NOI SIAMO CHIESA
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Gioia per la visita del papa ai luoghi di don Tonino ma no alla sua santificazione. Papa Francesco si ricordi anche dei maestri che formalmente furono messi ai margini od allontanati.
La visita di papa Francesco ai luoghi della vita di don Tonino Bello è il giusto riconoscimento per un uomo che ha indicato in questi anni il percorso per i cristiani che hanno cercato di ispirarsi al Concilio anche quando ciò era difficile. Nei confronti di don Tonino abbiamo sempre avuto tanta simpatia umana, considerandolo poi maestro di vita cristiana. Quanto don Tonino ha fatto e ha detto costituisce un vero messaggio di sensibilità pastorale alternativa a quella consueta di molti vescovi e di molti preti. Per i laici egli ha indicato il superamento dell’ordinaria amministrazione , del quieto vivere, della rassegnazione per una testimonianza difficile pagata spesso con l’isolamento e la sofferenza per incomprensioni con gli stessi fratelli nella fede.
La nostra esultanza va di pari passo con parole semplici che siamo costretti a dire. Siamo contrari alla beatificazione e alla santificazione di don Tonino. Chi ricorda la sua predicazione e la sua azione e ad esse si vuole richiamare non ha bisogno di vederlo collocato più in alto fino al cosidetto onore degli altari. Come ha scritto un suo stretto collaboratore egli “potrebbe subire, in tal modo, riduzioni indebite e adattamenti rischiosi alle misure piuttosto anguste dei “sacri recinti”. Il caratteristico profumo di popolo e di poveri che lo circonda, potrebbe così trasformarsi in un innocuo e rassicurante profumo d’incenso” (Salvatore Leopizzi). La visita del papa di oggi è un riconoscimento sufficiente, non ne servono altri che fanno parte del meccanismo curiale delle canonizzazioni, più che ambiguo ed in cui c’è di tutto.
Poi diciamo che, per noi, don Tonino non è tanto quello del “grembiule” (definizione troppo oleografica), è soprattutto quello che ha detto parole chiare sulla pace, sulla guerra, sulla nonviolenza attiva . E’ il don Tonino Presidente di Pax Christi che si è impegnato su tante questioni di rilevanza storica (caduta del muro di Berlino e assetti successivi) e soprattutto su quelle relative alla dissoluzione della ex-Jugoslavia. Ci meravigliamo che papa Francesco nel discorso di oggi ad Alessano e nell’omelia a Molfetta non abbia fatto cenno a questo suo ruolo, il più importante tra tutti gli altri. Don Tonino deve essere oggi di grande attualità come punto di riferimento per un impegno militante dei cristiani per la pace fondata sulla giustizia , nel momento in cui la situazione internazionale si aggrava e le strutture ecclesiali sono ben lontane dal mobilitarsi, ascoltando, più che pigramente, le parole quotidiane di papa Francesco sulla terza guerra mondiale a pezzi.
I recenti pellegrinaggi ben mirati di papa Francesco (a Bozzolo, a Barbiana, a Molfetta, a S.Giovanni Rorondo, a Nomadelfia , a Loppiano) sono altrettanti messaggi per la cattolicità italiana dopo quello inascoltato del Convegno di Firenze di novembre 2015. Da papa Francesco ci aspettiamo che sappia non solo riconoscere realtà della Chiesa importanti e, a volte, a lungo disconosciute ma che sappia andare aldilà dei recinti segnati dalla appartenenza formale e continuativa alla Chiesa. Ci aspettiamo/speriamo che anche Ernesto Buonaiuti e Giovanni Franzoni siano pienamente riabilitati e riconosciuti maestri di vita e di fede nella nostra Chiesa.
Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di “Noi Siamo Chiesa”
Roma, 20 aprile 2018
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