Radicare la svolta. Incontro alla Pro Civitate Cristiana di Assisi su “Diamo futuro alla scolta profetica di Francesco”. Alcuni punti da “Noi Siamo Chiesa”.
L’incontro proposto dalla Pro Civitate Cristiana per questo agosto ci sembra centri il problema che l’area dei cattolici conciliari ha da quando la linea di papa Francesco si è consolidata e rappresenta una vera e propria svolta dopo anni di digiuno postconciliare. Non si può permettere che tutto torni come prima. L’esperienza troppo faticosa dei decenni appena trascorsi deve metterci in guardia. Per radicare la svolta bisogna, prima di tutto, avere consapevolezza che l’impegno riformatore non può essere delegato al solo vescovo di Roma, ma chiama in causa la responsabilità di tutti i membri della comunità ecclesiale. Inoltre, di fronte alle resistenze e alle opposizioni che tale svolta incontra, soprattutto nell’apparato ecclesiastico, appare urgente che le componenti ecclesiali ad essa più favorevoli esprimano, anche in forma organizzata e propositiva, il proprio sostegno alla spinta riformatrice. Infine, affinché essa possa davvero radicarsi, è indispensabile coniugare la costruzione di una Chiesa impegnata per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato, alla luce dell’opzione per i poveri, col suo essere povera, inclusiva e sinodale. Tutto ciò ci sembra interessi in particolare la Chiesa italiana. Secondo la proposta contenuta nella convocazione, quella di “trasformare in scelte concrete , in prassi e in itinerari formativi” il messaggio di Francesco, elenchiamo alcune possibili indicazioni concrete, senza ordine di priorità e di importanza, che possono essere proposte da subito al tessuto diffuso del nostro mondo cattolico. Esse prevedono un intervento attivo dei laici adulti, che vogliano essere protagonisti. Esse non coinvolgono questioni teologiche e pastorali di più ampio respiro che Noi Siamo Chiesa ha proposto e che continuerà a proporre (vedi www.noisiamochiesa.org ).
– incontri formativi, nelle parrocchie e dove possibile, su “La vita nella Chiesa prima del Concilio Vaticano II e i cambiamenti da esso decisi”; è una richiesta che viene dai giovani;
– riqualificazione profonda delle omelie domenicali sulla base dei capitoli 145-169 della Evangelii Gaudium, con la partecipazione dei laici non solo alla loro preparazione;
– diffusione generalizzata dell’ospitalità ad omosessuali credenti per loro incontri nelle sedi parrocchiali, come sta già iniziando ad avvenire;
– pieno reinserimento nella pastorale dei preti costretti ad abbandonare il ministero presbiterale per aver contratto matrimonio;
– pubblicità dei bilanci delle parrocchie e delle diocesi (sull’esempio della diocesi di Padova) che permetta di ragionare su dati concreti nella prospettiva di proposte ai vari livelli per una Chiesa più povera (o almeno più sobria);
– informazione diffusa sul percorso previsto dalla Amoris Laetitia per il pieno e completo recupero dei divorziati risposati alla comunione ecclesiale;
-la presenza così consistente delle donne nelle strutture di base deve esprimersi già da oggi in uguali proporzioni in ogni luogo di responsabilità; si deve proporre poi la discussione sul diaconato femminile insieme a una riflessione più generale sul ruolo della donna ad ogni livello ;
– generalizzazione dell’accoglienza materiale dei migranti e dei profughi, che ora esiste solo a macchia di leopardo. Contrasto esplicito e formale nei confronti delle posizioni politiche antimigranti (in particolare di quelle che si pretendono cattoliche);
– effettivo sostegno alla libertà di professare liberamente la propria fede religiosa e di esercitarne il culto, per esempio appoggiando la costruzione di moschee o l’utilizzo di spazi pubblici e di edifici adeguati;
– impegno perché il cammino verso una Chiesa sinodale, auspicata da papa Francesco, inizi dal dare adeguato spazio a tutte le opinioni presenti nella Chiesa (ciò riguarda anzittutto il superamento della linea a senso unico del quotidiano cattolico);
– recupero dei contenuti della Laudato Si’, enciclica troppo trascurata. Cicli di formazione, liturgie di stupore per il creato, denuncia delle tante offese concrete, piccole e grandi, alla natura;
-disimpegno dal basso dalle “campagne” martellanti su problemi complessi condotte con spirito poco laico (esemplificando: fine vita, gender, unioni civili…) perché una linea da “cattolici adulti” si diffonda;
-presenza autorevole dei laici nelle diverse sedi in cui si discute della scarsità del clero e delle nuove unità pastorali. E’ un problema non solo del clero ma della intera comunità cristiana. Ugualmente è un problema di tutti quello della formazione dei preti nei seminari;
-una nuova identità pacifista diventi il DNA di ogni realtà cattolica sulla base del messaggio sulla nonviolenza di papa Francesco per la Giornata mondiale della pace del primo gennaio. Ciò comporta, per esemplificare su questioni di attualità, la denuncia delle armi vendute all’Arabia Saudita e utilizzate contro lo Yemen nonché l’assenza del governo italiano dalla Conferenza ONU in corso per la proibizione delle armi nucleari. E poi la smilitarizzazione dei cappellani incaricati dell’assistenza pastorale delle Forze armate.
La definizione dei punti necessari per radicare la svolta deve essere seguita da una riflessione su come si può e si deve agire. E’ il problema dei problemi, che deve confrontarsi con le tante diversità geografiche e pastorali presenti nella Chiesa e con le stesse tante presenze, diffuse e non coordinate, di quanti da sempre si richiamano al Concilio e al suo spirito. “Noi Siamo Chiesa” fa presente che, insieme a moltissime riviste, gruppi e singoli, ha contribuito a dare vita a Chiesadituttichiesadeipoveri e agli incontri nazionali che si sono tenuti dal 2012 al 2015 in relazione ai 50 anni dall’inizio e dalla conclusione dal Concilio. Questo movimento sta riprendendo con il rilancio, già effettuato, del suo sito internet sotto la regia di Raniero La Valle e con un prossimo incontro nazionale che si terrà il due dicembre a Roma dal titolo “Ma viene il tempo ed è questo”. La prospettiva è simile a quella dell’incontro di Assisi. Le due iniziative fanno parte dello stesso tentativo di cogliere fino in fondo questa occasione storica, nella scia del nuovo corso di papa Francesco. Nessuno pensa che sarà cosa facile perché cambiare il modo di pensare a Dio e di vivere la fede necessita di una conversione interiore e del cambiamento di molti modi di essere, anche concreti, del nostro essere Chiesa.
Roma, 1 luglio 2017 NOI SIAMO CHIESA
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