che spesso li porta
    ad essere in -trincea- dentro l’incandescenza delle tribolazioni e delle sofferenze come pure
    allo stesso modo con impegno e estrema coerenza intellettuale essere –pensiero progressista
    permanente– teso a un radicale cambio di paradigma culturale-economico e all’interno della
    chiesa stessa e nella società più in generale. Per cui vien da se che l’aggettivo–scoperto– che tra
    l’altro ha una origine etimologica che risale al 1300 spesso usato per fini –del tutto censurabili–
    in riferimento a Zanotelli e Bellavite è completamente fuori –storia–.Per quel che riguarda il
    sottoscritto ritengo di poter modestamente affermare che assieme a moltissime altre persone ho
    fatto scelte di campo alla luce del sole quindi completamente allo –scoperto–senza mai curarmi
    di –paracaduti-o salve gente–pagando spesso costi molto impegnativi sul piano personale. Mia madre religiosissima alla quale ero molto legato, quando seppe che a 26 anni mi ero iscritto al PCI Di Berlinguer
    avendo radici che si erano alimentate nell’humus fecondo di Dossetti, La Pira, Milani e Moro, rimase
    malissimo, un tradimento. una pugnalata alla schiena per lei che come me proveniva e era parte viva del mondo Contadino–agricolo Veneto, descritto seppur con sfumature particolarmente realiste da Ferdinando Camon nel –quinto stato–,e nella –vita eterna– Anni dopo, mi confesso prima di andarsene che aveva spesso votato
    per il PCI. Come è complessa la storia caro Franco e sempre legata da un filo conduttore unitario.
    Ti faccio presente che da sempre ho ritenuto le –ritualità– religiose e civili spesso
    del tutto inadeguate a modificare di un solo tassello l’attuale orrendo presente.Detto questo pero bisogna
    porsi una domanda che fare? Rimanere spettatori passivi? Spiriti critici fine a se stessi? Oppure da intellettuali
    organici di memoria gramsciana sporcarsi le mani fino in fondo,nelle contraddizioni-sperequazioni abominevoli
    in cui versa l’attuale organizzazione della società, e ognuno di noi per quello che ha avuto dare il suo contributo fino in fondo per iniziare a dare corso a quello che Balducci definì –l’improcrastinabile
    processo evolutivo dell’ominide– oltre la storia che diceva essere nel –peccato–per approdare a una nuova civiltà? E non è il caso –mi pare di cogliere sensibilità da parte tua– che noi occidentali da sempre rapinatori
    e criminali genocidi, noi che abbiamo partorito e alimentato l’uomo assassino e letale. noi che abbiamo massacrato
    con la croce in mano 70 milioni di indio nativi, schiavizzato oltre 15 milioni di nativi africani, costruito con costi
    spaventosi sociali e di risorse del pianeta, la civiltà delle macchine oramai prossima al capolinea,Noi che abbiamo
    utilizzato l’energia nucleare per distruggere e annientare prima, poi per gli equilibri del terrore.Noi che ben protetti nelle nostre comode e accoglienti dimore sdraiati nei divani –tecnologici– di ultima generazione leggiamo e studiamo la bibbia e i vangeli ci formiamo teologicamente e filosoficamente dentro questi rituali
    paradigmi che pensiamo certezze e verità assolute e non –discutibili–ci siamo mai chiesti quale altra interpretazione se la bibbia e i vangeli li leggessimo in una della tante baraccopoli presenti nel pianeta dove una infinità impressionante di creature vivono sardinizzate? Ci siamo mai posti una domanda che è giunta l’ora che noi
    –occidentali– con una sforzo di dignità morale –ma che sempre meno ci appartiene– di guardare nella sua
    totale e spaventevole profondità nel pozzo della nostra criminale ipocrisia? Padre Balducci da grande profeta
    nelle edizioni –cultura della pace– aveva creato una sezione per i pensatori –d’urto– che questi problemi
    già alcuni decenni fa erano prepotentemente emersi. Balducci assieme a molti altri lavorò senza risparmio
    per costruire la –pace-fu a tratti spietatamente critico con i massacratori con la croce in mano, come lo fu nei
    confronti di coluro che hanno massacrato e che massacrano con il –libro–aperto in mano. Una volta guardato alla totale profondità del pozzo, sapremmo trovare allora grandi risorse morali, civili,etiche, e capiremmo finalmente lo ribadisco di nuovo l’autentico e universale messaggio delle croce, l’aver ucciso non un innocente
    ma l’innocenza.
