NOI SIAMO CHIESA
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Mons. Lorenzo Ghizzoni
Vescovo di Ravenna
pc Card. Gualtiero Bassetti
Presidente della CEI
pc Luciano Moia
“Avvenire”
Gentile Monsignore,
sono il coordinatore in Italia del movimento “Noi Siamo Chiesa”.
Ho letto la sua intervista sull’Avvenire di domenica scorsa con le informazioni su quanto l’ufficio da Lei presieduto sta facendo per avviare un nuovo intervento della Chiesa per quanto riguarda la tutela dei minori.
Da anni ci occupiamo del problema e mi sento in dovere di esporLe alcune nostre considerazioni già contenuti in più testi leggibili sul nostro sito (<www.noisiamochiesa.org>) senza aver però avuto risposta da alcuna autorità ecclesiastica né possibilità di dialogo, peraltro sollecitato. Le allego l’ultimo con considerazioni sulle Linee Guida della CEI diffuse a fine giugno.
A noi sembra che gli interventi nel campo della prevenzione, formazione e comunicazione e per l’organizzazione delle strutture diocesane, di cui Lei parla nell’intervista, siano sicuramente un primo passo che indica buona volontà ma che siano carenti di prese di posizione che dovrebbero precederli in modo da renderli veramente credibili. Da tempo abbiamo indicato come necessarie alcune decisioni collettive dei vescovi che siano preliminari a qualsiasi altro intervento e che siano simili a quelle che sono state assunte da tempo da altri episcopati in situazioni analoghe e che il popolo cristiano ha il diritto e il dovere di chiedervi. Mai come in questo caso ci sembra di dover esercitare nei Vostri confronti una vera e propria “correzione fraterna”, ritenendoci, in modo del tutto informale, rappresentativi, non da soli, di un’opinione diffusa nel nostro mondo cattolico.
Pensiamo che voi vescovi dovreste riconoscere gli errori e i ritardi con cui avete affrontato il problema negli ultimi anni, dicendo in non pochi casi che in Italia la situazione era ben diversa da quella degli altri paesi; pensiamo che sia stato un peccato di supponenza quello di trascurare l’ascolto delle vittime e delle loro sofferenze preoccupandovi solo di evitare lo scandalo pubblico e il danno per la Chiesa; pensiamo che dobbiate riconoscere che la prassi di trasferire il prete pedofilo da una parrocchia ad un’altra (spesso sempre a contatto con minori) e di nasconderne od attenuarne le responsabilità presso le vittime ed i loro famigliari sia stata la norma in gran parte delle diocesi facendo prevalere le vostre eventuali procedure amministrative contro la giustizia penale e gli elementari diritti delle vittime; pensiamo che sia necessario un solenne atto penitenziale del massimo rilievo, anche mediatico, da parte vostra sul passato, come è stato fatto da altri episcopati. Le faccio presente che siamo davanti a un problema che riguarda dai diversi punti di vista solo la struttura ecclesiastica (sia per quanto riguarda il prete pedofilo che il vescovo che ha “protetto”) e mai riguarda qualche parte del popolo cristiano che non ha alcuna responsabilità e che, in questa vicenda, ha sopportato solo grandi sofferenze e grandi delusioni . Mentre il danno per l’evangelizzazione colpisce tutta intera la nostra Chiesa.
Pensiamo che il lamentarsi, come emerge dall’intervista, per i dati sulla pedofilia del clero ipotizzati dalla stampa e dal sito “l’Abuso”, sia inutile perché voi non avete fatto come i vescovi tedeschi che hanno preso l’iniziativa in prima persona di accertarsi dei fatti, usando di adeguate competenze esterne. Da anni ripetete di non conoscere le dimensioni del fenomeno ma, comunque, la cronaca riferisce non raramente di processi e condanne, che non hanno mai alle spalle una denuncia proveniente dalle diocesi. E le informazioni analitiche descritte dai giornali devono essere contraddette con contestazioni precise e senza la vostra frequente insofferenza che ha come retro pensiero che esse siano solo espressione di spirito antiecclesiale.