    Un caro saluto.

  4. Avatar Franco Salis
    Franco Salis

    Carissimi,mi dispiace aver indotto in errore. Ponendo i nomi dei precedenti commentatori automaticamente i miei strali sono caduti su di loro,mentre in verità mi riferivo ai loro predecessori quanto a “missionari”. Fatta questa precisazione dico che,salvo che ancora una volta non abbia capito male,concordo su tutto. Io scrivo anche altrove per tenermi in esercizio,il mio pensiero è ormai definito,per quanto possa essere definibile,ma non ricordo il dove e quando.Pertanto ai fini di confortare quanto vado dicendo, ho fatto mia la distinzione di E. Morin circa il cattolicesimo dominatore e cattolicesimo fraterno. Mi pare ovvio che le persone cui ho indirizzato la lettera,appartengano alla seconda casistica.Ma la gerarchia ecclesiastica appartiene alla prima e attraverso i secoli ci hanno regalato il mondo che è un crogiolo di guerre. Purtroppo chi ha le redini (fatta eccezione in questo momento papa Francesco) appartengono al primo tipo. Però a mia discolpa ricordo di aver precisato che le cause prime delle guerre in atto oggi,sono da cercarsi nell’azione di distruzione della cultura
    dei “primitivi” dei ” selvaggi” di cui l’occidente è altamente responsabile e,in primo luogo la, o meglio, le chiese. A loro parziale discolpa c’è da aggiungere che nell’errore sul giudizio dei nativi sono da aggiungere anche alti intellettuali, dell’epoca. Concludo che le strade,sempre secondo me sempre capace di errore,sono la richiamata di tutti i missionari che ancora oggi svolgono sotto mentite sembianze di assistenza,una attività di neocolonialismo,quindi in modi diversi,aggiornati alla perpetuazione dei conflitti nel futuro. L’approccio dei missionari o di qualsiasi altro occidentale deve essere preceduto da un sincero e non formale richiesta di perdono,cioè una richiesta sentita non come quella formale a uso dei media che ogni tanto il sovrano assoluto del Vaticano avanza. Assumere cioè lo stesso atteggiamento dello psichiatra transazionale che si dichiara disposto a fornire aiuto purché il paziente sia disposto ad aiutare lui psichiatra. Se ancora non l’ho detto ho 70 anni suonati e provengo da ambiente miserrimo sotto tutti gli aspetti,non c’è nessuno al mondo che possa capire certe situazioni meglio di me perché vissute. Il comodo divano con legno proveniente dall’Amazzonia,io non ce l’ho e non me ne frega niente non averlo. devo smettere perché avendo la casa “invasa da figli e nipoti, sto usando uno strumento antiquato! Sarudu e trigu.

  5. Avatar Vittorio da rios
    Vittorio da rios

    Caro Franco non hai indotto in errore alcuno, seguendoti è assai evidente quale strade
    impervie la vita ti ha riservato a percorrere. D’altro canto come altrimenti si diventa
    antiche querce con rami protesi all’infinito del cielo, e radice che giungono fino alle viscere
    della terra? La mia citazione del –divano– ovviamente come altre presenti nel mio breve
    commento hanno come ben sai altri destinatari. Noto che citi spesso E. Morin, filosofo
    e sociologo, grande intellettuale, le cui affinità con Balducci sopratutto dopo la –svolta–
    antropologica sono diventate molto profonde.Gli univa le –nuove visioni– cosmologiche
    da farne un elemento organico, del loro agire etico sociale. L’utopia e la costruzione
    dell’umanesimo planetario. Sul inevitabile processo di modificazione della chiesa
    lo stesso teologo Tillard nella lettera ai cristiani del duemila annotava che: una cosa
    è certa. Noi siamo inesorabilmente gli ultimi testimoni di un certo modo di essere
    cristiani , cattolici.Coinvolta nelle grandi mutazioni delle società umane in cui essa
    s’incarna , la chiesa è destinata inevitabilmente a mutare il suo volto, e già se ne
    vanno delineando i tratti. Giovanni XXIII,inizia con il concilio vaticano per
    arrivare decenni dopo a Francesco. Oggi io ritengo che la stessa –opera — missionaria
    sia radicalmente cambiata sul piano culturale e su quello prettamente operativo.Una
    modificazione antropologica, partendo dalle spaventose criminali responsabilità,
    come da te spesso evidenziato del –genocidio– delle culture dei nativi. a supporto di ciò
    che vado affermando ne è una straordinaria espressione di questo –mutamento– la
    EMI editrice missionaria italiana.Troviamo in –voce dei poveri voce di Dio– una significativa
    riflessione di Padre Alex Zanotelli. L’ esperienza religiosa dei bantu può essere definita
    vitalogia. L’uomo e la donna bantu esprimono la loro gioia di vivere con il canto,il corpo,
    la danza. Ho potuto toccarlo con mano afferma Alex a Korogocho, ho visto uomini e donne
    carichi di speranza, di forza di vivere, capaci di danzare la vita, anche se costretti a vivere
    nel –cantone dei morti–.Korogocho è una delle duecento baraccopoli presente a Nairobi
    dove su un chilometro quadrato sono costretti a vivere –sardinizzati– oltre 100 mila creature.
    Le baracche sono di tre metri per quattro dove di media ci vivono cinque sei persone.
    C’è un gabinetto ogni trenta-quaranta famiglie. E’ questo scendere nei sotterranei della vita
    e della storia a leggere la realtà come la leggono le vittime del sistema. E’ questo camminare con
    la gente della discarica, con i ragazzi-ragazze di strada, con le ragazzine prostitute, con le bande
    dei ladri, con i malati di Aids che si avverte l’urgenza assoluta di leggere la bibbia dal sud
    del mondo. Io sono un prete bianco: continua Alex, alla sua prima prima celebrazione
    eucaristica, chiedo perdono per la mia pelle bianca, sono cosciente di quanto male i bianchi
    hanno fatto ai popoli neri.Non posso celebrare l’eucarestia senza chiedere perdono a voi e a tutti gli
    africani per il male fatto, per il disprezzo verso la vostra religione tradizionale, per tutti i
    crimini compiuti contro gli africani.Chiedo che esprimiate il vostro perdono, tracciando un
    segno di croce sul palmo della mia mano, dicendo:; ti perdono fratello bianco! Mi misi davanti
    all’altare e una lunga processione di volti neri venne a tracciare sul palmo della mia mano la
    croce del perdono. Noi abbiamo fatto della bibbia un idolo come giustamente ci ha ammonito
    il grande mistico fiammingo Meister Eckart Noi diciamo che la bibbia è parola di Dio, ma un
    libro può essere parola? Ritengo che questa citazione fatta dal profeta Naum in riferimento
    a Ninive la potremmo mettere a perenne epigrafe dei molti crimini che l’occidente e la chiesa
    stessa ha compiuto nel corso dei secoli.
    Guai alla città sanguinaria,
    piena di menzogne,
    colma di rapine…
    Chiunque sentirà tue notizie batterà le mani.
    Perché su chi non si è riversata
    senza tregua la tua crudeltà?
    –Naum 3,1 19 b.
    Termino augurandoti che l’invasione della casa da figli e nipoti ti sia di grande gioia
    e serenità.
    Un caro saluto.