Adesso è aperta una possibilità , quella che traspare in modo un po’ enfatico dalle Sue parole nell’intervista , quella dell’attivazione delle strutture diocesane previste dalle Linee guida. Riguardano il futuro e siamo interessati a capire se e come funzioneranno. Pensiamo che esse debbano essere solo e soprattutto composte da laici, in particolare da donne e dotate di vera indipendenza. Conterà se i membri non saranno persone del circuito ecclesiastico ma esperti anche esterni alla vita della Chiesa. Di esse dovranno fare parte delle vittime, comunque esse dovranno essere ascoltate facendo loro superare la ritrosia di chi è stata a lungo invitato al silenzio o alla prudenza “per il bene della Chiesa”. Le Linee Guida non parlano di indenizzi, ci sembra una carenza grave. Perché? Essi sono stati previsti in situazioni analoghe e per importi significativi in altre chiese. L’accompagnamento delle vittime previsto dalle Linee guida cosa significa? Può dare vita a tentativi di tenere a bagnomaria la vittima o sarà fondato anzitutto sul riconoscimento del torto subìto e su un aiuto di tipo psicologico e spirituale fatto da persone all’altezza di un tale difficile compito? Cercheremo di sapere se l’obbligo morale di denunciare alle autorità civili il prete pedofilo, sempre disatteso in passato, non sarà eluso in futuro con qualche ragionamento giustificativo di “teologia morale” che è sempre possibile trovare.
Gentile Monsignore, spero che le nostre considerazioni possano servire, sono parole pesanti le nostre ma non possiamo fare diversamente. Ci sono stati troppi silenzi soprattutto nella nostra Chiesa italiana, solo i tentativi di papa Francesco hanno smosso le acque a partire dalla sua Lettera dell’agosto dell’anno scorso.
Siamo a disposizione, come in passato, per iniziare un dialogo concreto sperando che in futuro ci sia una svolta nell’ascolto!
Invio anche al Card. Bassetti e a Luciano Moia che l’ha intervistata.
Cordiali saluti e buon Natale di cuore
Vittorio Bellavite
Spero di avere un riscontro a questa mia ma non potrò evitare a tempo indefinito di non informare il nostro circuito “conciliare” di questo nostro intervento.
Roma, 13 dicembre 2019
Dal comunicato stampa del Consiglio Episcopale permanente del 20-22 gennaio 2020 diffuso il 23
Tutela dei minori e operatività del Servizio nazionale
A un anno dalla nascita del Servizio nazionale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nella Chiesa, il Consiglio Permanente si è soffermato sull’attività svolta in questi dodici mesi. In particolare si è evidenziato che, dopo l’approvazione in Assemblea Generale (maggio 2019) e la pubblicazione delle nuove Linee Guida della CEI (giugno 2019), sono stati compiuti passi rilevanti. Tra questi, si è sottolineata la costituzione per ogni Regione ecclesiastica di un “Servizio regionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”, con la nomina di un Vescovo incaricato per la Tutela dei Minori e di un Coordinatore regionale. Si sta inoltre avviando al completamento la rete dei Referenti diocesani o interdiocesani, sul territorio con la conseguente costituzione di un Servizio diocesano (o interdiocesano). Entro maggio verrà comunicata l’avvenuta attivazione di questo strumento alla Nunziatura, secondo le indicazioni del Motu Proprio Vos estis lux mundi. Nel mese di marzo sono inoltre in programma tre raduni nazionali (Roma, Milano e Napoli) per incontrare i Referenti diocesani e fornire indicazioni operative unitarie circa la messa in pratica delle Linee Guida e l’inizio del lavoro di prevenzione, affinché le prassi di questo organismo entrino in maniera omogenea nella pastorale ordinaria. Tutto questo si inserisce in un percorso di rinnovamento integrale che vede la partecipazione convinta e attiva di tutti i membri della Chiesa italiana e che si traduce in un cambiamento autentico di sguardo, a partire dall’ascolto e dall’accoglienza delle vittime, ora poste al centro. Intanto, il Servizio nazionale sta predisponendo strumenti operativi allegati alle Linee guida da utilizzare per l’informazione e la formazione (in vista della prevenzione) sia degli stessi Referenti diocesani, sia di tutti gli altri operatori pastorali.
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