  6. Avatar Franco Salis
    Franco Salis

    Carissimo, non voglio replicare né tanto meno polemizzare, sono cose che non mi interessano. Mi interessa invece il modello di vita di gente ancora nelle baraccopoli. Allora preciso che io in una stanza di 4X5 ho convissuto con due fratelli e tre sorelle nonché i genitori. Adiacente a questa stanza da “letto”vi era la cucina ambiente di 3X5 compresi almeno 4 mq di vano scale,con cucina costruita in muratura e alimentata a carbone(per pochi anni poi si è passati alle bombole del gas compresso), “Il bagno” dotato di vaso e lavandino erano allocati in un ambiente di 1,5 mq ricavati all’esterno della struttura con adeguato sistema di ancoraggio. Lo smaltimento era assicurato, ma l’igiene non tanto. L’acqua, quando non mancava, perveniva un filino sottile ma si faceva la provvista con secchi vari per l’uso. Per ospitare tutta la famiglia, la notte venivano aperte delle brande che di giorno venivano chiuse per consentire le pulizie.Mio padre lavorava anche dodici e qualche volta più ore al giorno, con la paga era assicurata l’alimentazione: non posso dire di aver sofferto la fame. Ma l’abbigliamento lasciava a desiderare, difficile spiegarlo se non con un esempio: mia madre diceva che era meglio comprare un cappotto perché l’indumento copriva tutto quindi se eri senza camicia o con camicia pluri usurata non si vedeva nulla,. inoltre il cappotto svolgeva un’altra funzione: di notte serviva come coperta per proteggersi dal freddo. Io sono stato spesso ospite delle colonie organizzate dalle parrocchie e ho mangiato formaggini sulla cui confezione stava scritto “dono del popolo e del governo degli Stati Uniti D’America”. Durante la “colonia” si usufruiva anche della doccia, e dopo si intonavano le canzoncine:” fra le rose e le viole/ in colonia stiamo bene/ noi vogliamo tanto bene/ alla cara direttrice/direttrice, direttrice cara vero angelo sei tu/. In quel momento da un piccolo ambiente (non è stato abbattuto, l’ho visto di recente, usciva, anzi appariva la direttrice, cui sollecitato dalle “signorine” veniva indirizzato un prolungato applauso accompagnate da urla di gioia. Guarda che non sto facendo un copia incolla, sto scrivendo di getto: questi fatti, e non solo questi, sono ben stampati nella mia memoria. Io come elemento passivo, ho contribuito a rafforzare la potenza degli USA. Chiaramente sto parlando di oltre sessanta anni fa, e allora non ero certamente in grado di capire la provenienza e la filosofia sottesa a questi atti. Io ho letto la svolta antropologica. In più di un testo, ma sempre ufficiali. I discorsi neppure non sempre condivisibili, non mi interessano, mi interessano gli atti. Mi spiego a svolta antropologica avvenuta, in Africa una associazione (se occorre trovo tutta la documentazione) costruì un acquedotto con l’opera anche di giovani locali, che portò l’acqua in diverse comunità disperse dell’africa. L’obiezione principale era quella perché dovevano essere missionari e missionarie italiane a realizzare quest’opera, ma la notizia più tragica è l’aver scoperto che nella comproprietà di quell’acquedotto vi era anche l’episcopio locale (fonte l’Avvenire). Questa opera è o non è da configurarsi come strategia neocolonialista!? Volente esempi simili in Asia? dove (Tailandia forse o giù di lì) però l’autorità civile ha strapazzato il vescovo locale strappandogli una struttura di cui il vescovo vantava la proprietà, per adeguarla ai fini sociali civili . Caraibi o America Latina? Ma non è la proprietà in sé che mi preoccupa, ma che questa viene usata ai fini di “pastorale” sottesa alla violentazione della cultura locale che è e rimane la radice dei conflitti attuali e futuri. Pertanto i documenti sulla America latina e del caraibe è carta straccia scritta sotto ispirazione del maligno. E una cosa ancora più vergognosa sono stati poi “copiati” dal sinodo della chiesa che è in Sardegna(bello l’uso del che relativo per significare l’universalità e unicità della chiesa. Ogni tentativo dell’uomo “bianco” di cambiare la cultura locale è una dichiarazione guerra, che può esplodere subito o nel futuro. Del resto ai mutamenti in peggio forniti dalla globalizzazione, si può porre rimedio solo con la valorizzazione delle culture locali, intese nel senso più ampio (volete i nomi dei cultori di cultura? anche nei documenti del Vat II sono date tre interpretazioni, scopiazzate) . Da tutte queste considerazioni ne consegue che se la chiesa non vuole mettere in atto comportamenti ascrivibili a neocolonialismo è necessario fare ciò che ho detto precedentemente. Chiedere perdono degli assassini e delle riduzioni in schiavitù. Papa Francesco lo avrebbe già fatto, se non dovesse rendere conto ai serpenti , presenti in vaticano sotto l’influsso del maligno. Il papa sa bene che bisogna agire puntando all’ideale, ma stando attenti al reale per trasformarlo. Questo è il mio modo di servire Gesù. Un caloroso abbraccio a tutti. Io non lo nego neppure ai presunti avversari, come Cavour non negava un sigaro agli austriaci

  7. Avatar Vittorio da rios
    Vittorio da rios

    Il prof. Emilio Franzina nostro maggiore studioso e storico della emigrazione nel suo lavoro merica-merica
    dopo una estesa ricognizione sulle condizioni socio culturali del periodo storico trattato: fine ottocento
    primi novecento, da voce agli emigrati trevigiani, vicentini, padovani, ecc. lo fa pubblicando le loro missive
    con testo originale inviate ai loro congiunti. Questo ci da la drammatica ripetitività della storia, il mio riferimento
    va a quella tragedia umanitaria che da anni si consuma nel mediterraneo.Scrive Giovanni Bagio da Marsiglia il
    16 novembre 1877 –.Carissimi figli e mio caro zenaro domenicho io vi facicio consapevoli che noi tutti siamo vivi
    ma che siamo in un grande avelimento per noi tutti, che sono 4 mesi che siamo in questa cità per via che il
    bastimento sono a vela e siamo traditi da noi stessi perché il nostro buon sindacho con tanta pazienza ed amore
    ce lo hanno fatto sapere ma via su questo punto ancora pazienza,ma quello che e piu e che nel bastimento
    diversi ci manifesta che in quello non vi puo stare che 300 persone e invece ne sono piu di 800 che siamo fissi
    come le sardelle il vivare e pessimo che si minacia in breve tempo la morte. Continua il Bagio: intanto vi prego di spargere la voce di questa mia letera che quelli che anno nel pensiero della merica sono tutti fulmini e castighi
    di Dio per miseri che siano perché non vi e che tradimento da per tutto che io sono Giovanni Bagio povero
    vechio caduto in cqù miserie conclude cosi il Bagio: compatitemi se o scrito senza senso perché o perduto
    il ciarvello– Questa lettera risulta spedita da Marsiglia e descrive le peripezie preliminari al viaggio per mare.
    Con ogni probabilità questi primi emigrati veneti di cui fa parte e discorre Bagio, erano stati reclutati da agenti
    che fingendo di agire per conto di compagnie di navigazione estere meglio accreditate dirottavano di fatto
    il grosso dei passeggeri contadini su velieri antiquati e poco sicuri di qualche piccolo armatore. Marsiglia era sin dal periodo preunitario in aperta concorrenza con Genova per quella che fu definita l’industria del trasporto
    degli emigranti.Giovanni Polese da San Paolo Del Brasile il 25 settembre scrive: –Verdate bene che la Merica
    non sono come Litalia massima nel Bresile sento dire che vi sono dele provincie che stano bene ma tormenti
    dapertuto. Insomma io non so spiegarmi meglio. Rangiatevi voi che io non voglio essere colpevole per niente
    che stando a casa ha un effetto e venendo fuori le un antro.Ci vuole pazienza e coragio perché se sogieti a tante
    tribolazioni nel dormire e nel mangiare–. Sante Paparoto da San Paolo del Brasile il 6 gennaio del 1889 scrive alla
    moglie:cara molglie dopo il lungo e borascoso mare trascorso arivamo all’America dove si credeva trovare le delizie della tera cioè lavorare poco e guadagnare molto ma invece non è cosi,al contrario si lavora molto e si guadagna poco, qui ove ora io mi ritrovo il racolto più superfluo è il chafe che bisogna alsarsi a prima che
    spunta il giorno per recharsi al travaglio e si racolie alla sera a note avanzata cosi e di metodo braselero
    poi al lavoro che siamo veniamo tormentati da molti inseti provenienti dai boschi vicini e alla sera quando ci
    racoliamo alla note invece di riposare dobiamo cavare certi bissi che si internano nei piedi che se non si
    levano subito gonfiano le gambe e se non si governano possono prochurar la morte.In fine prima la Merica poi
    Litaglia si dice di esser richa di bessi e di fortuna invece è richa di vermi e di travalio.
    Joeph Ki-Zerbo il più grande storico dell’Africa nera come giustamente lo ha definito Fernand Braudel da
    qualche anno scomparso nella sua monumentale –storia dell’Africa nera– rileva: All’alba de XIX secolo L’Africa da quattro secoli ferita in ogni parte dalla tratta attira sempre più l’attenzione del mondo. Perché? In primo luogo per il movimento antischiavista: ricordiamo che dopo aver soppresso la schiavitù nel suo immenso impero, nel
    1830 la Gran Bretagna monta di guardia sui tre mari che circondano l’Africa. Nel 1848 la Francia fa
    altrettanto. Nonostante il Brasile abbia atteso il 1898 per imitare gli altri paesi in questa decisione.
    Fin dalla metà del XIX secolo la tratta dei neri non è più di moda e viene sempre più condannata; il
    movimento missionario, in parte conseguenza di questo nuovo atteggiamento dell’Europa, contribui
    peraltro a rafforzarla. Ribaltando completamente la posizione del XV secolo le chiese e soprattutto i
    protestanti inglesi portarono in Africa un prodigioso capitale di proselitismo, di devozione di generosità
    ma talvolta anche di ingenuità e di compromessi: nel XV secolo era perfettamente legittimo strappare
    i neri dal loro continente,per salvarne l’anima; nel XIX secolo, constatando sul posto lo spaventevole
    spreco di uomini, numerosi missionari gridarono al genocidio e incoraggiarono il controllo cioè la
    conquista dell’Africa per mettere fine al massacro. Un altro importante fattore di spinta dell’Europa
    verso l’Africa è la curiosità scientifica, associata talvolta allo spirito di avventura, in effetti nel XIX
    secolo l’Africa rimaneva la grande sconosciuta della carta geografica del mondo. Ma il vero rinnovato
    interesse per l’Africa si spiega sopratutto con motivi di ordine economico. Durante il secolo appena citato
    prima l’Inghilterra poi gli altri paesi dell’Europa occidentale subirono quella trasformazione di strutture
    che è la rivoluzione industriale, caratterizzata dall’invenzione della macchina a vapore, per filare, per
    tessere, per puddellare ecc. Una Europa che nutriva esigenze radicalmente nuove non sapeva che
    farsene di un’Africa che spediva senza soste delle masse di uomini verso piantagioni che richiedevano
    sempre meno le loro braccia perché a queste incominciarono a sostituirsi le macchine agricole; mentre
    in Africa potevano servire da manodopera per fornire materie prime e creare in loco un mercato di
    primordine per la produzione industriale europea. L’età delle macchine imponeva all’Africa di rappresentare
    un ruolo diverso nello sviluppo economico europeo.Sondare le possibilità di questo continente quanto a
    piantagioni e miniere, controllare all’occorrenza tali fonti di produzioni e disporre del maggior sbocco
    umano possibile per i consumi, queste saranno sempre più le tendenze dei capitalisti europei.
    Non sarà quindi un caso se i paesi europei più industrializzati diventeranno anche le maggiori potenze
    coloniali ma questa tendenza si manifesterà nettamente solo nell’ultimo quarto di secolo: gli imperativi
    che peseranno sempre più gravi nelle economie nazionali dell’Europa porteranno allora all’intervento
    militare imperialista.Le tre figure principali di questa catena di avvenimenti sono quindi i missionari,
    i mercanti, e i militari.– Le tre M– Scrive Bartolomè De Las Casas intorno al 1549 all’amico Domingo
    de Soto all’epoca confessore del re Carlo V.una lettera piena di belle riflessioni alludendo alla
    posizione occupata dal grande teologo dice che Dio lo ha posto –nel luogo fontano–da cui deve sgorgare
    la rugiada, e il conforto del sollievo e della liberazione da tanta perdizione di corpi e di anime.
    La frase si può applicare alle intuizioni fondamentali di Las Casas che in effetti costituiscono un insieme
    che si può considerare la fonte da cui proviene l’impulso vitale di tutta la sua opera,impegnata come ben
    sappiamo nella liberazione degli indios. Las Casas presente nelle indie assai presto appena dieci anni
    dopo l’arrivo di Colombo, conosce in profondità e di prima mano una realtà che avrebbe segnato
    la sua vita,e lo avrebbe condotto a scelte definitive. La morte prematura e ingiusta degli abitanti
    di queste terre lo mette faccia a faccia con un terribile dilemma che gli mostra cosa sia in gioco.
    Tutta la concessione e la sua causa scrive dei re di Spagna, e del dominio che hanno su queste terre
    e genti, è stata ed è per la vita, e per la salvezza sono state invece trasformate in morte molto anticipata
    e miserabile, e perdizione finale. Vita e salvezza per Las Casas sono inseparabili, egli è ben consapevole
    che il signore è venuto a portare la vita e a portarla in abbondanza. Las Casas questo frate domenicano fu testimone degli eccidi e dei massacri compiuti dai dominatori spagnoli, denunciandone con forza e con tutti gli
    strumenti di cui disponeva le inenarrabili aberrazioni. Le sue pagine sia di spietata cronaca sui fatti
    sia sul piano della elaborazione del pensiero teologico ne fanno tutt’ora un imprescindibile punto di
    riferimento.Ora venendo all’oggi e alle sue drammatiche incognite che racchiude mi sovviene l’urgenza di
    un superamento dell’etnocentrismo causa di tante tragedie. Sappiamo che il termine risale al 1906 quando
    William G Summer definì l’etnocentrismo come la connessione per cui il proprio gruppo e il centro di ogni
    cosa e gli altri sono classificati e valutati in rapporto ad esso,per lungo tempo è stato usato il meccanismo di pensare la cultura occidentale come quella superiore, e le altre come isolate,chiuse immobili finché
    l’Occidente non le scopriva e iniziava a descriverle.Esaminata nell’arco temporale della sua storia, l’identità
    culturale dell’occidente, può essere considerata uno sforzo teso a circoscrivere le Alterità,ad allontanarle
    fino ad annullarle quando apparivano cosi distanti da non rendere possibile la compressione del loro sguardo
    e insopportabile persino incrociarlo.Se ogni filosofia nel suo costituirsi si deve legare a un’origine, è evidente che ne escluderà delle altre.Perciò nonostante le sue pretese universalistiche, anche la filosofia occidentale è
    un’etnofilosofia. L’etnocentrismo ha assunto nello svolgersi dei secoli il volto dello schiavismo,del razzismo
    del colonialismo delle ideologie totalitarie,dei processi di decolonizzazione, –della mcdonaldizzazione del mondo-
    La filosofia occidentale ha cominciato a sviluppare un pensiero alternativo all’etnocentrismo –giunto al
    culmine con la filosofia della storia di Hegel–con le critiche al –logos– da Franz Rosenzweig — che non a caso ha parlato della necessità di un nuovo pensiero–, e da Emanuel Levinas. Ovviamente va aggiunto tutta l’opera
    sul piano antropologico, nonchè teologico e filosofico di Ernesto Balducci.
    Ritengo che queste brevissime citazioni e mie considerazioni, vadano considerate certo un infinitesimale contributo individuale ma assieme a tutti noi essere parte di quel mosaico che serve da un lato alla
    comprensione dei fatti storici –la costruzione dell’uomo genocida– fino poi ad arrivare a delineare una nuovo
    pensiero e una nuova civiltà.
    Un caro saluto a tutti, In particolare a Vittorio Bellavite e Franco Salis.

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